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In Arno con il delfino

lunedì 6 Marzo 2017

In Arno con il delfino

PISA, 06 marzo 2017 – Chi è avvezzo a remare a Pisa sulle acque dell’Arno è abituato un po’ a tutto, negli anni ci si è allenati con il fiume in piena e con il fiume in secca, si è solcato l’Arno in periodi (fortunatamente lontani) di forte inquinamento delle acque tanto da abbreviare le uscite in barca; in passato si è remato guardando proprio dal fiume i danni che questo aveva causato alla città dopo importanti alluvioni e, perché no, si erano visti anche i delfini, ma non come sta accadendo in questi mesi.
Dal 31 dicembre infatti un ostinato “tursiope” (Tursiops truncatus) si è stabilito in un tratto specifico del fiume a poche centinaia di metri dalle sedi della Canottieri Giacomelli e della Canottieri Arno, tra il ponte della Via Aurelia e il ponte della Ferrovia alle porte della città, e non ha lasciato il suo campo di azione neppure con le due piene che l’Arno ha registrato in questi mesi.

Ormai è un’attrazione per grandi e piccini, per fotografi e amanti della natura che ogni giorno a centinaia si fermano sui lungarni per ammirarne la presenza fatta di costanti emersioni ed evoluzioni. Anche i canottieri e i canoisti pisani convivono ormai con questa situazione, attraversando quel tratto di fiume con cautela e curiosità cercando di arrecare il minimo disturbo sia con le barche che con i motoscafi degli allenatori così come convenuto con i molti biologi marini e studiosi dell’ARPAT (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) e dell’Osservatorio Toscano cetacei che stanno controllando tutte le mosse dello strano delfino, aiutati per l’avvicinamento proprio dagli stessi allenatori societari.
A causa delle due piene il bel delfino ora presenta però tracce di ferite ed escoriazioni tanto da indurre gli studiosi ad organizzare una complessa operazione per riportare l’ospite in mare aperto che dista però circa 12 chilometri. Per convincere il cetaceo saranno utilizzate barriere a ultrasuoni e barriere fisiche nel tentativo di accompagnarlo nel suo habitat più naturale e anche in questo caso gli operatori delle Società remiere pisane faranno la loro parte.

Simona Giuntini -Ufficio Stampa FIC Toscana-