di Claudio Tranquilli
Il
quattro senza pesi leggeri vola verso la finale di domenica
mentre il prodiere Jiri Vlcek ci racconta l'avventura della
sua vita. Il 29enne Jiri Vlcek nasce nel maggio del '78 a
Mlada Boleslav, cittadina a 40 km da Praga. Appena 11enne
raggiunge l'Italia dopo essere fuggito con la famiglia, sul
finire della primavera del 1989, dal regime comunista
dell'ex Cecoslovacchia. "Ero poco pi� di un bambino
quando mio padre decise di fuggire dalla
Cecoslovacchia per cercare di dare un futuro migliore
alla sua famiglia - dice Jiri che preferisce farsi
chiamare, per una pronuncia migliore, semplicemente Jirka -
Mio padre non sapeva ancora che di l� a pochi mesi
sarebbero crollati sia il regime comunista dell'ex blocco
dell'Est europeo che il muro di Berlino". La famiglia di
Jiri raggiunta l'Italia si stabilisce per due anni a Milano
ed in seguito si sposta sul Lago d'Orta dove il padre trova
lavoro come custode di una villa. "Sono stati anni
veramente difficili per me perch� non riuscivo ad integrarmi
con i compagni di scuola e la stessa cosa mi accadeva con i
miei coetanei fuori dell'ambito scolastico. Pensavo che la
societ� italiana non mi accettasse e, esclusi alcuni amici
che la pensavano come me, non riuscivo ad allargare la mia
cerchia di conoscenze". Il canottaggio per Jiri arriva
nel 1992 quando una vicina di casa, che faceva canottaggio,
gli propose di salire in barca. "Era il 1993 quando
decisi di tesserarmi per la Canottieri Lago d'Orta di Don
Angelo Villa. Mi rendevo conto per� che l'Italia mi stava
stretta e volevo andare via perci� nel 1997 decisi di
ritornare nella Repubblica Ceca. Con un motorino di 50cc
attraversai le Alpi fino ad arrivare nella mia Nazione.
Fu
un viaggio che mi cambi� la vita perch� in quell'occasione
capii che cercavo nuovi orizzonti ed ero nato per viaggiare.
Al ritorno in Italia iniziai a lavorare come elettricista
per mettere da parte i soldi che mi sarebbero serviti per
raggiungere nel 2000 l'Australia. Il mio obiettivo era
quello di vedere le Olimpiadi e rimanere a vivere in quella
terra. Nel frattempo vinsi nel 1999 il titolo italiano nel
doppio con Basalini". Per Jiri Vlcek iniziano i dubbi
perch� anche nello sport, non essendo cittadino italiano,
quello che poteva ottenere in Italia lo aveva gi� ottenuto.
Ma non era tutto, qualcosa di importante stava per
cambiargli ulteriormente la vita e lui ancora non lo sapeva:
"Vivere nel mio Paese d'origine equivaleva ad essere
ateo, quindi nel 2000 mi avvicinai per curiosit� al buddismo
e da quel momento iniziai un viaggio introspettivo. Un
viaggio dentro di me che mi fece capire che non erano gli
altri che sfuggivano da me ma ero io che fuggivo da me
stesso impedendomi di socializzare con gli altri. Dal
momento in cui ho abbracciato il buddismo ho anche deciso,
nel 2001, di chiedere la cittadinanza italiana". Ma la
burocrazia � sempre lenta e la cittadinanza arriva solo nel
2004. Nel frattempo gareggia con la nazionale Ceca e sfiora
la qualificazione olimpica per i Giochi di Atene 2004.
Sempre pi� deciso a cambiare la sua vita lascia il lavoro di
elettricista, ottiene l'agognata cittadinanza, inizia a
frequentare Michela, tuttora la sua 'morosa', e nel 2005 si
tessera per il Gavirate dove incontra Giovanni Calabrese che
lo prepara tecnicamente e, sempre lo stesso anno, vince
prima il titolo mondiale nell'otto pesi leggeri e poi il
titolo italiano. Nel 2006 si ripete a Eton e dedica il
titolo iridato alla madre Marcella. "Nel 2001 mi ero
prefissato di raggiungere l'obiettivo olimpico, fallito nel
2004, ed ora ci riprovo per Pechino 2008. Tutti questi
cambiamenti avvenuti nella mia vita li devo anche alla mia
fede che mi ha dato forza e continua costantemente a
sostenermi. Mi dispiace solo per il mio compagno di barca
- � in camera con Bruno Mascarenhas - che deve sopportare
le mie preghiere
(Jiri
ogni mattina prega per circa mezz'ora, a volte anche per pi�
di un'ora, pronunciando incessantemente la frase 'nam myo ho
renge kyo' letteralmente tradotta in 'dedicare la propria
vita alla legge mistica'). La cosa per� non gli pesa. Per
quanto riguarda la mia vita, sono consapevole di essere in
un momento positivo e pieno di energia e ne sono felice.
Come sono felice di essere su questa barca, che ritengo la
pi� multietnica d'Italia (Mascarenhas �
italo/portoghese, Catello e Amitrano napoletani di
Castellammare di Stabia e Vlcek italo/ceco) e remo nella
convinzione che domenica faremo una gara eccellente in grado
di soddisfare le aspettative di tutti". |