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L’ultimo saluto a Bebo Carando

venerdì 4 Giugno 2010

L’ultimo saluto a Bebo Carando

TORINO, 04 giugno 2010Scrivere di una cerimonia di estremo saluto o di un funerale è un compito difficile. Si rischia di cadere tremendamente nella banalità, soprattutto se a ricevere l’ultimo grande, grandissimo omaggio è un uomo come Bebo Carando. Parlare dei successi sportivi è il giusto tributo, ricordare la sua umanità una missione dettata dal cuore. Il cuore Sisport Fiat, il cuore del remo torinese, il cuore del canottaggio italiano.

E’ giusto fermarsi e ascoltare la voce del cuore. Oggi più che mai. I pensieri dei ragazzi e delle ragazze della Sisport Fiat, del fratello Beppe, del suo “secondo” Massimo Prandini, delle mamme. I volti della moglie Gabriella, di Sara e Maura. Sono la fedele ricostruzione del personaggio, mai in cerca d’autore ma sempre spontaneo e senza bisogno di un copione per recitare una parte. Sempre sé stesso. Sempre Bebo.

Inutile parlare del “pienone” della SS Trinità. Da ogni parte d’Italia colleghi, ex atleti, amici, conoscenti tutti uniti da un momento di forte commozione. Ognuno, in quella Chiesa, può felicemente custodire il proprio ricordo di Bebo anche se gli occhi sono velati dal pianto, un pianto che significa una debolezza di cui nessuno si vergogna. Come una lacrima sopra la tastiera, dove ora annega la cenere di una Marlboro.

Non tutti, infatti, possono dire di averlo conosciuto nella sua interezza: i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi umori, la sua bontà, i suoi pensieri, le sue emozioni. Non è una colpa non averlo frequentato e non aver vissuto gomito a gomito avventure rese indimenticabili dalla comune passione per il canottaggio e per la storia scritta dai nostri azzurri di cui Bebo è stato parte attiva. No, certamente. Ma purtroppo sono tutte occasioni perdute, occasioni che invece costituiscono il tesoro dei suoi amici e dei suoi compagni di viaggio.

Per loro, per noi sarà triste pensare di andare domani a Corgeno e tra una settimana a Piediluco, consapevoli di non vedere più quell’omone tutto trafelato nel seguire i suoi ragazzi, nell’aiutarli a coronare i loro sogni sportivi gioendo e soffrendo con loro. Non sentire quella voce quasi sempre resa rauca dagli sforzi di interi week end. Non poterti fermare a parlare con lui.

E’ vero che adesso il dolore toglie il respiro ma sicuramente non tutto è perduto, anzi la memoria di Bebo sarà continuamente allenata dai suoi atleti e dalle sue atlete Sisport Fiat. La sua famiglia. Ne siamo tutti quanti certi, senza alcun dubbio. La loro avventura sportiva proseguirà, con il massimo beneficio dalle lezioni tecniche e di umanità ricevute della loro Guida. Insegnamenti che tramanderanno ai nuovi arrivati con il massimo impegno. E in domeniche di sole, nuvole o pioggia, quel quadratino o rotondino di metallo, passato lungo il collo e arrivato all’altezza del cuore, sarà ancor più lucente perché rifletterà il sorriso di un uomo che mai dimenticheranno. (MC)