News

130 anni di canottaggio. I cinquant’anni al remo di Cesare Realini

lunedì 9 Luglio 2018

130 anni di canottaggio. I cinquant’anni al remo di Cesare Realini


MILANO, 09 luglio 2018 – A remi sul Ticino, con i canottieri del Grande Fiume e la passione per il Lago Maggiore. Sebbene oggi l’arte del remare, grazie alla visibilità derivante dalla presenza costante e ricca di successi ai Giochi Olimpici, sia associata alle imbarcazioni dotate di sedile mobile, molti risultati prestigiosi tra gli anni ‘30 e ‘40 vennero ottenuti per merito di canottieri “prelevati” dal Sedile Fisso. Da Sesto Calende ad Angera, da Cerro di Laveno a Luino, negli anni tra le due guerre mondiali fu un vero e proprio susseguirsi di successi da parte di rematori lombardi e piemontesi.


Tra questi credo sia doveroso ricordare la storia e i trionfi dalla Canottieri Intra che beneficiò dell’arrivo di un gruppo di vogatori a sedile fisso del territorio di Cerro di Laveno, assunti per lavoro nel Verbanese. Alla guida del gruppo, nel biennio 1936 – 1937 vi era Attilio Mercanti, sostituito poi negli anni successivi dal campione olimpico istriano Renato Petronio, che raggiunse notevoli risultati sia in campo maschile, in questa veste lo si ricorda per il trionfo nel 1928 alle Olimpiadi di Amsterdan da timoniere del “quattro con” della Pullino, che femminile (guiderà come timoniere alcuni equipaggi femminili).


Più tardi, da tecnico federale, porterà al successo molti equipaggi nazionali. Nel 1938 la guida di Renato Petronio porta il “quattro” della Canottieri Intra al trionfo ai campionati nazionali a Como, con Riccardo Milani, Filippo Bruni, Mario Realini, Emilio Costantini, e lo stesso Renato Petronio al timone. Il quattro della Intra sfiorerà la partecipazione agli Europei che quell’anno si sarebbero svolti a Milano, ma all’ultimo confronto selettivo prevalse la formazione della Canottieri Varese. L’anno successivo l’equipaggio misto formato da canottieri di Cerro e Intra, con Ottavio Cerrani al posto di Emilio Costantini, fu inviato in rappresentanza tricolore ai campionati europei organizzati dal Portogallo.


Al grande appuntamento internazionale i canottieri azzurri, accompagnati da Cesare Righetti come rappresentante italiano della Federazione, furono accolti a Lisbona dopo un viaggio a bordo della nave “Vulcania”. Per l’importante regata portoghese di Figueira da Foz, con 17 nazioni partecipanti, la presenza italiana fu sottolineata anche per il prestigio di Renato Petronio, (…campeão mondial de remo). Uno dei giornalisti locali nel suo articolo scrisse: “… equipa italiana vencendora das olimpiadas des 1928, an Amsterdan …”.


L’impegnativo confronto fu vinto dal “London R.C.”, secondi, ad un soffio gli azzurri. Dopo la conquista del titolo tricolore nel 1938 e la partecipazione azzurra in Portogallo nel 1939, alla squadra dei canottieri venne conferito l’importante “Premio C.O.N.I. al Valore Atletico”. Ma per Mario Realini, uno dei membri di quell’equipaggio così vincente, il trionfo più grande avverrà l’anno successivo con la nascita del figlio Cesare per il quale si prospetta un futuro da canottiere. A 18 anni Cesare era già attivo nel settore remiero vogando per la Canottieri Reno attiva nel sedile fisso. Trasferitosi a Milano per lavoro si avvicinò al canottaggio olimpico, diventando uno dei più esperti e qualificati Giudici di gara, potendo ormai vantare una cinquantennale esperienza tra remi e rematori.


Per fare il giudice arbitro, mi ha confessato una volta sorridendo, occorre possedere davvero una grande passione per il canottaggio dato che per quanto distante dal pensiero comune, l’attività del giudice di gara non è priva di rischi. Uno degli episodi più critici, ricorda Sergio, avvenne durante una regata a Ravenna. In quella circostanza la struttura galleggiante che ospitava la giuria affondò all’improvviso ed assieme a me finirono in acqua un giudice arbitro e un cronometrista. Anche altre volte, a Gavirate ed in un’altra circostanza a Eupilio, rammenta Realini, giudice di gara e cronometrista finirono in mare.


E mentre Cesare Realini rammenta il passato, oggi segue con orgoglio la nipote Arianna, studentessa in chimica all’Università di Pavia, che a sua volta rema con grande passione tra gli armi del CUS Pavia. All’epoca di mio padre negli anni quaranta, ricorda ancora Realini, il canottaggio femminile italiano seppur ancora agli albori era un movimento in crescita. Sfortunatamente quello sviluppo settoriale venne rallentato negli anni successivi a causa degli eventi bellici che comportarono poi un blocco totale dell’attività. Nonostante le grandi difficoltà imposte dalla guerra lo spirito sportivo continuava a resistere.


Ai campionati italiani del 1942, per la prima volta, gareggiano ufficialmente gli equipaggi femminili. La Coppa Libellula, il trofeo appositamente creato per celebrare l’evento viene conquistato dall’equipaggio delle canottieri di Cerro di Laveno e Intra formato da Anna Maria Rossi, Angela Galavotti, Lidia Cadario, Gina Cusani con Renato Petronio al timone. Gli altri equipaggi che disputarono quella straordinaria finale furono la Ginnastica Triestina (seconda), la Dopolavoro INA di Roma (terza) e la SC Lario di Como (quarta).

Ferruccio Calegari

Nelle Immagini
1. REGATA A STRESA
2. CANOTTIERI INTRA
3. IMMAGINE SQUADRA ITALIANA
4. IMMAGINE PREMIO CONI
5. REALINI CON BINDI E TONON
6. CANOTTAGGIO FEMMINILE

Speciale Celebrazioni 130 anni della Federazione Italiana Canottaggio