MILANO,
11 aprile 2014 -
Oggi chi arriva a Piediluco al Centro di Preparazione Olimpica della Federazione
Italiana Canottaggio, inizialmente
Centro Nazionale Canottaggio di
Piediluco, trova strutture,
sistemazioni, accoglienza aperta ad ogni appassionato del remo, ma certamente
anche chi di canottaggio conosce poco potrà apprezzare l'ideale luogo per
sviluppare le grandi regate ormai nella storia, ma anche lo spazio per
accogliere chi dello sport remiero vuole conoscere qualcosa di più. Il
canottaggio come lo osserviamo oggi è nei ricordi più recenti dei praticanti,
anche se in anni lontani il lago di Piediluco fu sede di sporadiche competizioni
ed un primo campionato ufficiale di canottaggio nei valori “assoluti” lo si
ritrova nel 1981. Ed è agli anni “ottanta” dello scorso secolo (ma tutto sommato
sono appena sette lustri) che risale
l'apprezzamento della Federazione
canottaggio per questo lago, quando dopo la non felice conclusione dei Giochi
Olimpici di Monaco nel 1973 si verificò un forte ricambio alla guida, con Paolo
d'Aloja nuovo presidente. Uomo dalle forti idee e capace di radicali decisioni:
nel 1973 era in programma a Mosca l'ultima edizione dei Campionati d'Europa, che
poi sarebbero stati definitivamente soppiantati dai Mondiali, con cui sino
allora si alternavano nella programmazione tra una Olimpiade e l'altra. L'Italia
che ne era stata fautrice e nel 1893 al lago d'Orta (esattamente 140 anni prima)
tenne a battesimo la prima edizione, non partecipò: il giovane presidente
federale ritenne opportuno e doveroso da un lato rivedere la programmazione
economica, ma anche e con maggior preoccupazione quella tecnica.
Non è che questa rievocazione voglia richiamare tutta la storia del canottaggio
italiano, ma è proprio che da queste riflessioni, da considerazioni supportate
anche da una valutazione di programmi e opportunità offerte da apprezzati
tecnici europei che nel tempo venne a configurarsi il progetto Piediluco. Un
progetto che ovviamente portò a importanti risultati, ma attraversò anche
momenti di riflessione tra chi ne aveva la responsabilità. Ma la passione e
l'abnegazione di Paolo d'Aloja in questo senso diedero vigore alle incerte
spinte iniziali ed è grazie a lui ed ai suoi collaboratori più stretti se oggi
parlare di canottaggio nel cuore dell'Umbria non è più cosa azzardata. E da
quella prima dolorosa rinuncia del 1973 si mossero i valori che oggi riportano
il canottaggio italiano a posizioni di eccellenza. Quanti erano vicini a Paolo
in quegli anni, a qualsiasi funzione fossero preposti, ne percepivano sempre la
presenza, anche se al momento non era presente, ma soltanto l'operare
nell'ambito delle sue indicazioni dava certezza e tranquillità. Ed era anche il
periodo in cui nasceva la leggenda Abbagnale, ed anche ai Giochi olimpici di Los
Angeles nel 1984 fu loro vicino con passione ed affetto, applaudendo il loro
primo oro olimpico, non mancando di sorridere con soddisfazione, anche se nel
suo fisico stava crescendo quella sofferenza che nel giro di pochi mesi
l'avrebbe strappato alla famiglia e agli amici.
E a distanza di tanti anni, ma proprio in occasione del “Memorial” che a
Piediluco ne ricorda immagine e valori, ritengo importante rilanciare una
notazione apparsa ne Il Canottaggio
n. 10/1984 che riportava una affermazione di Franco Carraro, allora presidente
del CONI: alla domanda di Tito Stagno che nel numero di fine anno della
“Domenica Sportiva” su “quale impresa olimpica l'avesse maggiormente commosso”,
senza tentennamenti ha ricordato “quella dei fratelli Abbagnale nel due con
timoniere perché ad essa è legata la figura del Presidente della FIC Paolo d'Aloja
scomparso pochi giorni fa e protagonista della ricostruzione a tutti i livelli
del canottaggio italiano”, una affermazione che senza bisogno di altre
immagini ne descrive il grande valore, ma anche l'altrettanta dolorosa perdita
per il nostro sport. Ed assai apprezzata è arrivata la decisione di istituire un
evento su scala internazionale che ne richiamasse la memoria sia per i giovani
che non l'hanno conosciuto, ma anche per quanti dopo tanti anni, lo ricordano
ancora con rimpianto. Ed oggi l'evento è alla sua 28^ edizione, tra l'altro
anche con una partecipazione record che fa onore a quanti ne tengono vivo il
ricordo.
Ferruccio Calegari
giornalista sportivo e amico di Paolo