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Dino Calabrese, Il canottaggio leva i ragazzi dalla strada

giovedì 22 Luglio 2010

Dino Calabrese, Il canottaggio leva i ragazzi dalla strada

BREST, 22 luglio 2010 – Portabandiera dell’Italia durante la cerimonia d’apertura, è lui a passeggiare sotto l’affollata tribuna e a ricevere gli applausi della nostra e delle altre delegazioni presenti al Mondiale quando lo speaker pronuncia la parola “Italia”. Per dieci minuti, simbolicamente le “manone” di Berardino Calabrese contengono tutte le speranze e i sogni dei 58 atleti presenti al Mondiale Under 23 e dei loro tecnici. “Un’emozione fortissima, mai provata: sfilare con il vessillo Tricolore, in mezzo a tutta questa gente, mi ha dato davvero una grande carica e penso che tutto ciò valga anche per i miei compagni in tribuna, stimolati a dare il massimo nelle loro gare “.

Per Dino, nato e cresciuto a Castellammare di Stabia “sono uno stabiese puro”, il canottaggio è un’irrinunciabile tradizione. Vicino di casa di Antonio La Padula, del quale papà Vincenzo è molto amico, raccoglie puntualmente il suo assist nel 2001. “Vieni a provare”. Subito!“Antonio è un secondo papà, mi ha insegnato a essere umile e determinato. Per questo lo ringrazierò sempre indipendentemente dai risultati che otterrò in futuro”.

Calabrese riflette sul ruolo del canottaggio a Napoli. “C’è una priorità che non è quella di diventare un fortissimo canottiere: c’è il bisogno di togliere i ragazzi dalla strada e sicuramente il nostro è uno sport che consente di prevenire questo fenomeno. Di ciò sono molto felice e perciò uno dei miei obiettivi è diffondere i valori del canottaggio”.

Dino giudica positivamente l’esperienza di Sabaudia. “Sono uscito spesso in otto durante il raduno, poi la scelta del CT di impiegarmi come riserva. Se penso a come ho concluso la passata stagione, sono davvero contento: nel 2009 tornai a casa tre giorni prima della conclusione del raduno pre-Racice a causa del mal di schiena che mi ha tormentato per tre mesi. Ho ripreso in autunno e valevo una cicca: piano piano, grazie a La Padula, sono praticamente rinato”.

Ma c’è sicuramente una questione che a Dino, appassionato di basket e pallavolo, sta maggiormente a cuore. “Negli anni passati dicevano di me ‘ragazzo con ottime potenzialità e poca testa’. In questi ultimi mesi penso di aver convinto molte persone sul fatto di essere maturato e voglio ringraziare amici e parenti a me molto vicini”.