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Il Festival dei Giovani secondo Paola Grizzetti

venerdì 1 Luglio 2011

Il Festival dei Giovani secondo Paola Grizzetti

Il Festival dei Giovani secondo Paola Grizzetti

di Enrico Porfido

RAVENNA, 01 luglio 2011 Paola Grizzetti, allenatrice della squadra giovanile della Canottieri Gavirate e responsabile nazionale del Settore Adaptive, ci racconta il suo Festival dei Giovani.

Festival dei Giovani 2011, la squadra della Canottieri Gavirate a cosa punta?
PG:
“La squadra, quest’anno, è composta da 37 atleti, un po’ meno di quanti ne avevamo previsti. Ne abbiamo persi una decina per strana con diverse motivazioni, vacanze, genitori apprensivi. Abbiamo molti ragazzini nuovi, alla prima esperienza. Per questo non ci aspettiamo grandi risultati, ma ci auguriamo che facciano del loro meglio. La cadetta che ha vinto la sua finale, Arianna Bini, è molto dotata fisicamente. Molti devono ancora crescere, ma siamo fiduciosi”.

Festival o Campionato Giovanile?
PG:
“Non è più il Festival di una volta, potremmo chiamarla Nazionale Allievi e Cadetti competitiva a tutti gli effetti. Il festival deve essere divertimento, anche il bambino che arriva ultimo deve essere festeggiato. In questo modo riusciamo a conservare una base molto ampia da cui attingere poi per le categorie superiori”.

Quali sono i rischi di un’eccessiva competizione?
PG:
“Se estremizziamo adesso, poi finiamo per arrivare a quel fenomeno di abbandono che abbiamo tutti riscontrato tra i 16 e i 18 anni. Molti atleti lasciano l’attività tra il secondo anno Ragazzi e la categoria Junior. Se vengono messi sotto pressione fin da quando sono piccoli poi finiscono per non reggere più e mollano”.

Cosa proponi allora come soluzione o alternativa?
PG:
“La formula migliore per il Festival è un percorso di 500 metri. I ragazzi si divertono, i genitori riescono a vedere sia la partenza che l’arrivo delle gare dei propri figli. Il tempo di gara è inferiore ed è accessibile così anche al bambino meno allenato.
Anche dal punto di vista dell’organizzazione sarebbe tutto più facile. Oggi ci sono quattro o cinque mezzi di soccorso in campo, se il percorso fosse da 500 metri, ne servirebbero solo un paio. I costi si riducono, i tempi si accorciano. Dovremmo provare un anno in un bacino e i risultati arriveranno”.

Nella foto: Paola Grizzetti e la sua squadra