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Ricordo di Vittorio Caputo

mercoledì 14 Dicembre 2011

Ricordo di Vittorio Caputo

ROMA, 14 dicembre 2011 E’ stato un grande vogatore, uno dei migliori che abbia difeso i colori azzurri sui bacini di tutto il mondo. Vittorio Caputo remava fra le carte, le telefonate, gli incontri che per lui erano sempre di lavoro, perché la sua giornata tipo iniziava parlando di canottaggio e si chiudeva con quell’ultimo sassolino da togliere dalla scarpa di qualche atleta che era ricorso a lui per un aiuto. Nella sua stanza a Viale Tiziano 70 si tagliavano col coltello il fumo delle sigarette fedeli compagne di vita e la tela di Penelope delle mille questioni da risolvere, via una dentro l’altra.

Era nato il 23 agosto 1941 con la Sicilia nel cuore, la sua vera patria, ed aveva regolarmente servito il Paese in Marina Militare. Anzi fu con indosso la bianca divisa da marò che conobbe il canottaggio, tramite il ragionier Luigi Bonati di La Spezia, meglio noto come Giggi l’avvocato. Fu lui, socio storico del Circolo Canottieri Lazio a Roma (lo stesso di Paolo d’Aloja) a traghettare Vittorio da Marisport agli uffici federali di Viale Tiziano nel 1971, dove due anni più tardi – il 17 febbraio 1973 – arrivò, come neo-presidente, d’Aloja che aveva vinto a Firenze le elezioni con la lista “Rinnovamento”.

Tra le tanto novità che il dirigente romano mise sul tavolo della Federcanottaggio per far ripartire lo sport del remo (sfasciatosi sugli scogli dei Giochi Olimpici di Monaco 1972, i peggiori di tutta la storia delle barche azzurre) ci fu una nuova segreteria, alla quale giunse – per concorso – Vittorio Caputo, il quale nel 1975 subentrò all’incerto reggente Renato Impiccini. D’Aloja aveva bisogno di un uomo di totale fiducia ed efficienza, e la scelta dell’ex-marinaretto si rivelò azzeccata.

Furono dieci anni rivoluzionari, culminati con la creazione del Centro Federale di Piediluco nel 1980 e l’esplosione dei fratelli Abbagnale nel 1981, e la conquista dell’oro olimpico 1984 a Los Angeles, sedici anni dopo quello 1968 di Baran e Sambo.

Scomparso in quello stesso 1984 d’Aloja e subentrato alla guida della FIC il suo vicepresidente Gian Antonio Romanini, Caputo divenne ancor più il braccio operativo della Federazione. La stanza dei bottoni della Segreteria, coadiuvata da uno staff di prim’ordine, fu il motore di successi mai raggiunti prima dal remo azzurro con la doppia medaglia d’oro olimpica di Seul 1988. La carriera di Caputo si concluse nel 1999, alla vigilia dei Giochi Olimpici di Sydney 2000, pure questi grondanti medaglie d’oro, argento e bronzo ed un quarto posto nell’otto.

Dopo cinque Olimpiadi Vittorio si ritirò nell’amata Sicilia a dirigere un’attività turistica nelle terre del Gattopardo, il coraggioso felino che ben avrebbe figurato nel suo blasone. E’ scomparso a Roma domenica 11 dicembre 2011. Ai funerali, uscendo dalla Chiesa, il suo feretro è passato sotto due remi dalle pale tricolori retti dai più grandi vogatori italiani di tutti in tempi, Giuseppe e Carmine Abbagnale.

Enrico Tonali

Nella foto: Vittorio Caputo durante una premiazione insieme al Colonnello Gaetano Bellantuono ed ai vogatori delle Fiamme Gialle Luca Cavallini (a sx) e Riccardo Dei Rossi.