News

Il commento del Consigliere Rossano Galtarossa, Team Leader  al seguito della nazionale Paralimpica

lunedì 12 Settembre 2016

Il commento del Consigliere Rossano Galtarossa, Team Leader  al seguito della nazionale Paralimpica

RIO DE JANEIRO, 12 settembre 2016 – “Parto subito col dire che ho particolarmente apprezzato l’approccio positivo da parte di tutti i nostri atleti presenti qui a Rio: leggere – purtroppo – nei loro occhi il dispiacere nell’aver mancato il raggiungimento della finale è indicativo di quanto le loro ambizioni fossero alte, a conferma che nessun atleta è qui solo per il gusto di esserci: partecipare a una Paralimpiade regala forti emozioni e fa onore, ma il vero spirito agonistico impone mire più alte. Un plauso e un ringraziamento va a tutti loro per l’impegno profuso in ogni fase e anche nella finale B. Il mancato ingresso in finale non ha scalfito minimamente la motivazione e la determinazione con la quale tutti si sono approcciati nella loro performance conclusiva, sempre con la giusta determinazione e con la voglia di migliorarsi fino all’ultima palata. Senza cercare alibi confermo che questi sono i valori che siamo riusciti a mettere in campo in questi giorni. Tutto il mondo ha ben chiaro che la preparazione di una Paralimpiade è, di fatto, un percorso molto impegnativo, nulla può essere lasciato al caso e questo lo dice l’innalzamento che c’è stato nel canottaggio paralimpico dal momento del suo esordio. Ci sono nazioni che continuano a portare gli stessi equipaggi, ottenendo comunque risultati di rilievo nelle varie edizioni Paralimpiche, altre invece, come la Gran Bretagna, riescono a inserire nuovi elementi e ottenere risultati migliori com’è accaduto al doppio inglese che dal quarto posto di Londra 2012 ieri ha vinto il titolo paralimpico.

A mio avviso anche il movimento para-rowing italiano si rispecchia nella cultura sportiva del nostro paese che – mediamente – richiederebbe un miglioramento generale per aumentarne quantomeno la diffusione. Ho scambiato qualche riflessione, nell’ultimo periodo, col Presidente del CIP Luca Pancalli il quale mi ha fatto percepire la sua convinzione, e quella dei suoi straordinari collaboratori, sul come si possa investire nello sport paralimpico e sul come le Federazioni dovrebbero impegnarsi per sviluppare meglio la loro disciplina ricercando gli atleti, che hanno una disabilità acquisita o congenita, da immettere e includere nel circuito agonistico. Passando ai nostro ragazzi: le loro performance sono attualmente lontane dal poter raggiungere il livello dei risultati ottenuti dagli avversari; va preso atto però che i parametri di classificazione, in particolare quelli della categoria AS, possono portare a differenze all’interno della medesima categoria che a volte consentono un margine evidentemente più ampio di possibilità di remata all’ atleta. Questa, ovviamente, è solo una considerazione che non vuole essere, in nessun modo, una giustificazione: non è nel mio stile e non serve all’Italia; tra l’altro i ragazzi ne sono consapevoli, accettano le regole e hanno gareggiato senza alcuna remora. Quando vedo in Eleonora la possibilità di fare braccia e un po’ di spalle ed è in gara contro avversarie che fanno quasi un movimento di un TA è chiaro che per quanto si possa lavorare sulla tecnica e sulla preparazione il settore di palata diventa determinante per ottenere il risultato e il cronometro in questo non perdona. Fabrizio Caselli si è conquistato una Paralimpiade alla quale teneva moltissimo; ho vissuto al suo fianco ad Aiguebelette tutte le ansie e i dubbi delle ore precedenti la gara decisiva poiché era un momento molto difficile per lui: non essendo più un ragazzino si sarebbe trovato, in caso di mancata qualificazione, a dover decidere se smettere di remare e, invece, l’aver conquistato il pass per Rio lo ha rinvigorito ed il rinnovato entusiasmo lo ha accompagnato per tutto l’ anno.

Ha lavorato bene tant’è che qui era dispiaciuto prima di non essere riuscito a raggiungere la finale e poi di non aver vinto la piccola finale perché, pur provandoci con tutte le sue forze, è stato superato sul finale dall’avversario olandese. Lo sport è anche questo e penso che lui non abbia nulla da recriminare. Il quattro con ha avuto “qualche” difficoltà negli ultimi tre mesi: ciò ha imposto allo staff tecnico di cambiare ben il cinquanta per cento dell’equipaggio, nella fattispecie tutta la componente femminile che, per motivi diversi, non ha più potuto seguire la preparazione. Sono state individuate in Florinda e Valentina le due atlete da coinvolgere che si sono subito messe a disposizione della squadra; entrambe pativano un paio di anni di pausa sportiva ma comunque avevano un pregresso agonistico che consentiva loro di rientrare con la giusta mentalità nel novero dell’alto livello pur consapevoli che la sfida sarebbe stata piuttosto ardua ma Luca e Tommaso meritavano questo sforzo. Peppiniello dal canto suo ha messo in campo tutta la sua esperienza per tentar di bruciare le tappe. Le regate hanno comunque confermato che i risultati di alto livello si costruiscono con tempistiche ben diverse. Per quanto riguarda le attrezzature tutta la Squadra ha gareggiato con i migliori materiali e, grazie al caposettore Dario Naccari, la Federazione ha trovato nuove partnership per migliorare gli ausili tecnici che i ragazzi hanno utilizzato qui.

Per quanto riguarda il movimento para-rowing sul territorio nazionale, sta prendendo piede una maggiore consapevolezza che si può fare canottaggio anche se in possesso di una qualche disabilità: di fatto quasi tutti possono remare, ma nel momento in cui si parla di agonismo l’approccio cambia radicalmente: lo sport di alto livello richiede dedizione ed abnegazione assoluta, di conseguenza anche per gli atleti paralimpici è indispensabile riuscire ad organizzare la propria quotidianità per affrontare collegiali impegnativi fuori sede ed allenamenti intensi. Non tutti hanno questa possibilità ma l’impegno di tutti noi – ed il Cip ha compreso quanto potenziale abbia una disciplina come il canottaggio per veicolare questo messaggio – dev’essere comunque quello di continuare a lavorare per offrire una buona chance sportiva a quante più persone possibili: solo allargando la base potremo sperare di “incontrare” qualche soggetto con le caratteristiche più idonee per affrontare le grandi competizioni. Il mio auspicio è che le società italiane comprendano che il para-rowing è un’opportunità per diffondere ancor più il canottaggio poiché questa disciplina è in grado di migliorare la qualità della vita sia di normodotati che dei pararowers. Nel concludere, penso sia necessaria una maggiore dedizione da parte di tutte le componenti che consenta di aprire a nuove possibilità di sviluppo. Grazie a tutta la squadra, atleti, tecnici e dirigenti, presenti qui a Rio senza dimenticare chi è rimasto in Italia ma in qualche modo ha fornito il suo prezioso contributo per concludere questo quadriennio!”.