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Comunicato Stampa

lunedì 21 Luglio 2008

Comunicato Stampa

A LANCIARE LA RIFORMA IL NUOVO VERTICE DI ASSOCIATED PRESS
“Stop allo stile anglosassone”. È rivoluzione nelle news Usa
Per sopravvivere i media scommettono sul “giornalismo europeo”

NEW YORK, 21 luglio 2008 – È tempesta al 1100 della 13° Strada. Nel palazzo dove ha sede la più grande e influente redazione dell’Associated Press, l’agenzia giornalistica americana di punta, tutto è iniziato quando Sandy Johnson – storico capo a cui si dovette la decisione di non dichiarare un vincitore nella notte delle presidenziali del 2000 fra Al Gore e George W. Bush – è stata rimossa in poche ore dal presidente Tom Curley e dal direttore Katheel Carroll per sostituirla con il reporter che lei stessa aveva aiutato a creare: Ron Fournier. Johnson non ha avuto che poche ore per raggruppare carte e oggetti personali e quando si è chiusa la porta dell’ufficio alle spalle è stata travolta dall’applauso dei redattori, che hanno così voluto far capire alla proprietà come la pensavano. Fournier ha risposto per le rime, spiegando agli stessi redattori che da quel momento in poi avrebbero cambiato metodo di scrittura.

Nato come reporter a Little Rock, Arkansas, Fournier ebbe la fortuna di seguire la prima campagna di Bill Clinton. Quando vinse nel 1992, il giovane cronista lo seguì alla Casa Bianca per l’Ap. Per otto anni Clinton gestì l’America e Fournier consolidò una rete di conoscenze che ne hanno fatto un protagonista dei salotti di Georgetown. Sandy Johnson fece di tutto per farlo crescere, arrivando ad offrire la sua stessa casa per un raro party fra vip dei media. Ma Fournier nell’ultimo anno ha giocato un’altra partita, convincendo i capi di New York che l’Ap sarebbe stata destinata alla bancarotta in assenza di una drastica riforma.

Ha trovato ascolto e ora le innovazioni sono a raffica. Ruotano attorno al rovesciamento del tradizionale approccio del giornalismo anglosassone. «Eravamo abituati a descrivere i fatti per far trarre le conclusioni a chi legge – spiega un redattore assai scontento – ora invece ci chiede prima di dichiarare un fatto e poi di avvalorarlo con le notizie». Il vademecum della rivoluzione è un saggio che lo stesso Fornier ha scritto, intitolato «Liberare i giornalisti e la verità», nel quale sostiene che per restare competitiva l’Ap deve esprimere forte identità e non avere più la «faccia di pietra» dello stile anglosassone che si insegna nelle aule della Columbia University.

La mutazione è stata immediata. Un dispaccio di pochi giorni fa iniziava con «Mi manca Hillary», mentre un altro partiva dalla frase-shock «McCain si definisce sfavorito, ma è un eufemismo». David Bailey, direttore dell’«Arkansas Democrat-Gazette», dove Fournier lavorò negli anni Ottanta parla di «una nuova filosofia dove gli abbagli contano più della sostanza» e Sandy Johnson ha affidato il proprio graffio al sito «The Politico»: «Ho amato l’Ap, spero che Fournier non la distrugga». Quello che il nuovo capo della redazione di Washington vuole realizzare – con l’assenso dei responsabili editoriali – è un progetto di largo respiro: poiché il bilancio dell’Ap, che è una cooperativa fra i maggiori giornali, soffre per una diminuzione delle entrate dei media nazionali attorno al 20 per cento l’unico modo per salvarla è farle produrre articoli personalizzati, brillanti e, perché no, con qualche elegante forzatura, al fine di siglare nuovi contratti con i giganti del web, come già fatto con Yahoo.

Su Internet i contratti e la pubblicità premiano le storie senza «la faccia di pietra» e dunque Fournier naviga nella stessa direzione dell’editore di News Corp, Rupert Murdoch, che il magazine «New Yorker» ha definito l’alfiere del «giornalismo europeo in America» per via del fatto che le sue testate – dalla Fox tv al New York Post – danno le notizie badando poco ad essere imparziali, portando la stampa liberal a imitarli. L’interrogativo è se la ricetta Fournier diventerà un esempio o meno anche per blasonati quotidiani come Los Angeles Times, Washington Post, New York Times e Chicago Tribune, obbligati negli ultimi mesi a tagli e ristrutturazioni per far fronte all’inesorabile calo delle copie e della pubblicità.

FONTE: LA STAMPA


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