Pubblichiamo il contributo e le immagini che ci ha inviato
Fulvio Strain, atleta della Societ� Nautica Pullino, per
l'occasione imbarcato sul "misto" della Canottieri Varese
nella travagliata 75� edizione della Head of the River Race.
Quando scegliamo uno sport impegnativo non sempre lo
facciamo con cognizione di causa, ma a volte seguiamo
l'istinto per il solo fatto che ci piace e per il gusto che
si prova nel praticarlo.
Questo � uno dei motivi che spinge molti di noi alla pratica
del canottaggio, sport completo, sano, duro ed ovviamente
praticato a contatto diretto con la natura. Ed � stata
proprio quest'ultima a metterci lo zampino sabato
pomeriggio, rendendo il fiume Tamigi un percorso adatto pi�
alla disciplina della canoa fluviale piuttosto che ad una
gara per imbarcazioni a otto di tipo olimpico.
Noi ci siamo stati e possiamo confermare che si � davvero
rischiato molto. L'articolo di Claudio Tranquilli,
pubblicato sul sito federale, non poteva rappresentare
meglio la situazione che si � venuta a creare.
Il nostro equipaggio, nell�attesa del proprio turno ai lati
del campo di regata, non si � siamo subito accorto della
gravit� delle condizioni meteo. Infatti, solo in certi punti
l'effetto combinato della corrente e del vento contrario
determinavano un moto ondoso che ricordava molto il mare
sotto le sferzate delle raffiche di bora. Chi abbia vogato
sul mare di Trieste (come chi vi scrive) conosce molto bene
queste condizioni e, mi si creda, sul Tamigi queste erano
molto simili a quelle che si ritrovano nel nostro golfo.
Gi� dal mattino soffiava un forte vento sul campo di regata,
mentre la marea saliva. La corrente si presentava nella
stessa direzione del vento, senza creare grossi problemi
agli equipaggi in quel momento in allenamento.
La situazione � cambiata nel pomeriggio quando, scendendo la
marea (il Tamigi presenta parecchi metri di dislivello tra
alta e bassa marea), la corrente ha iniziato a muoversi in
direzione opposta al vento. Subito si sono formate le
"creste bianche" sulle onde che mettevano gi� in crisi
parecchi equipaggi nel risalire verso il via. L'orario di
partenza, infatti, � deciso proprio in base alle maree in
quanto il fiume si deve presentare al massimo della capacit�
per riuscire, appunto, a contenere i 420 equipaggi iscritti,
limitati nel numero dall'organizzazione solo per motivi di
sicurezza.
Noi siamo salpati dal pontone posto nei pressi del ponte di
Hammersmith, sede della Nazionale Inglese e dal quale poco
prima erano partiti i Leander inglesi con i rispettabili
numeri 1,5 e 14.
Visto il nostro numero di partenza, il 312, siamo usciti
quasi mezz'ora dopo e la situazione gi� si presentava
difficile.
Nel risalire sono state innumerevoli le manovre che la
nostra timoniera Emily ci impartiva per evitare gli altri
equipaggi posti in fila sul lato destro del Tamigi in attesa
del loro turno. 420 imbarcazioni in fila indiana non sono
poche e ci si pu� facilmente immaginare lo spazio che ci
vuole per contenerle tutte.
Debbo dire che la corrente ed il vento rendeva molto
difficile mantenere allineata la barca alla riva richiedendo
continue manovre correttive. Il contatto con gli altri era
inevitabile: remi che si toccavano, numeri che finivano
inesorabilmente in acqua, sguardi tra i componenti e frasi
di scuse da parte dei timonieri.
In molti si erano "ancorati" alla riva o aggrappandosi ai
rami degli alberi o direttamente per mezzo di cime volanti
per cercare una stabilit�.
Anche noi ci siamo dovuti fermare, in una zona abbastanza
"tranquilla", a circa 1500 mt dalla partenza come indicatoci
dagli "Empires" sparsi sul percorso.
Da qui siamo riusciti a vedere abbastanza bene le fasi
immediatamente dopo la partenza tifando per i ragazzi delle
Fiamme Gialle che, per�, gi� nel passaggio davanti a noi,
accusavano un leggero ritardo rispetto all'apripista
inglese. Pi� tardi abbiamo saputo che erano gi� in
difficolt� per l'acqua imbarcata ed, infatti, dopo qualche
centinaio di metri, si sono dovuti purtroppo arrendere alle
onde.
A seguire gli altri equipaggi, tra i quali vorrei segnalare
la buona prestazione dei ragazzi del CUS Pavia che, forse
per il peso minore a bordo o per una conduzione diversa del
timoniere, sono riusciti alla fine ad arrivare al traguardo.
Abbiamo assistito anche allo speronamento di un otto che con
la prua ha letteralmente fatto virare di quasi 90 gradi
l'imbarcazione che lo precedeva che ha dovuto penare non
poco per evitare di schiantarsi contro gli altri armi che
lungo le rive erano in attesa del turno, e quindi ripartire
attardato.
Nota a parte l'equipaggio del Cambridge che gareggiava con
il numero 11, il quale sembrava quasi planare sulle onde pur
provocando schizzi alti svariati metri.
Le partenze si sono susseguite per circa 10 minuti, poi il
nulla e la simultanea partenza in massa dei vari mezzi di
soccorso nella parte a monte del ponte di Hammersmith dove
appunto si sono verificati gli affondamenti. Abbiamo subito
capito che qualcosa non andava per il verso giusto. I
giudici sono quasi tutti spariti e siamo rimasti in attesa
degli eventi assieme a molte facce che si interrogavano sul
da farsi.
Poi dopo un periodo di incertezza da parte degli
organizzatori, tra ordini e contr'ordini � stato dato il "rompete
le fila" con l'annullamento della gara.
Abbiamo aspettato un po' prima di rientrare, anche per
evitare l'ingorgo immenso che si stava creando in centro
fiume per la simultanea presenza dei, credo, quasi 370 armi
"graziati".
La situazione ci � stata molto chiara nella fase del
ritorno.
Nell'affrontare la zona del "disastro" ci � sembrato quasi
di vogare in mare aperto con onde che hanno letteralmente
fatto la doccia al nostro buon prodiere Fabio.
Fortunatamente ne siamo usciti bene, con la certezza per�
che l'annullamento era inevitabile ed, anzi, forse anche un
po' tardivo.
Una volta rientrati ed aver rassicurato quelli che ci
aspettavano timorosi sulla nostra sorte, abbiamo saputo che
a molti le cose non erano andate altrettanto bene.
Da segnalare per� l'ottima e perfetta organizzazione che ha
permesso, anche in una situazione sicuramente al limite con
pi� di un centinaio di atleti a mollo, di portare tutti in
salvo a riva. D'altronde il danno ai mezzi � senz'altro da
preferire a quello alle persone, anche se sarebbe bello
evitarli entrambi. Col senno di poi, in effetti, forse si
poteva scongiurare il tutto, ma come sappiamo non sempre le
cose si possono prevedere con certezza: certo � che qualcuno
dell�organizzazione ha un po� "tirato la corda". D�altra
parte l'importanza che la regata ricopre ha sicuramente
inciso sulle decisioni dell'organizzazione.
A parte questo la manifestazione credo rappresenti l�apice
del canottaggio, raccogliendo quasi 4000 atleti tra vogatori
e timonieri. Non credo ci sia nulla di simile al riguardo
nel nostro sport.
Nella vela la confronterei con la Barcolana che si svolge
nel golfo di Trieste e dove pi� di 1500 imbarcazioni a vela
si muovono contemporaneamente su una linea di partenza lunga
alcuni chilometri.
E' comunque un'occasione unica potervi partecipare anche
perch� non credo basterebbero pagine di parole per poterla
rappresentare, occorre viverla !!
A questo proposito vorrei ringraziare i ragazzi di Varese
che nell'occasione hanno creato un equipaggio misto che
poteva ben figurare. L'obiettivo era quello di qualificarsi
per l'edizione del 2008 migliorando la posizione dell'anno
scorso.
Vorr� dire che rimanderemo la sfida al prossimo anno, al
prossimo 23 marzo con partenza alle 5.10 del pomeriggio.
Un grazie anche all�amica Alessia che ha scattato le foto
della �gara� mentre il sottoscritto era impegnato nella
voga.
L'equipaggio che ha preso parte alla trasferta era cos�
composto:
Fausto Prina (Varese) �
Fabio Spagnolo (Ospedalieri Treviso) � Silvio Manzoni (Corgeno)
� Emilio Campiglio � Andrea Prina (Varese) � Lorenzo
Mascetti (Gavirate) � Alessio Montin (Varese) � Fulvio
Strain (S.N. Pullino - Muggia) � Emily (timoniera "doc"
inglese in prestito).
Per il gruppo dei ragazzi di Varese
Fulvio Strain - S.N. Pullino - Muggia
Clicca per la galleria delle immagini
della Head of the River Race ->>
(www.snpullino.it) |