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Comunicato Stampa

domenica 27 Aprile 2008

Comunicato Stampa

FIACCOLA A SEUL, POLIZIA MOBILITATA

(ANSA) TOKYO, 27 aprile 2008 – La fiaccola olimpica ha superato la prova giapponese di Nagano e si sposta ora nella penisola coreana, a Seul. La polizia sudcoreana, che aveva messo in atto misure di sicurezza straordinarie all’aeroporto, ha scortato la fiaccola, che arrivava dal Giappone, fino al centro di Seul. Domani saranno più di 8.300 i poliziotti che verranno dispiegati lungo il 24 chilometri del percorso della torcia, dal Parco olimpico fino al municipio. La corsa comincerà alle 14 ora locale (le 07:00 in Italia) e terminerà alle 19 (mezzogiorno in Italia). In particolare, il viaggio della fiamma sarà accompagnato da una ventina di poliziotti in bicicletta, 120 che andranno a piedi di corsa, motociclisti, auto ed elicotteri. “Chi tenterà di fermare la corsa verrà arrestato immediatamente e sarà punito severamente”, ha ammonito Lee Song-Bum, autorevole esponente della polizia sudcoreana citato dall’agenzia Yonhap.

In Giappone, il passaggio si e’ svolto In un’atmosfera tesa, visto il livello di massima allerta del servizio d’ordine, le manifestazioni pro Tibet e diritti umani hanno registrato un bilancio di 5 arresti e quattro feriti, in gran parte risultato dei disperati assalti contro la fiamma o degli scontri e tafferugli che si sono ripetuti più volte nel corso delle quattro ore della staffetta di 18,7 chilometri tra le opposte fazioni.

Da una parte almeno tremila cinesi, in gran parte studenti con tanto di bandiera rossa, accorsi in favore di Pechino 2008 (5mila secondo l’agenzia Nuova Cina) e, dall’altra, i sostenitori del Tibet ‘libero’ e della causa degli uighuri, la provincia occidentale autonoma dello Xinjiang (compresa tra Mongolia e Tibet) che chiede l’indipendenza da Pechino. In aggiunta, al grido di “via i cinesi” dal Sol Levante, sono scesi in campo gli estremisti di destra giapponesi esibendo il proprio miglior repertorio, anche fisico, “contro l’imperialismo comunista della Cina”.

La fiaccola, partita in leggero anticipo dal blindatissimo parcheggio a poche centinaia di metri dal tempio di Zenkoji perché i monaci buddisti si erano rifiutati di ospitarla per solidarietà con i ‘fratelli tibetani’ (ai quali hanno dedicano oggi una sessione di preghiere), è pressoché sparita agli sguardi della folla accorsa comunque numerosa (malgrado i temuti disordini) a seguire la manifestazione tanto erano eccezionali le misure di sicurezza. Oltre centro agenti, di cui 5 in tenuta speciale antisommossa, a formare un muro risultato invalicabile, e altri 3.000 mobilitati ai margini del tragitto, più agenti in moto e un furgone a fare da ariete davanti al corteo olimpico.

Alcuni attacchi diretti al simbolo di Pechino 2008 sono andati a vuoto, facendo comunque rallentare la corsa di circa un quarto d’ora. Un uomo ha scagliato due oggetti contro la torcia quando il comico Kinichi Hagimoto era impegnato proprio in avvio come staffettista. Un altro ha lanciato un uovo (ed è finito in manette) e un altro ancora, in possesso di una bandiera tibetana, ha tentato senza successo di forzare il cordone di sicurezza ed è stato arrestato.

“Abbiamo protestato in modo pacifico contro la detenzione di giornalisti e politici in Cina e contro le recenti repressioni in Tibet, seduti di fronte al tempio di Zenkoji”, ha spiegato alla fine Robert Menard, segretario generale di Reporters sans Frontieres (Rsf), per il quale “é stata una grande e riuscita prova di democrazia”.

Per il presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio), il belga Jacques Rogge, le proteste per i diritti umani in Cina devono cedere il posto a “calme e ferme discussioni”. In caso contrario, “alzando la voce, non si otterrà nulla”, ha detto Rogge in un’intervista al Financial Times. Il Tibet è diventata una questione da prima pagina, ma dovrebbe “essere una cosa da quarta o quinta pagina. E’ importante che i Giochi di Pechino riescano perché sono un evento che favoriranno il cambiamento nel Paese”.


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