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Il respiro della storia: Matteo Borsini

martedì 5 Giugno 2012

Il respiro della storia: Matteo Borsini

ROMA, 08 giugno 2012 In principio il canottaggio fu secondo Carlo, poi vennero i fratelli Renzo e Lanfranco ed infine, in ultima generazione, i cugini Matteo e Tommaso. La famiglia Borsini è una garanzia per il remo limitese ed azzurro. Nessuno di loro manca l’appuntamento con la gloria. Trent’anni fa Renzo e Lanfranco si abbracciarono a Lucerna dopo aver vinto il titolo mondiale nell’otto pesi leggeri, oro sfiorato l’anno prima a Monaco di Baviera. Oggi, nella categoria Junior, Matteo (classe 1994) si prepara a vivere la sua prima avventura in Nazionale agli Europei Juniores nella specialità mentre Tommaso (1995) già ha accarezzato acque internazionali con la partecipazione alle Coupe de la Jeunesse 2011. Il respiro della storia per Matteo Borsini che coltiva la passione per lo sport di famiglia nella società sportiva più antica d’Italia: la Canottieri Limite sull’Arno 1861.

Che famiglia, Matteo!
“Una famiglia di canottieri. Partendo dal mio nonno paterno, Carlo Borsini, padre di Renzo e Lanfranco, rispettivamente mio babbo e mio zio. Esattamente trenta anni fa, nel 1982, hanno vinto assieme il titolo mondiale sulla stessa barca, l’otto pesi leggeri. Questo risultato fu importante perché incoronò due carriere sportive ammirevoli, ricchissime di podi internazionali e di vittorie e titoli in campo nazionale, sia come pesi leggeri che come senior assoluti. Una storia importante alle spalle:mi carica di orgoglio ma anche di responsabilità adesso che il testimone è stato passato alla generazione mia e di mio cugino Tommaso, figlio di Lanfranco. Tra noi corre un anno di età, ma adesso che siamo entrambi nella stessa categoria ci alleniamo insieme. Entrambi motivati a puntare in alto”.

In che modo papà Renzo ti ha aiutato a sviluppare questa passione?
“Mio padre è allenatore della Canottieri Limite da molto prima che nascessi, quindi per me il canottaggio è l’esempio di sport più vicino a me nella vita quotidiana, fin da piccolissimo. Ricordo che all’età di soli 4 anni già montavo sul motoscafo con lui imparando fin da subito i termini tecnici. Così, crescendo, ho sviluppato sempre maggiore interesse verso il canottaggio ben sapendo che sarebbe stato lo sport che avrei praticato.
Fino all’età di 11 anni, ho praticato nuoto a livello agonistico. Quando finalmente iniziai canottaggio mi vidi costretto a gareggiare nella categoria superiore “allievi B1” non essendoci mai partecipanti nella mia categoria, “allievi A”. Così le prime gare le disputai contro ragazzi più grandi”.

Come andarono?
“Ricordo bene la prima gara. Una regionale a S. Miniato in 7.20 che vinsi con non poca difficoltà. Soffrii molto la tensione, non rendendomi conto che la vera sofferenza sarebbe emersa alla fine. Dalla fatica che feci, ricordo di aver pensato a qualcosa tipo: “Non farò mai più una gara!”.

Canottieri Limite sull’Arno: a tuo avviso, cosa vi identifica nel panorama nazionale?
“In primo luogo, l’ambiente societario. Nelle grandi realtà sportive si tende a perdere le origini, la storia, l’identità; avviene un processo di “industrializzazione” della società, in cui il personale diventa formato da veri e propri dipendenti stipendiati. Io non voglio dire che questo sia sbagliato, anzi, è giustissimo, perché solo così potremo far crescere questo sport in importanza e visibilità ma non dobbiamo mai perdere d’occhio “chi siamo e da dove veniamo”. Persone oneste e umili, come ci insegnano i valori di questo nobile sport, che lavorano prima di tutto per passione. PASSIONE: questo è ciò che identifica, in una sola parola, la Canottieri Limite, caratterizzata da una bellissima storia di grandi personaggi ed eventi che ci rendono orgogliosi delle nostre origini”.

A proposito di personaggi, immagino tu conosco molto bene l’atleta internazionale del mese…
“Ovviamente, tra i grandi personaggi spicca la figura di Lorenzo Carboncini, nella nostra contemporaneità il frutto più maturo della Canottieri Limite. Per me Lorenzo ha sempre rappresentato un punto di riferimento, un’ icona da seguire. Lo ammiro molto per la sua umiltà e il suo attaccamento alla società che lo ha cresciuto, oltre ai suoi grandi valori sportivi. Quello che mi ha colpito è il suo interessamento verso di me nel corso dell’ultimo anno. Poco tempo fa mi ha corretto, esponendoli, alcuni errori tecnici che commettevo e mi ha dato alcuni suggerimenti. Questo episodio mi ha colpito molto. Potermi allenare con lui e, a volte, con Niccolò Mornati è davvero un grande spunto di motivazione e soddisfazione per me”.

Matteo, qual è la gara da incorniciare?
“Quattro senza PL under 23, l’anno scorso ai Campionati Italiani. La più bella: non certo per il risultato, solamente un quinto posto, ma per la prestazione che siamo riusciti a fare, riuscendo ad essere competitivi tra i “big” di questa specialità, come la Marina Militare. Eravamo un equipaggio che partiva da zero solo a un mese dalla competizione. Unicamente grazie alla serietà e all’impegno messi negli allenamenti siamo riusciti a creare una barca veloce nella quale abbiamo creduto molto. Grazie a quella gara abbiamo gettato le basi per il campionato italiano Under 23 PL di questo anno”.

Quella, invece, che stai cercando di dimenticare?

“La più brutta gara che ricordo è sicuramente il Campionato Italiano Junior dell’anno scorso a Ravenna, dove sono arrivato quarto in due senza con Sasha Puccioni. Le condizioni del lago erano talmente brutte da non averci permesso di mostrare neppure un quarto di quello che valevamo”.

Chi è, secondo te, il canottiere?
“E’ uno sportivo a 360 gradi che, tramite le esperienze che vive ogni giorno attraverso questo sport, eleva il proprio valore morale più di qualunque altro atleta di diversa disciplina. In poche parole, chi vive il canottaggio acquisisce delle conoscenze ed esperienze che vanno ben oltre la vita quotidiana di un qualsiasi altro uomo”.

Scuola e hobby?
“Ho appena finito il quarto anno della sezione di architettura del Liceo artistico e spero il prossimo anno di concludere anche la quinta senza problemi. Al di fuori del canottaggio, durante l’estate, data la conformazione collinare della mia zona, non posso non apprezzare la mountain bike insieme agli amici”.

Matteo, quali sogni vuoi realizzare?
“Più di uno. Il primo è di vincere un titolo mondiale, eguagliando l’impresa di mio padre. Il secondo è di partecipare ad un’Olimpiade. So che sono entrambi traguardi ambiziosi, ma non impossibili”.