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Clara Mauri ed il valore fisiologico

venerdì 11 Novembre 2011

Clara Mauri ed il valore fisiologico

VARESE, 11 novembre 2011 – L’esperienza italiana nella fisiologia. Tocca a Clara Mauri, membro dell’area tecnico-scientifica della Federazione Italiana Canottaggio, parlare della valutazione funzionale considerando il miglioramento della performance olimpica (2000 metri)  senza tralasciare altri elementi, in particolare la biomeccanica, al fine di esprimere al massimo il valore fisiologico. “…per quanto riguarda le qualità aerobiche (V’O2 max), il canottaggio si colloca tra la maratona ed il pattinaggio su ghiaccio. E’ uno sport ciclico e richiede l’intervento massivo del metabolismo aerobico, comunque associato ad un cospicuo intervento delle altre fonti metaboliche (metabolismo anaerobico lattacido e alattacido)” prosegue nella sua relazione la Mauri.

Quali informazioni ci può fornire la valutazione funzionale dell’atleta?  “…una vera e propria istantanea della forma fisica dell’atleta in quel momento, oltre ovviamente  al monitoraggio  del carico interno, se ne ricava così la possibilità di personalizzare il carico garantendo un’ottimale recupero”.

La fisiologa della Nazionale cita il caso dell’AC Milan e dei suoi giocatori, e dello scalpore mediatico all’uscita della notizia di allenamenti specifici per ogni atleta, con carichi di lavoro individualizzati sulla base delle caratteristiche dei singoli. “Tale scelta organizzativa si è diffusa come una moda, ma una volta tanto si tratta di una moda che forse converrebbe seguire…” riflette ad alta voce la Mauri. La sua analisi si  concentra poi sul protocollo di valutazione selezionato per la Nazionale Italiana, 5 step da quattro minuti ciascuno con rilevazione di frequenza cardiaca, media watt e lattato. I primi tre sono relativi alla fase aerobica, il quarto dovrebbe corrispondere alla soglia e, per l’ultimo, un fuori tutta per valutare il massimale dell’atleta”. “Frequenza cardiaca e lattato sono più che sufficienti per monitorare il carico interno e poi somministrare un carico personalizzato” dice, “ in media con le Nazionali valutiamo anche il consumo di ossigeno (2-3 volte l’anno), ma si tratta di una necessità che limiterei agli atleti delle selezioni olimpiche”. La relazione prosegue poi con la descrizione degli aspetti fondamentali per la discussione dati. La fisiologa italiana prosegue poi con un inciso sul significato del lattato: “Il lattato ci può dare una buona informazione sulla condizione in cui l’atleta ha effettuato il test, un termometro” dice, “per valutare ad esempio le riserve di glicogeno muscolare avendo così indicazioni sull’apporto di carboidrati oppure sulla risposta muscolare agli stimoli allenanti proposti nei giorni precedenti la valutazione”. La chiosa conclusiva della relazione è infine dedicata alla valutazione fisiologica negli infraquattordicenni : ”vista la marcata variabilità dell’età biologica, i ragazzini dovrebbero essere valutati a 360° privilegiando equilibrio, destrezza,  coordinazione e tecnica anche negli allenamenti. Nel canottaggio il picco della prestazione si manifesta a partire dai 23-24 anni e oltre, il che consente di formare un atleta senza dover necessariamente introdurre una specializzazione dell’allenamento troppo precoce e inutilmente rischiosa per le delicate strutture mio tendinee in accrescimento.”