Almanacco / News

Effemeridi  1932: un intenso anno bisestile per il canottaggio italiano

domenica 11 Marzo 2012

Effemeridi  1932: un intenso anno bisestile per il canottaggio italiano

MILANO, 11 marzo 2012 A Los Angeles, ai Giochi Olimpici, l’Italia saliva sul podio d’argento col quattro con della Libertas di Capodistria (Bruno Parovel, Riccardo Divora, Giovanni Plazzer, Bruno Vattovaz, tim. Giovanni Scherl) e fu un argento molto sofferto che avrebbe potuto essere d’oro e fu un’attesa molto lunga per la decisione della giuria, che alla fine sancì la vittoria della Germania per 2 decimi di secondo sugli azzurri (“A spectacular finish saw the Germans win by a mere one foot”).
E d’argento fu l’otto dei Livornesi, con gli “Scarronzoni (*)” (Vittorio Cioni, Enrico Garzelli, Guglielmo Del Bimbo, Roberto Vestrini, Dino Barsotti, Renato Bracci, Mario Balleri, Renato Barbieri, tim. Cesare Milani) anche loro per 2 decimi di secondo, dagli Usa (The U.S. Team from University of California and the Italian Team staged a dramatic battle, which the Californians won by a foot with their very last stroke).
E bronzo fu il quattro senza dell’Aniene (Antonio Ghiardello, Francesco Cossu, Giliante Deste, Antonio Provenzani), preceduto da Gran Bretagna e Germania.

A Belgrado, agli europei l’Italia fece man bassa (sei equipaggi partecipanti e sei podi): oro della Lario nel singolo (Enrico Mariani), oro per Pullino di Isola d’Istria nel quattro con (Valerio Perentin, Nicolò Vittori, Francesco Chicco, Giovanni Delise, tim. Renato Petronio). E quattro argenti arricchirono la spedizione azzurra: la Pallanza nel due senza (Rino Galeazzi (**), Vittorio Lucchini), la Roggero di Lauria di Palermo nel due con (Gustavo Sorge, Angelo Sorge, tim. Lino Armando), la Ginnastica Triestina nel doppio (Livio Curto e Ettore Brosch) e la Intra nel quattro senza (Piero Lafleur, Giulio Berteletti, Giuseppe Livorno, Giovanni Monteggia).

La terza riunione preolimpica valorizza il lago di Massaciuccoli: sabato 13 febbraio (1932), (dopo le regate svoltesi sotto un tempo di “una ostilità esasperante, dopo un lungo periodo di vera primavera in pieno inverno”,) – riferiscono i giornali dell’epoca – alla sera i dirigenti della Federazione italiana canottaggio con i rappresentanti le varie società che avevano partecipato alla terza Preolimpica si riunivano nella sala maggiore della Azienda autonoma di cura di Viareggio. Il presidente della Unione Sportiva “Vezio Parducci” conte Achille Larussa portava ai presenti il saluto augurale degli sportivi viareggini dicendosi riconoscente alla Federazione per avere accordato al sodalizio viareggino l’onore di organizzare questa importante manifestazione. Dopo di lui prendeva la parola il conte Goretto Goretti, presidente sezionale della Toscana che ringraziava per la gentile ospitalità della Perla Tirrenica. Il vice presidente della Federazione gr. uff. Mario A. Rossi ha esaltato lo spirito di sacrificio dei canottieri italiani che mantenendosi ancora nel campo dilettantistico sanno dare alla Nazione grandi soddisfazioni. Ha illustrato poi gli scopi della terza preolimpica incitando i presenti a perseverare nei loro sforzi onde presentarsi alle future Olimpiadi nelle migliori condizioni.
Alla fine – come ricorda Camillo Baglioni sulla Gazzetta dello Sport – “Mercè la buona volontà dei vogatori, degli organizzatori e dei dirigenti, la terza regata preolimpionica ha potuto avere il suo svolgimento sul campo di fortuna di Punta Grande, il canale scavato nella palude torbiera, dove si erano già disputate le prove del double e dell’otto”. Ma correttamente sottolinea anche l’impegno della fondamentale componente organizzativo-gestionale di questa importante manifestazione: “Alla direzione delle regate hanno oggi provveduto il conte Goretto Goretti presidente della sezione toscana della Federazione di Canottaggio, assistito dal segretario signor Bianda, il conte Costa di Napoli quale giudice arbitro, il conte Ca’ Zorzi di Venezia giudice di arrivo e il signor Egidio Tagliabue di Milano starter. Il signor Dominici della “Parducci” è stato ancora una volta il benemerito infaticabile organizzatore che ha trovato modo di rendere possibili le regate a qualunque costo”.

E dopo 80 anni arriveremo in metrò all’Idroscalo: è di questi giorni la notizia dello sblocco finanziario che consentirà l’avvio della prima tranche dei lavori tra l’aeroporto di Linate e il centro di Milano auspice “Expo 2015” della nuova linea 4 “Blu”. Ma l’intera linea, che collegherà la zona della Barona e San Cristoforo al nord-est di Milano, dall’aeroporto dovrebbe poi proseguire verso Pioltello con una fermata intermedia tra la zona di Milano San Felice e l’Idroscalo. Mai dire mai, sussurra un vecchio detto, ma neppure esserne troppo certi, perché col passare degli anni i progetti rischiano mille varianti. Infatti sulla Gazzetta dello Sport dell’ 1 aprile 1932 appariva questa importante notizia: “I VOGATORI MILANESI IN ALLENAMENTO ALL’IDROSCALO DI LAMBRATE: l’asciutta dei navigli ha costretto i vogatori milanesi a chiedere ospitalità all’idroscalo milanese dove proseguono sempre i lavori di scavo e di sistemazione che dovranno farne il più bel bacino artificiale per l’idroaviazione ed un campo ideale per regate e allenamenti dei rematori. La dislocazione dalla Città al bacino non è per ora molto comoda né svelta, ma lo diverrà certamente appena terminati i lavori della ampia strada che da corso 22 marzo porta direttamente al centro dell’idroscalo e sulla quale correrà poi la linea tramviaria già stabilita dal Comune di Milano”.
E così dopo 80 anni potrebbe avverarsi quell’auspicio di collegamento su rotaia dalla grande Milano che cresceva e che nel 1923 aveva inglobato il territorio comunale di Lambrate, che attraverso la zona Ortica si estendeva verso l’attuale zona aeroportuale, ma all’inizio degli anni trenta veniva spontaneo definire il nuovo bacino nel ricordo della vecchia autonomia municipale, ossia Idroscalo di Lambrate. Ma il desiderio di potersi recare in tram all’Idroscalo rimase un sogno. Poi vennero gli autobus, poi venne il grande traffico automobilistico con gli intasamenti conseguenti, ma ora, per i futuri canottieri, si prospetta una metropolitana leggera ad automazione integrale. Chissà!

E anche Mandello era nel circuito delle regate lombarde: pur se i traguardi più immediati della Canottieri Moto Guzzi restano finalizzati alla partecipazione agonistica sui vari campi di regata nazionali e internazionali, il presidente Livio Micheli auspicando la più veloce conclusione di certe incombenze per il completo avvio della sede bis del sodalizio dell’Aquila dorata, non nasconde l’ambizioso desiderio di poter tornare sul lago anche con manifestazioni organizzate proprio a
Mandello, magari con impostazioni diverse da un tempo ma con la finalità di richiamare sempre l’attenzione dei giovani allo sport del canottaggio che tanto sviluppo ebbe nella cittadina lariana. E nel lontano 1932, dopo 3 anni dalla fondazione, ecco la giovane Canottieri Moto Guzzi aperta ai confronti sulle acque di casa. La Gazzetta dello Sport dell’ 1 aprile riporta questa notizia: Le regate di Mandello – Domani si chiudono le iscrizioni: Mandello del Lario, 31 – Alla nostra Società Canottieri Moto Guzzi fervono i lavori per preparare la manifestazione remiera del 10 aprile con la quale si aprirà la stagione lombarda delle regate. La Canottieri oltre a desiderare vivamente un largo intervento degli equipaggi delle società consorelle della sezione lombarda della R.F.I.C. che la confortino nel suo lavoro di propaganda presso la gioventù del Lago sta preparando anche i suoi rematori al maggior numero di gare”.
La Canottieri Moto Guzzi fondata nel 1929 e subito affiliata alla Federazione Lariana Canottaggio a sedile fisso, dopo due anni nel 1931 era approdata al canottaggio a sedile scorrevole e sin dalle prime gare dava il senso dell’impegno e della volontà di affermazione e nel 1932 ai campionati italiani a Stresa, il 26 giugno Valente Gilardoni conquistava il suo primo titolo nazionale nel campionato juniores del singolo.

La Canottieri Bucintoro di Venezia, oggi una delle più antiche e gloriose società remiere italiane compie 130 anni. E nel 1932, al 50° compleanno, realizzò imponenti celebrazioni, che sul finire di settembre fecero convergere sul sodalizio tanta attenzione e affetto dal mondo sportivo nazionale. La Gazzetta dello Sport del 28 settembre ricordava così gli avvenimenti:
La Bucintoro festeggia il suo glorioso cinquantenario
“Con una suggestiva cerimonia svoltasi alla presenza del Duca di Genova la R. Canottieri Bucintoro ha domenica festeggiato il cinquantesimo anniversario della sua fondazione. Una folla di autorità e di invitati con la motonave ‘Brioni’ si sono recati all’ingresso del porto ove, dopo la benedizione del Vescovo ausiliario Jerenich, è stata buttata in mare una corono d’alloro in memoria dei 25 canottieri caduti in guerra. Il presidente dott. Calzavara ha porto il ringraziamento della Bucintoro a S.A.R. il Duca di Genova patrono della fausta ricorrenza ricordando che la prima vittoria dei “Solazzieri della Bucintoro” si fregia dell’ambita coppa donata da S.A.R. la Duchessa di Genova, e alle autorità convenute alla cerimonia che per la Bucintoro deve segnare il risorgere di antiche tradizioni. ….. La “società dei solazzieri” così si chiamavano allora i canottieri, vinceva la sua prima regata nazionale nel maggio 1884 a Torino con l’equipaggio di Veneta
formato da Molin, Vianello, De Rossi e Cibin … Nel 1906 i vogatori dalla maglia rossa, vinta a Roma la prova di selezione, partecipavano alle regate olimpiche di Atene, dove Bruna, Poli, Fontanella e Zardinoni, timoniere Cesana, vincevano la gara di jole a 4 dopo strenua lotta battendo per 15 secondi i più forti campioni della Francia, del Belgio, della Svizzera, della Grecia, della Danimarca e dell’America. … Mezzo secolo di vita che ha visto tante gloriose vicende, ma ha visto anche sorgere e svilupparsi nuovi sports che hanno distolto non pochi giovani da quello del remo, sport che dovrebbe essere invece principalissima attività dei veneziani. In questo ramo Venezia dovrebbe essere sempre la Serenissima, sempre la Dominante”.
Nell’occasione si disputarono molte competizioni a remi, specie su barche alla veneta, e in numerose gare furono protagoniste le fiere vogatrici della laguna (le illustrazioni sono apparse ne “Il Gazzettino Illustrato” del 25 settembre 1932).


Ferruccio Calegari


(*) Il nome “Scarronzoni” deriva dalla prima regata a cui partecipò l’otto dell’Unione Canottieri Livornesi. A Massaciuccoli, per i campionati toscani, i movimenti dell’equipaggio (in gran parte abituato al canottaggio a sedile fisso) erano sgraziati e non eleganti. La barca scarrocciava, appunto, come si dice in termine marinaresco. Chi li vide remare li chiamò “Scarronzoni”. Il nome è poi rimasto a tutti gli equipaggi che l’Unione, negli anni, ha presentato fino al 1948.
(**) Rino Galeazzi, il papà di Giampiero.