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Jacopo Mancini: parla il veterano del gruppo del College di Piediluco!

martedì 11 Febbraio 2014

Jacopo Mancini: parla il veterano del gruppo del College di Piediluco!

ROMA, 11 febbraio 2014 – “Mi piacerebbe pormi come l’anello di congiunzione tra due generazioni, quella che è uscita e quella appena entrata. Per i miei nuovi compagni vorrei essere un supporto e sarei lieto di lasciare loro qualcosa di positivo che poi potranno lasciare a loro volta alle generazioni di atleti che seguiranno”. Ed eccoci col “veterano” del gruppo, Jacopo Mancini: forte di un esperienza triennale presso la struttura umbra, Jacopo ha anche maturato un discreto bagaglio di esperienze a livello internazionale, culminato lo scorso anno con l’oro mondiale ed europeo in quattro con. E con un curriculum del genere, l’atleta toscano inevitabilmente è diventato un punto di riferimento per gli altri ragazzi.

Jacopo, cosa ci dici del gruppo che si è costituito quest’anno? “Mi sembra un buon gruppo. I ragazzi hanno risposto in maniera positiva al nuovo stile di vita. Determinante è stato anche il supporto di Agostino (Abbagnale ndr) con cui ho potuto, negli anni passati, acquisire molta esperienza”. Agostino è diventato una figura importante nella tua carriera da atleta: “Certamente. Negli anni ho visto crescere il rapporto tra Agostino e noi atleti. Io poi ho avuto anche la fortuna di averlo al mio fianco ai Campionati Mondiali, dato che collaborava con Colamonici per il settore Junior, il che ha reso la mia avventura iridata ancora più bella”.

Cosa ti senti di voler trasmettere ai tuoi colleghi? “Dall’inizio dell’anno ho cercato di fare un po’ da supporto ad Agostino. Nel senso: avendo io già avuto modo di conoscere l’ambiente nella sua interezza, ho cercato di passare loro quello che ho appreso, anche al di là dell’allenamento. Io infatti ho sempre sostenuto che il College è si un scuola di canottaggio ma anche una scuola di vita. Una scuola dalla quale anche io sento di dover ancora imparare tanto. Da parte mia posso cercare di far evitare di commettere qualche errore che, involontariamente, io e i miei compagni abbiamo fatto negli anni precedenti. Parlo anche di cose semplici, legate alla quotidianità. Per esempio, pur non essendo in una caserma, abbiamo delle regole da rispettare che armonizzano la convivenza. In questo senso, quello che cerco di fare io è far comprendere ai miei compagni che quelle regole hanno un senso, che se ci sono, servono anche a loro, a consentirgli di lavorare al meglio. Mi rendo conto che può essere difficile cambiare le proprie abitudini ma nel rispetto degli altri e del lavoro che si sta facendo sono necessarie”.

Come ti senti nel ruolo di veterano del gruppo: “Mi fa piacere perché comunque vedo che gli allenatori sentono di potersi fidare di me e questa fiducia che sento nei miei confronti mi fa capire che sto percorrendo la strada giusta”. La strada giusta si vede anche dai risultati ottenuti, soprattutto alla vittoria mondiale: “La vittoria mondiale è stata sicuramente importante ma qui mi è stato sempre detto che mi devo allenare in prospettiva delle Olimpiadi. Qui si formano gli atleti di livello olimpico. E’ relativamente importante vincere subito i mondiali Junior. E’ importante invece costruire basi solide per poter affrontare gli impegni che contano e per aiutare il canottaggio italiano a crescere a livello internazionale. Solo questo può ripagare il grande sforzo che la Federazione sta facendo per offrirci questa possibilità. Da parte mia sono contento che mi abbiano tenuto qua anche il primo anno Under 23 perché qui posso veramente costruire delle basi solide per affacciarmi alla categoria assoluta. A casa poi si può continuare con le basi acquisite qui”.

Obiettivi per quest’anno: “Sicuramente riserverò un’attenzione particolare alla scuola dato che quest’anno avrò l’esame di maturità. Per quello che riguarda lo sport voglio riuscire a rientrare almeno nella squadra di categoria, poi se il risultato viene, viene. Il primo anno nella nuova categoria è sempre un anno di transizione e sarebbe un po’ presuntuoso pensare di essere più competitivi di persone con anni di esperienza alle spalle. Quindi, piedi per terra, umiltà e lavoro. Parlerà il campo di gara”.