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FISA Camp: parlano Petterson e Nilsen

martedì 23 Marzo 2010

FISA Camp: parlano Petterson e Nilsen

FISA Camp: parlano Petterson e Nilsen

di Enrico Porfido

PIEDILUCO, 23 aprile 2010In questi giorni è stato organizzato a Piediluco il FISA Camp, uno stage della durata di dieci giorni che ha come obiettivo quello di far crescere le squadre delle nazioni in via di sviluppo. Conduzione affidata al responsabile del Development Program (programma di sviluppo) della Fisa, Thor Nilsen (DT delle squadre azzurre dal 1980 al 1990 e artefice della creazione del Centro insieme a Paolo D’Aloja), in collaborazione con la Federazione Italiana Canottaggio, che ha messo a disposizione le strutture e le imbarcazioni. Il campus si concluderà nel weekend con le gare del Memorial d’Aloja, che costituiranno una sorta di prova finale per tutti gli atleti.

Non è la prima volta che viene organizzato un Camp FISA in Italia. Già negli anni ’80 era consuetudine incontrarsi due settimane prima delle regate più importanti sui campi di gara per confrontarsi e allenarsi insieme, ma non era mai stato organizzato con le modalità di oggi. Il primo vero e proprio Camp si è tenuto nel 1999 e quasi contemporaneamente è nato anche il programma di sviluppo delle nazioni emergenti.  

Quest’anno l’obiettivo della World Federation è di promuovere il canottaggio nell’America Latina.   In quest’occasione, le due squadre arrivate a Piediluco dal Continente sono state il Messico e il Paraguay. Le altre nazioni partecipanti sono Armenia, Georgia e Sudan.
Un modello di team che è cresciuto sotto la protezione del programma di sviluppo della FISA è la squadra della Tunisia. I tunisini, dopo anni trascorsi a lavorare in collaborazione con la FISA, sono riusciti a plasmare una squadra autosufficiente che possiede numerosi atleti di valore.

L’allenatore che si è occupato di coordinare gli atleti è Leif Pettersson, ex atleta svedese. Pettersson ha scelto questo periodo per organizzare il Campus in modo da conciliare i loro allenamenti con la gara internazionale del Memorial. In questo modo possiamo dire che lo stage consta di due fasi, una prima di allenamento ed una seconda di prova pratica.

Breve intervista all’allenatore Leif Pettersson e al Responsabile del Programma dello Sviluppo FISA Thor Nilsen.

Dopo aver conosciuto gli atleti, quali obiettivi vi siete posti?
P
: Per prima cosa abbiamo sottoposto tutti gli atleti partecipanti ai test fisici per capire il livello di partenza dei singoli soggetti. In base ai risultati ci siamo posti degli obiettivi raggiungibili in questi pochi giorni a disposizione. Abbiamo puntato molto alla formazione tecnica facendo ogni mattina lezioni teoriche in cui venivano proiettate anche le riprese fatte agli atleti stessi nei giorni precedenti. L’obiettivo è insegnare agli atleti dei metodi di allenamento e allo stesso tempo prepararli alla “prova finale” del Memorial.
N: Possiamo considerarlo un vero e proprio campo educativo, finalizzato quindi a rendere consapevoli i singoli atleti in primis e poi le loro federazioni dei nuovi metodi di allenamento e delle differenti tecniche di voga.

Ci sono degli atleti che spiccano maggiormente nel gruppo?
P
: Sicuramente tutti hanno un ottimo potenziale e devono crescere ancora molto. Posso però azzardare l’ipotesi che qualche atleta della squadra del Messico e del Paraguay potrebbe aspirare ad una medaglia. Inoltre il giovane junior della Georgia potrebbe stupirci tutti quanti. Ma sono già contento che questi giovani stiano facendo un’esperienza del genere ed è una grande opportunità per dei ragazzi che fino ad ora non hanno avuto modo di confrontarsi con altri atleti di calibro mondiale.
N: A mio parere, tutti quanti questi ragazzi sono dei diamanti grezzi che hanno bisogno semplicemente di essere seguiti e allenati da persone esperte del campo.

Perché avete organizzato proprio in Italia questo Campus?
P
: Abbiamo scelto l’Italia come base per questa attività perché avete delle strutture ed una organizzazione unica al mondo, direi. Inoltre la tradizione del canottaggio italiano è molto antica ed importante, perciò vi abbiamo preso come modello per le federazioni nascente e per gli atleti stessi. Non lo dico perché sono qui e per opportunismo, ma penso che la tecnica di voga italiana sia una delle migliori al mondo e, dovendo scegliere degli modelli di atleti da “esportare” all’estero, non ho esitato un momento a chiedere alla Fisa di organizzare il Camp in Italia.
N: Siamo veramente molto riconoscenti per questa opportunità che ci avete offerto. Il centro nazionale di Piediluco è organizzato in modo magnifico e l’attrezzatura a disposizione è di ottima qualità. Inoltre questo posto è bellissimo dal punto di vista naturale ed allenarsi immersi nella natura e circondati da un paesaggio del genere, non è cosa da poco. Grazie ancora ai nostri colleghi italiani.


Nelle immagini: Nilsen e Petterson con la rappresentativa svedese; Patterson con i rappresentanti di Paraguay, Georgia e Armenia