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Il canottaggio è per le donne

lunedì 24 Novembre 2014

Il canottaggio è per le donne

ROMA, 24 novembre 2014 – Sono venute dal Friuli Venezia Giulia con l’entusiasmo di chi non vuole perdere un appuntamento importante. Sono venute perché in queste manifestazioni bisogna esserci per affermare un diritto ad esistere anche in uno sport che spesso è inteso al maschile. Sono venute per dire basta alla violenza di genere. Appartengono a quattro società di voga diverse, ma sono unite dall’ intento formidabile che la regata “Via le mani” vuole trasmettere. Hanno tutte una storia da raccontare e vogliono che si sappia che combattere la violenza sulle donne è una scelta di civiltà che coinvolge anche gli uomini. Sono particolarmente felici di aver fatto la scelta di essere a Roma a regatare sul fiume Tevere dove leggenda e storia si mescolano in un turbinio infinito. Micaela Jasnig, M.Teresa Favento, Claudia Mannetti, Carla Poggiolini, Christina Franz, Stefania Chierini, Martina Fichtner, Emanuela Pesel (timoniere) non hanno dubbi: “Siamo qui oggi come rappresentativa del Friuli Venezia Giulia con due atlete che vengono dalla Germania.  Noi ci teniamo a dire che per questa occasione abbiamo composto un equipaggio con regatanti provenienti da quattro società diverse. “Via le mani” ci ha messe tutte insieme in barca per essere vicine alle donne che hanno bisogno di aiuto”.

Ma esistono anche storie e motivazioni personali che spiegano la partecipazione a questa regata: “Sono qui perché nella mia mente è ancora forte il ricordo di un grave fatto di cronaca avvenuto a Trieste, dove un uomo nel tentativo di uccidere la moglie l’ha resa cieca e ha provocato la morte della sorella. La cosa peggiore è che lei l’ha perdonato, anche se questo gesto ha portato la pace nel suo cuore. Oggi il protagonista di questa storia è morto, ma sono cose che non devono succedere più”. Forte è la partecipazione a questo racconto che ancora viene vissuto nei suoi aspetti drammatici ed emozionali, ma lo sport remiero è anche questo: vivere un’esperienza collettiva come equipaggio che non si preoccupa solo del colpo in acqua, ma produce negli atleti una visione d’insieme. Ma secondo voi perché il canottaggio si interessa di queste cose? “Il remo è vissuto ancora come uno sport maschile, ma negli ultimi anni sta aprendosi con successo alle donne, questo è stato un passo avanti assolutamente immenso che  non è stato facile raggiungere”. Se dovessi chiedere la conclusione di questa giornata romana di sport e solidarietà come rispondereste? “Non ci sono dubbio: siamo felici di esserci state”.

Pino Lattanzi