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Peppe Vicino, Ve lo racconto io l’otto

mercoledì 10 Agosto 2011

Peppe Vicino, Ve lo racconto io l’otto

ROMA, 10 agosto 2011 – Uno a uno, ecco gli azzurrini campioni mondiali a Eton. Non ci prendiamo noi l’arduo compito di presentarli al pubblico di Canottaggio.org, lasciamo volentieri questo compito al veterano, a colui che al terzo tentativo ce l’ha fatta. Dopo due bronzi, Giuseppe Vicino corona il sogno di un’Ammiraglia dorata. In mezzo, per lui, la forza (mentale e fisica) di guidare il quattro senza under 23 a 25 centesimi dall’iride. Del vogatore del Circolo Remo e Vela Italia, della sua straordinaria impresa di salire due volte sul podio mondiale (argento ed oro) nel giro di 13 giorni, parleremo prossimamente.

Adesso è giusto lasciargli la parola per descrivere l’avventura di Eton, un Mondiale di “lucida follia” dove nove ragazzi del Nord (Mandello del Lario, Moltrasio), Centro (Firenze, Roma, Sabaudia) e Sud (Napoli, Castellammare di Stabia) hanno rovesciato la storia. Il 5’43’’81, gli schiaffi a tedeschi e inglesi, gli abbracci e la festa. Si, anche quello. Ma vediamo, in profondità, cosa c’è dietro questa vittoria che è la finalizzazione di un progetto, fortemente sposato da Claudio Romagnoli con la collaborazione del tecnico Lello Polzella, con il coinvolgimento di ragazzi caratterizzati non soltanto da importanti qualità fisiche, tecniche o fisiologiche ma anche da uno spiccato senso di squadra. A te la parola, Peppe. (MC)

“Da tre anni che cercavo di raggiungere il tetto del mondo e finalmente ci sono riuscito. Sicuramente le esperienze dei due anni precedenti mi hanno aiutato ad affrontare questa gara con maggior sicurezza e consapevolezza e con quel pizzico di rabbia in più. Volevo prendermi quello che l’anno prima non ero riuscito a guadagnarmi, lo volevo con tutte le mie forze. Io non ho partecipato al raduno junior per tutto il periodo in cui ero impegnato con gli under23. Quando il 25 luglio sono tornato a Piediluco, reduce dalla bella esperienza di Amsterdam, ho trovato un gruppo molto unito nel quale mi è stato un po’ difficile inserirmi da subito. Nelle prime uscite la barca non andava come avrebbe dovuto e alla gara mancava poco, gli allenatori hanno così deciso di parlarci per chiarire subito. Dovevamo darci una svegliata: sono stati un po’ duri ma ci è servito ed infatti poi l’otto ha iniziato a migliorare ogni giorno fino a raggiungere la miglior condizione nel giorno della finale. Ma ora voglio parlare dei miei compagni”.

MATTEO LODO:Ragazzo molto simpatico e dotato. Con lui subito mi sono trovato bene perché è molto caparbio, determinato e tecnicamente di buon livello. Sa ascoltare molto bene i consigli che gli vengono dati e, a sua volta, sa cosa dire nei momenti giusti”.

PIETRO ZILERI: “Un ragazzo che non si tira mai indietro, nei momenti giusti sa tirare fuori il meglio di se. Anche se a volte fa un po’ di testa sua, alla fine sa fare il suo dovere”.

GIOVANNI ABAGNALE: “Un ragazzo molto forte, è stato capace di maturare molto velocemente ed ha affrontato la gara da atleta di alto livello pur essendo stata questa la sua prima esperienza mondiale. E’ stato molto bravo in quanto ha dovuto anche cambiare bordata durante il raduno e se l’è cavata egregiamente”.

LEONE BARBARO: “Ragazzo silenzioso e molto riservato, nel poco tempo che avevo non sono riuscito a conoscerlo bene ma ho comunque notato che a livello agonistico ha saputo reggere bene il grande stress della gara e a dare il meglio di se”.

BERNARDO NANNINI: “Mio compagno anche l’anno scorso, insieme avevamo un conto in sospeso con il mondo e ci siamo rifatti dalla delusione di Racice. E’ stato un gran capitano e ha saputo tenere unita la squadra. Come persona è un tipo molto simpatico con cui mi piace scherzare ed abbiamo condiviso molte cose durante il Mondiale. E’ un ragazzo che sa cosa fare e lo fa”.

MARCO MARCELLI: “Ragazzo molto espansivo e divertente, non perde un’occasione per farsi due risate e per far divertire tutti. Siamo diventati amici molto più durante il mondiale più che al raduno. Come atleta è un ragazzo che ha dato tanto al nostro progetto e ha mostrato gran carattere durante la gara”.

GUGLIELMO CARCANO: “E’ un ragazzo che ha saputo affrontare questa esperienza con grinta e determinazione, essendo al numero 8 aveva anche la responsabilità di tenere l’equilibrio della barca e se la è cavata davvero bene”.

ENRICO D’ANIELLO: “Questa è la nostra terza esperienza mondiale insieme, abbiamo coronato il nostro sogno insieme. Avevamo le stesse sensazioni in barca e, con la sua esperienza al timone, sapeva cosa dire e quando dirlo. Durante la gara, forse troppo emozionato dal gran vantaggio accumulato, ha commesso qualche errorino, ma alla fine ci ha condotto in trionfo. Per me è come un fratello più piccolo e gli voglio tanto bene”.