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Vittorino da Feltre: una scuola di vita dove i giovani imparano a remare insieme

lunedì 27 Luglio 2009

Vittorino da Feltre: una scuola di vita dove i giovani imparano a remare insieme

PIACENZA, 27 luglio 2009 Le disgrazie sarebbe bene non accadessero mai, ma spesso ci insegnano qualcosa e ci fanno meglio conoscere noi stessi e gli altri. La disgrazia a cui mi riferisco è l’incendio che nella notte fra il 18 ed il 19 luglio ha letteralmente mandato in fumo quasi tutte le imbarcazioni da gara della Vittorino da Feltre. Le barche erano sul carrello, pronte per il Campionato Regionale che si sarebbe tenuto a Ravenna. In quella notte che i canottieri Piacentini difficilmente dimenticheranno, ho potuto ammirare il comportamento di un caro amico di cui voglio parlare, l’allenatore della Vittorino Francesco Solenghi.
Una telefonata dopo a mezzanotte ha annunciato quello che stava accadendo. Francesco si è precipitato in Società, in tempo per vedere le sue barche consumarsi negli ultimi fuochi. Sul carrello c’era un piccolo patrimonio costruito in anni di fatiche, grazie alla generosità dei Soci della Vittorino. Il dio pallone lascia pochi soldi per sport come il canottaggio, ed invece le barche in carbonio costano tanto, oltre che bruciare benissimo.
Soprattutto quelle barche erano impregnate del ricordo vivo di questi anni in cui la Vittorino è tornata ai vertici dello sport nazionale. Vi erano le emozioni dei ragazzi e dei loro genitori, l’entusiasmo delle vittorie, l’amarezza delle sconfitte, le speranze, la passione di uomini come Francesco che nello sport hanno trascorso la vita. Le barche erano vive, nel riflesso della vita di quanti le avevano usate, erano amiche da ricordare. L’emozione è stata forte, una emozione da far piangere, da tagliare le gambe. Ma Francesco è un Piacentino dalla schiena diritta. Alle 10 a Ravenna cominciava il campionato regionale e lui aveva iscritto i suoi ragazzi in 23 gare; questi restavano i fatti mentre si spegneva l’incendio. Aiutato da Filippo Mori, il bravo allenatore dei più giovani, Francesco alle tre di notte era alla Nino Bixio, che generosamente gli ha aperto i cancelli permettendogli di aggiungere altre barche al carrello già pronto. Qualche ora a casa per rassicurare la famiglia ed alle 6 ancora alla Vitto, ad accogliere i ragazzi che arrivavano per una giornata di sport e trovavano una scena di guerra. “ Si va ragazzi”, ha detto loro. E sono partiti tutti, senza sapere neppure se avrebbero gareggiato. Una volta a Ravenna c’era tanto lavoro. Bisognava confidare nella solidarietà degli amici/avversari che per fortuna non è mancata, trovare le barche per tutti, sistemarle, rassicurare i ragazzi frastornati, metterli in acqua, seguirli ed incitarli in gara.
Ed i suoi ragazzi, col magone, lo hanno seguito, si sono sostenuti fra loro, su barche non loro hanno combattuto con onore, spesso hanno vinto. La Vittorino ha conquistato sei dei 19 titoli Regionali assegnati. “Più forte del fuoco” il magnifico titolo di Libertà, il quotidiano di Piacenza.
Ora, e qui arriva la morale della storia, sentiamo e leggiamo ogni giorno di quanto i nostri giovani siano svogliati, ragazzi che non studiano, si ubriacano, vivono di Mp3, telefonini e videogiochi, che pretendono tutto senza dare niente, che non hanno rispetto né entusiasmi. Ma i giovani devono essere educati. Forse noi che abbiamo i capelli bianchi siamo miglior (se lo siamo) perché abbiamo avuto buoni maestri. Ecco di cosa c’è veramente bisogno, di buoni maestri. Francesco li ha avuti certamente, innanzi tutto è stato per lui uno straordinario maestro lo sport a cui ha dedicato la sua vita, di atleta ed allenatore. Il canottaggio è uno sport severo, senza fronzoli né scuse possibili, che entusiasma ed unisce nella fratellanza della barca. Nel canottaggio Francesco ha trovato poi una guida eccezionale nel grande Gian Carlo Vercesi. Così, in questa vicenda, a sua volta ha dimostrato di essere un vero maestro. Ed i ragazzi, quegli stessi ragazzi di cui troppo spesso ci lamentiamo, quando trovano un buon maestro diventano allievi meravigliosi. Basta farli remare tutti insieme.


Dr Lorenzo d’Amato
Delegato della Federazione Italiana di Canottaggio per l’Emilia Romagna.