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Derby Roma-Lazio: la storia

giovedì 29 Marzo 2012

Derby Roma-Lazio: la storia

ROMA, 29 marzo 2012 – Domenica prossima ci sarà la 35° edizione del derby remiero Roma-Lazio. Enrico Tonali, storica penna romana del canottaggio italiano, ne è stato l’ideatore assieme a Gianfranco Perugini e in questo racconto, oltre a farci conoscere gli storici protagonisti, ci permette di cogliere tutto ciò che sta dietro questa sfida: l’attesa, la preparazione, la gara, la gioia, gli sfottò…

Eravamo in un tunnel, si camminava, si camminava ma di luce poca. Il presidente federale Paolo d’Aloja (nella foto al carrello numero 8 n.d.r.), fresco di secondo mandato, incitava tutti ad essere fiduciosi. L’anno prima però, nel 1977, ai Mondiali avevamo messo una sola barca in finale, ultima, e per le gare iridate 1978 in Nuova Zelanda si prevedeva una spedizione all’osso. Andarono il singolista Biondi (dodicesimo) e l’allenatore Vittorio Catavero che fece tutto lui: amministratore, dirigente, giornalista e capo della spedizione. Sul Tevere il canottaggio vivacchiava, qualche articolo ogni tanto nei giornali, i soci dei Circoli a fiume scendevano raramente.

Questo lo scenario quando con Gianfranco Perugini – socio storico e vulcanico del Canottieri Lazio – pensammo a una regata che attizzasse l’ambiente della Capitale. Anni prima, nel 1970, si era festeggiato il primo gennaio con una gara insolita, laziali e romanisti divisi su due otto fuoriscalmo per fede calcistica, tra i nomi più noti Emilio Trivini argento olimpico a Tokio 1964 e Gian Piero Galeazzi allora miglior skiffista tiberino. Con Gianfranco copiammo quella gara, lui alla Lazio io alla Roma organizzammo due otto, partenza da Ponte Milvio arrivo a Ripetta. Vinsero i biancocelesti che a prua avevano Paolo d’Aloja, i giallorossi rispolverarono “Bisteccone”.

La cosa funzionò abbastanza, Perugini stilò allora un regolamento capillare, era prevista pure una cena che i vincitori – obbligatoriamente entro una settima dal Derby – dovevano pagare agli sconfitti. Per intrigare la stampa fissammo la data al giorno stesso della partita di ritorno fra Roma e Lazio all’Olimpico e il via a mezzogiorno poco a monte di Ponte Duca d’Aosta.

Quelli che andavano allo stadio ci dovevano vedere per forza, l’ora era buona, quando la gente andava a prendere i “mejo posti” in curva. Fu un successo (per alcuni anni il risultato del Derby sul Tevere apparve sui maxi schermi dell’Olimpico prima della partita), elettrizzato da sfottò brucianti.

La Roma perse per tre anni di fila, nel 1980 mentre tagliava – ancora perdente – il traguardo davanti al Canottieri Lazio gli altoparlanti diffusero a tutto volume la marcia funebre. L’anno dopo i laziali chiesero un rinvio di data, i romanisti accettarono, quando la Lazio fu pronta la Roma non lo era e alla fine non si corse. Numericamente l’edizione – come accade per i Giochi Olimpici – fu mantenuta, per questo oggi siamo alla 35.a nonostante se ne siano disputate 26 (14 vinte dalla Lazio, 11 la Roma, nel 1998 non assegnata la vittoria per abbordaggio). Il resto non si sono tenute, per vari motivi, dalle ripicche fra Circoli alle piene, o il campo impraticabile per lavori.

Nel 1982 la Roma si era stufata di perdere e di andare a cena alla Lazio. L’allenatore Orlando Parmiggiani ci fece sudare sangue, solo sull’otto facemmo 42 uscite, si montava di sera alle sette, sul Tevere freddo e umidità si tagliavano col coltello. Finalmente vinsero i giallorossi, quando Perugini entrò nel ristorante della Roma per la cena si chiuse a riccio, si aspettava chissà quale scherzaccio. Ma lo sfottò assunse le dimensioni di un’elegante tartarughina d’argento, regalata ad ognuno dei laziali.

Intanto anche il canottaggio italiano aveva decollato e con Gianfranco eravamo pure riusciti a coinvolgere i soci, nella settimana del Derby nei due Circoli si parlava solo della sfida a fiume, era una gara di cui negli spogliatoi si questionava, entusiasti o avviliti. Avere in bacheca la grande coppa in argento sulla base in porfido rosso (all’epoca costò 4 milioni di lire pagate al gioielliere Bezzi di Piazza Cavour) su cui sono le targhette coi nomi dei vincitori divenne un must.

Perugini se ne andato il 17 aprile 2007 e le sue ceneri furono disperse nel Tevere, all’altezza di dove veniva messo il traguardo del Derby. Dodici giorni dopo la Roma lo tagliò per prima, per l’undicesima volta, nella 30.a edizione.


Enrico Tonali

Nella foto: La Lazio dopo la vittoria nel 1° Derby 1978 contro la Roma. Al n. 8 c’è Paolo d’Aloja

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