ROMA,
04 luglio 2012 -
Un anno duro, un anno
importanza. Lungo la strada della
perseveranza, traendo beneficio dal
contatto con i compagni di squadra
più esperti e, con umiltà e
desiderio di apprendere, salendo la
scala della soddisfazione un gradino
alla volta. Guido Gravina,
ventenne canottiere della Reale
Società Canottieri Cerea e studente
di Economia Aziendale, è atleta con
la testa sulle spalle. La maglia
azzurra ai Mondiali Under 23, nella
specialità del quattro senza Pesi
Leggeri, è un punto di partenza, non
d'arrivo. In precedenza, due
partecipazioni alla Coupe de la
Jeunesse con due ori e due argenti,
equamente distribuiti, nell'otto e
nel quattro senza. Successi
conquistati, nelle medesime barche,
anche al secondo Meeting Nazionale
di Varese.
Guido, è vero che i consigli
delle nonne vanno sempre seguiti?
"Già è stata proprio lei a
portarti alla Cerea quando avevo 14
anni. Sosteneva che il canottaggio
facesse molto bene al fisico ed
effettivamente, grazie a nonna, ho
trovato lo sport che fa per me dopo
aver giocato a calcio e corso. Ci
tengo a precisare che anche adesso,
quando ho tempo, vado a correre,
specialmente in montagna".
Cosa ti ha insegnato, sinora,
questa disciplina?
"E' uno degli sport più completi,
ti insegna a esser umili e, come
poche altre discipline, è una scuola
di vita".
Prime gare?
"Un disastro, ti prego non
ricordiamole. Addirittura, una
volta, quelli della batteria dopo
riuscirono quasi a riprendermi...".
Con
il passare del tempo le cose sono
cambiate...
"Si e devo dire che quest'anno mi
ha regalato grandi soddisfazioni pur
essendo stato anche il più duro. A
novembre è andata bene il Silver
Skiff, poi il due senza con Filippo
Rossi. Prima gara buona a Varese
,poi però c'è stato un calando di
prestazioni dovuto al fatto che ho
subito un'operazione al dito. Venti
giorni di sola corsa, poi il ritorno
in barca ed è stato poi Filippo ad
avere un problema fisico. Sembrava
dovessi avere la sfortuna dalla mia,
poi però ai raduni abbiamo provato
diversi quattro senza e sono
riuscito a meritarmi un posto. Con
le vittorie in quattro senza ed otto
a Varese, grazie anche a un campione
come Matteo Pinca, sono riuscito a
mettermi in evidenza e bene sono
andati i successivi raduni".
Reale Società Canottieri
Cerea: cosa significa per te?
"Ho trovato persone fantastiche
ed anche ora sono circondato da
grandi compagni. Ringrazio tutti
quanti, in particolare i miei
allenatori: Paolo Braida, che oltre
alla tecnica mi ha insegnato a
crescere come atleta, Andrea Loiurio
e Federico Vitale, mio primo
allenatore".
In tre aggettivi?
"Storica, poiché fondata nel 1863
e dichiarata Reale dal Re Vittorio
Emanuele III nel 1925, compatta ed
elettrica, perché quando vi entri
sembra quasi di esser rapiti e di
entrare in un altro mondo!".
E Torino?
"Città fantastica per un giovane,
tutti la conoscono come chiusa e
grigia ma dopo le Olimpiadi del 2006
è stata rivoluzionata. Divertimento,
buone Università e un fiume stupendo
per remare, con montagne e mare ad
un passo".
I tuoi hobby?
"Stare con gli amici, la
corsa,quando riesco fuggo in
collina, il cibo, quello torinese in
primis, ed in generale sono un
patito di tutti gli sport".
Se ti dico Trakai?
"Paesaggi stupendi e,
soprattutto, belle ragazze. Ma,
prima di tutto, concentrazione
puntando al miglior risultato
possibile insieme a Matteo, Alin e
Gianluca".
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