L'Italia a Monaco, oltre a quella assoluta e pesi leggeri,
ha presentato anche una formazione di atleti della categoria
Adaptive seguita dalla responsabile Paola Grizzetti,
dai tecnici Giovanni Calabrese e Renzo Sambo e
dal medico federale Piero Poli. Quattro persone,
impegnate anima e corpo nel progetto Adaptive, che oltre a
perseguire l'obiettivo di far decollare anche in Italia
l'ambizioso progetto del canottaggio per diversamente abili,
promuovendone cultura e filosofia di vita, condividono anche
la caratteristica di aver partecipato tutti ad almeno
un'edizione olimpica. Durante una lunga conversazione avuta
con loro � emersa un'intervista che proponiamo interamente.
PAOLA GRIZZETTI - SESTA CLASSIFICATA NEL 1984 IN "QUATTRO
DI COPPIA" AI GIOCHI DI LOS ANGELES
Paola,
com'� la vita insieme a Giovanni?
Siamo una famiglia unita e stiamo bene insieme.
Abbiamo tre figli, Valentina, Veronica e la piccola Vittoria
di due anni e mezzo, tutte e tre con l'iniziale del none
uguale un po' per caso e un po' voluto.
Cosa ricordi della tua Olimpiade?
Ricordo tutto come se fosse ora e quando ci penso mi
vengono ancora i brividi, mi sembra di sentire ancora
l'adrenalina prima della gara. Pensa, fu l'ultimo anno in
cui il quattro di coppia aveva il timoniere e le gare si
facevano su 1000 metri.
Come nasce il tuo interesse per gli Adaptive?
Nel 1999 mi sono interessata a questo settore e poi
un poco alla volta sono arrivata, tra mille difficolt�, a
presentare al mondiale del 2003 i primi equipaggi. In
seguito ho visto che la Federazione ha creduto nel progetto
ed allora Renzo ed io abbiamo iniziato a formare una squadra
che dal 2003 sta partecipando ai vari mondiali anche con un
discreto successo. Ora sono affiancata anche da Piero Poli,
che ha la qualifica di classificatore come me, e da Giovanni
che segue il settore come tecnico. Il Direttore Tecnico
Andrea Coppola ci segue da vicino e ci sostiene, il resto lo
fa la passione di questo gruppo di lavoro e gli stimoli che
ci arrivano da questi splendidi atleti.
Paola, come vedi il settore femminile in Italia?
Abbiamo un buon numero di ragazze e sono convinta che
possono fare ancora di pi�. La Federazione dovrebbe
staccarle dalla squadra maschile e pensare programmi di
lavoro apposta per loro in maniera che loro stesse si
sentano gruppo e parte di un gruppo pi� grande. Sono
convinta che nel prossimo futuro da queste stesse atlete
potrebbero arrivare gli input giusti per far si che la FIC
prenda questa decisione.
RENZO SAMBO - CAMPIONE OLIMPICO NEL 1968 IN "DUE CON" AI
GIOCHI DI CITT� DEL MESSICO
Renzo,
raccontaci com'� nata l'idea di formare anche in Italia la
squadra Adaptive.
E' stata la forza di volont� di Paola a far s� che
questo movimento prendesse piede anche in Italia. Oggi
abbiamo un gruppo davvero competitivo che � presente qui a
Monaco. In Societ� poi seguo esclusivamente gli atleti
Adaptive e quest'impegno assorbe tutte le mie energie.
Com'� cambiato il canottaggio, se � cambiato, dagli
anni '60 ad oggi?
Il canottaggio � sempre quello ma la tecnica di voga
� diversa. Non vi sono pi� i grandi distacchi dei miei tempi
e quasi tutti fanno fermare il cronometro allo stesso punto
e solo pochi centesimi dividono l'uno dall'altro. Sono
cambiate anche le barche che vengono utilizzate ed i
materiali con cui vengono costruite, che sono avveniristici.
Renzo, cosa ricordi della gara olimpica di Messico '68
in cui hai vinto l'oro? Quella medaglia ti ha cambiato in
qualche modo la vita?
Una gara impossibile da dimenticare. Ricordo tutto
come allora, � stata un'emozione grande anche perch� ci
siamo arrivati dopo tanto lavoro. Con la vittoria della
medaglia d'oro la mia vita non � cambiata per nulla e tutto
intorno a me � rimasto uguale.
PIERO POLI - CAMPIONE OLIMPICO NEL 1988 IN "QUATTRO DI
COPPIA" AI GIOCHI DI SEOUL
Piero,
hai notato differenze tra il canottaggio anni '80 e quello
del terzo millennio?
Non vedo grandi cambiamenti da quando remavo io.
Certamente c'� pi� tecnologia nella costruzione di remi e
barche, le metodologie d'allenamento sono cambiate,
l'aspetto sanitario � pi� seguito e gli atleti sono pi�
attenti a quello che gli accade intorno. In estrema sintesi
per� il canottaggio � rimasto sempre lo stesso.
Cosa ricordi della tua Olimpiade?
La grande soddisfazione per essere salito sul podio
per ricevere l'oro olimpico, un sogno realizzato. Un ricordo
che non mi abbandoner� mai come non mi abbandoner� mai il
legame d'amicizia che ha sempre contraddistinto il mio
equipaggio. Anche se ci troviamo dopo tanti anni siamo
sempre uniti e felici di ritrovarci.
Da medico segui la squadra Adaptive, qual � la
particolarit� di questo gruppo?
E' veramente un gruppo affiatato, tutti si aiutano e
fra loro c'� tanta amicizia. Da loro ho imparato molto, ho
imparato a dare valore ad altri aspetti della vita che molte
volte passano in secondo piano. Mi sento di dire che dopo il
mio incidente mi sento un po' Adaptive anche io e quindi pi�
vicino al loro modo di essere. Questo � un settore che deve
crescere ancora e sono convinto che sapr� farlo con l'aiuto
di tutti e l'entusiasmo di Paola, Renzo e Giovanni.
GIOVANNI CALABRESE - MEDAGLIA DI BRONZO NEL 2000 IN
"DOPPIO" AI GIOCHI DI SYDNEY
Giovanni,
che ci fa un siciliano trapiantato in Lombardia?
Ci vivo e ci lavoro e poi pur essendo siciliano non
mi manca la mia terra, mi manca invece la mia famiglia. Non
mi manca la Sicilia proprio perch� sono andato via quando
avevo appena dieci anni e poi con il canottaggio mi sono
spostato in continuazione, quindi mi sento pi� cittadino del
mondo che della Sicilia che comunque amo. A Varese ho messo
su famiglia, stanno crescendo le mie tre figlie e con mia
moglie dedichiamo gran parte del nostro tempo al canottaggio
ed al settore Adaptive.
Ecco, parliamo di Adaptive: tu che sei stato un grande
campione del remo italiano, quali sono le motivazioni che ti
spingono ad occuparti di questo settore e cosa ricevi da
loro in cambio?
Il canottaggio � tutto per me, vita, famiglia, figli
e affetti. Mancava l'Adaptive ed ora mi sento davvero
completo. Questi atleti sono fantastici, da loro ricevo
molto di pi� di quello che io riesco a dare loro ed ogni
giorno mi arricchiscono sempre di pi�.
Come riesci a conciliare la tua vita privata con
l'attivit� di tecnico di canottaggio?
La mia vita privata coincide con la mia vita
familiare: alleno insieme a Paola il Gavirate e seguiamo il
gruppo di agonisti ed il gruppo di Adaptive per cui il
lavoro ci lega indissolubilmente, in particolare gli
Adaptive ci coinvolgono da oltre cinque anni, quando
iniziammo con un gruppo di 30 disabili. Quando siamo in
casa, il canottaggio ci rimane intorno perch� due delle mie
figlie, Valentina di 17enne e Veronica dodicenne, praticano
canottaggio quindi se non parliamo di lavoro parliamo
sicuramente della scuola, delle cose di tutti i giorni, ma
alla fine inevitabilmente si finisce per parlare di
canottaggio.
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