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Cesarini, talento da record

domenica 21 Luglio 2013

Cesarini, talento da record

di Stefano Lo Cicero Vaina
(La Gazzetta dello Sport – Milano & Lombardia)

MILANO, 21 luglio 2013 – Allenamenti estenuanti, in barca e a terra. Corsa, pesi, ginnastica. E poi venti, trenta chilometri al giorno a bordo del due senza, in mezzo al lago umbro di Piediluco, sede federale del canottaggio italiano, con un pensiero fisso in mente: i campionati del mondo junior di Trakai, in Lituania, e un occhio al calendario, il 7 agosto, giorno d’inizio delle regate. Perché è nel cuore dell’Europa dell’Est che Federica Cesarini, classe 1996, originaria di Cittiglio (Varese), tra poche settimane tenterà di realizzare l’ultimo pezzo di un sogno iniziato a Minsk, in Bielorussia, il 26 maggio scorso, quando per la prima volta in maglia azzurra ha vinto l’argento in “due senza” ai campionati europei. E lo ha fatto da protagonista, con i remi in pugno, e non più come timoniera. Sorprendendo chi la considerava brava solo a dare il ritmo e a tenere la direzione. Perché Federica, 1.64 per 54 chili, tra le giovani canottiere più medagliate d’Italia, sulla carta sarebbe troppo bassa ed esile per entrare nel canottaggio che conta. Invece ha dimostrato che in questo sport di giganti, a fare la differenza è la testa, prima del corpo. E lo ha fatto entrando nella storia, con un record senza precedenti, realizzato proprio agli Europei 2013: aver preso la medaglia prima come vogatrice e poi come timoniera della barca principe del canottaggio, l’otto con. Un risultato che fa di Cesarini un caso più unico che raro nel panorama remiero internazionale. Nessuno aveva mai vinto due medaglie così importanti, in ruoli tanto diversi, nella stessa manifestazione. Perché nel canottaggio, se sei basso e leggero fai il timoniere. Altrimenti aspiri a gareggiare da protagonista. «E invece, dopo tre medaglie tra Europei e Mondiali 2012 conquistate con in mano il timone, ho dimostrato che con la mia altezza si può entrare in Nazionale e vincere medaglie importanti anche da vogatori», spiega Cesarini. Lo sa bene la palermitana Serena Lo Bue, un’altra bassa eccellente da 1.68 (in una squadra, quella azzurra, dove l’altezza media delle donne supera l’1.75), che a Minsk era proprio dietro Federica, al secondo carrello del due senza. Una barca in cui la siciliana, 17 anni, tra il 2011 e il 2012 ha vinto tutto, Mondiali, Europei, campionati italiani junior e senior, in coppia con la sorella Giorgia, pure lei bassa per il canottaggio.

Adesso che Federica è a Piediluco, la Bielorussia resta solo un dolce ricordo. L’obiettivo è far bene ai Mondiali di Trakai, ancora nella specialità del “due senza”, dove stavolta non farà coppia con la Lo Bue. Conta solo che per la prima volta dall’inizio della sua carriera in azzurro, Federica non andrà come timoniera ma solo in veste di vogatrice, come ha sempre sognato. «Certo, non posso dire che mi dispiaccia timonare e sono sempre pronta a farlo», puntualizza. «So bene che un bravo timoniere può essere importante quanto un atleta che rema, perché non deve solo tenere dritta la direzione della barca, ma anche incitare chi rema, spronarlo quando in gara arriva la crisi, correggere gli errori. Insomma è come essere un allenatore in barca. Però, remare è diverso: dopo un po’ che sto al timone, mi viene voglia di vogare». E poco importa se le mani, a contatto con l’impugnatura per tre, quattro ore al giorno, si spaccano, sanguinano e poi s’induriscono protette dai calli. «Fanno parte dell’essere un canottiere: a me piacciono le mani callose, mentre alle mie compagne di classe fanno impressione», scherza Federica. Che da quando ha iniziato a fare canottaggio nel 2008, dopo alcuni anni di hockey, ha costruito alla Canottieri Gavirate la sua seconda famiglia. «Il mio ragazzo è un atleta, i miei amici pure», continua Cesarini. «Coltivare amicizie a scuola è più difficile perché mi alleno tutti i pomeriggi. Il sabato sera, anche d’estate, se loro escono e fanno tardi, non mi posso unire, altrimenti la domenica mattina è dura andare ad allenarsi». Ma va bene così. Perché, come Cesarini ha detto un anno fa alla sua allenatrice, l’ex olimpionica Paola Grizzetti: «Non voglio essere ricordata solo come una brava timoniera». E così sarà.

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