CRISTINA ROMITI: DALLA BARCA “ROSA” ALLA BARCA “IRIDATA”

Cristina RomitiMi sono avvicinata al canottaggio quando mio padre ha avuto un incidente. Odiando gli ospedali, ha deciso di fare canottaggio come riabilitazione. Così a nove anni ho cominciato a remare anch’io con la mia prima bellissima barca rosa!”. Così, Cristina Romiti, in veste di spettatrice alla seconda prova del Campionato Italiano di Gran Fondo, parla del suo esordio nel mondo remiero. E si appresta ad aggiungere: “Da quel momento in poi, questo sport mi ha dato tante soddisfazioni, soprattutto di carattere personale. Basti pensare che le mie prime due medaglie mondiali, le ho vinte con la mia migliore amica, Lavinia Tinelli. Eravamo già amiche di vecchia data, ma la passione per questa disciplina ha rafforzato ancora di più la nostra amicizia.
Lavinia tuttavia, non rimane l’unica persona con la quale Cristina ha stretto un forte legame in questi anni. “Per preparare un mondiale”, dice, “occorrono almeno due mesi di allenamenti intensi, ed è quindi inevitabile che ci si affezioni alle altre ragazze che si preparano, soffrono e gioiscono con te.”
Oltre alle amicizie, le abbiamo chiesto quale fosse il suo ricordo più bello legato al canottaggio, e, a questo punto, Cristina s’illumina con un grande sorriso e racconta, quasi con l’aria da bimba dispettosa: “ Il mio ricordo più bello è legato ai mondiali di Banyoles nel 2004. Eravamo terze, e quando ad un certo punto ho visto il mio scalmo superare quello della tedesca, la quale nel frattempo mi guardava con una faccia di chi sapeva ormai di aver perso, sono esplosa di gioia. Nonostante sia arrivata seconda, in quel momento mi sono sentita la più forte del mondo”.
Per finire, non ci è rimasto altro che farci descrivere le sensazioni che si provano ad essere una campionessa, considerando il fatto, che la scorsa estate, Cristina, assieme ad Anita Pinto, Carlotta Baratto e Anna Bonciani, ha conquistato in Scozia il titolo mondiale con il quattro senza, nella categoria under 23: “Sicuramente è un’emozione senza paragoni. L’avevo attesa tanto questa vittoria. Nei tre anni precedenti ero già salita sul podio, ma mi mancava proprio la medaglia d’oro, il massimo che si possa desiderare. Ci siamo impegnate tantissimo, soprattutto dal punto di vista tecnico, poiché essendo italiane, eravamo molto più piccole fisicamente rispetto alle atlete di altre nazioni. Ad esempio in Ungheria, Ucraina o Romania, possiamo trovare donne da 1,90 m di altezza per 90 kg di peso. In realtà però la nostra fisicità ci ha agevolate, perché avevamo il vento a favore, ed essendo piccole e leggere, per noi questo è stato un gran regalo. Quindi, è come ‘confrontarsi con il mondo’ anche a livello fisico.
Come dire, un bel salto di qualità quello dalla barca “rosa” alla barca “iridata”!

Tiziana Pagano
Ufficio Stampa comitato regionale Lazio FIC
   
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