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Danilo Gattoni, L’arbitro deve essere artista

lunedì 22 Marzo 2010

Danilo Gattoni, L’arbitro deve essere artista

PIEDILUCO, 22 aprile 2010A 24 ore dal via della 24° edizione del Memorial D’Aloja, il Presidente di Giuria trova venti minuti per ripercorrere la sua vita a contatto con il canottaggio.

Com’è iniziata la sua carriera? Ha iniziato da subito come arbitro o prima ha vogato?
Ho vogato per un breve periodo della mia vita quando ero in Marina Militare a Sabaudia. Poi però ho smesso di allenarmi e per cercare di rimanere in contatto con questo bellissimo sport ho deciso di intraprendere l’iter per diventare arbitro.

Negli anni 1990 ero stato nominato dirigente del centro remiero di Sabaudia, in qualità di Ufficiale di Marina, e in quel periodo mi sono davvero appassionato a questo sport e alla canoa. Siccome rischiavo di essere trasferito dopo un determinato numero di anni, come prevede la Marina, temevo di trovarmi dall’oggi al domani fuori dall’ambiente. Così la Commissione Arbitrale è stata la mia ancora di salvezza che mi ha permesso di rimanere nel campo. Tra il 1993 e il 1994 ho conseguito la licenza nazionale e poi nel 2005 quella internazionale.

Questa è la sua prima esperienza come Presidente di una Giuria Internazionale: come si sente?
Sono molto contento di ricoprire un ruolo così importante. E sono pronto a coordinare questo team di giudici internazionali.

Come è organizzato per questo Memorial il team arbitrale?
Allora, il team è composto da 19 arbitri di cui 8 con licenza internazionale. Solo due però sono stranieri e sono il collega sloveno Mladen Kostic e l’arbitro olandese Freek Meijers. Le postazioni più importanti saranno ovviamente occupate dai giudici con licenza internazionale e poi a seguire ci saranno gli altri arbitri, fondamentali nella loro funzione

Che cosa ci può dire a proposito dei giudici arbitri italiani?
Il gruppo è nutrito, ma ovviamente sarebbe meglio se ci fossero più persone a disposizione. Il calendario remiero è sempre più ampio e mentre in passato le gare erano quasi esclusivamente estive, oggi il numero degli eventi si è moltiplicato con l’organizzazione di gare in ogni periodo dell’anno. Sarebbe quindi necessario avere a disposizione più personale, se così possiamo chiamarloci. Ritengo sia necessario questo periodo di apprendistato per garantire una maggiore conoscenza e consapevolezza, due elementi che migliorano solo con l’esperienza diretta sul campo.

E per quelli che magari hanno già qualche esperienza, poiché ex atleti o tecnici, non si possono abbreviare i tempi?
È un progetto che stiamo già avviando. Da qualche hanno ormai durante i corsi di Tecnici di primo livello è previsto l’insegnamento delle nozioni di base. Il Presidente del Collegio Arbitrale ha già messo in conto di facilitare, diciamo così, il percorso per i soggetti che hanno già avuto esperienza nel campo.

Relazionarsi con gli atleti in acqua è difficile e stressante oppure…?
Premettiamo che i giudici lavorano in tutte le condizioni, con la pioggia e con il sole, e che lo fanno per pura passione poiché il compenso è simbolico.

Detto questo penso che la capacità di relazionarsi con gli atleti sia strettamente collegata alla maturità della persona stessa.

Il bravo arbitro deve passare inosservato, deve essere un po’ artista. La sua presenza è fondamentale, ma deve essere silenzioso. Quindi bisogna essere sempre rigorosi nei confronti degli atleti, ma bisogna anche affidarsi un po’ al proprio buon senso. L’atleta in fin dei conti è la figura da salvaguardare. Quindi direi, buon senso prima di tutto.

In conclusione, riassumiamo le capacità necessarie per diventare un buon arbitro.

  1. L’arbitro deve essere artista
  2. Empatia, è alla base del rapporto arbitro-atleta. È necessario essere capaci di relazionarsi in modo cordiale con tutti, i colleghi e gli atleti.
  3. Preparazione tecnica. Fondamentale per salvaguardare gli atleti.
  4. Rapidità nel prendere una decisione. In situazioni di emergenza il giudice deve essere in grado di prendere decisioni rapidamente e assumersene serenamente le responsabilità.


Nelle immagini: Danilo Gattoni; Gattoni con i giudici Lananna e Meijers.