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Mario Palmisano, Al fianco dei giovani per la loro crescita

venerdì 9 Luglio 2010

Mario Palmisano, Al fianco dei giovani per la loro crescita

LUCERNA, 09 luglio 2010Mario Palmisano, il ritorno dopo un anno di stop e la voglia di rimettersi in gioco. Sfumate le Olimpiadi di Atene 2004 e Pechino 2008, l’alfiere napoletano si riveste d’azzurro dopo un anno di stop. L’anno post olimpico gli serve sempre per nuove esperienze anche se nel 2005 salì sull’otto azzurro targato Aniene conquistando l’argento a Gifu e ripetendosi poi nel 2006 a Eton: sei mesi in Australia tra l’inverno 2004 e il 2005, un anno a Milano nel 2009 come agente di commercio.

In Australia ho trasmesso la mia passione remiera agli studenti della Hale High School di Perth, poi ho partecipato ai Campionati Australiani insieme a Peppino De Vita classificandomi al terzo posto in due senza e vincendo il quattro con. Con i colori del Western Australia ho poi vinto la King’s Cup, Coppa d’Oro che ogni anno si contendono sette Regioni. Nel 2009 Niccolò Mornati non ha potuto gareggiare in questa competizione perché avevano cambiato regolamento negando la presenza degli stranieri”.

Anche Milano ha un suo perché.
Poche possibilità lavorative a Napoli, ho così seguito la mia ragazza a Milano. Dopo una fase iniziale di ricerca di 3-4 mesi, ho trovato un impiego che adesso svolgo nella mia città insieme a mio padre. Del capoluogo lombardo, porto il ricordo di una città internazionale e organizzata. Ci tornerei volentieri”.

Dall’Aniene alla Canottieri Napoli. Il ritorno.
Un anno sabbatico, gara Master a Napoli, la Lysistrata 2009, e poi ho ripreso ad allenarmi insieme a Petrillo in due con classificandoci terzi agli Italiani con un mese di allenamento nelle gambe.  Poi avevo il piacere di tornare alla Canottieri Napoli per chiudere la mia carriera agonistica nella società dove ho iniziato nel 1993″

I perché della sua scelta, i perché del canottaggio come vita.
Pesavo 115 chili, ma ero già alto un metro e novanta. Avevo 15 anni, avevo già provato un po’ tutti gli sport ma nessuno mi aveva realmente convinto . Un po’ la pallacanestro, forse, ma non quanto il canottaggio”.

Un bel salto in avanti, l’Olimpiade di Sydney.
Che ricordi! Terzi tutta la gara, noi dietro la Croazia e la battistrada Gran Bretagna.  L’Australia ci ha poi sorpassato, punta a punta tra noi e Croazia in un Olimpiade strana per l’otto. Flop per gli Stati Uniti, Canada nemmeno qualificata. Corona, Berra e Ghezzi in barca: la coppia a dar man forte alla punta. Che Olimpiade! Rimasi malissimo al traguardo perché avevamo gestito la finale in modo lucido. Avevo capito di essere all’altezza del risultato, di una medaglia di bronzo, ma c’era delusione per non aver coronato il sogno. Poi, per carità, già esserci qualificati era stato successo, arrivare in finale un grande obiettivo raggiunto perché probabilmente, alla vigilia, avremmo firmato per un quarto posto”.

Analogie con l’esperienza attuale?
Diciamo che mi sento un po’ come nel 1998 e 1999, quando si attendeva la completa maturazione dei giovani. Quinti nel 1998 a Colonia, a due secondi e mezzo da Stati Uniti.  Come allora, ci sono momenti in cui la barca va bene e altri in cui va male. E’ chiaro che per un giovane ci sono situazioni difficili da superare. L’otto può fare salto di qualità se i  giovani riescono a integrarsi bene: noi li stiamo aiutando, io ci sono passato e so che il tempo darà la soluzione. C’è chi mette in pratica velocemente un concetto, chi ha bisogno di tempo. Tornando all’otto, in generale, penso che il veterano ti aiuta sotto il profilo dell’esperienza ma è l’energia dei giovani a fare la differenza”.

Non c’è fretta di pensare al futuro.
Troppo presto parlare di Olimpiade, dopo Lucerna si inizierà a vedere concretamente la prospettiva Mondiale. L’esperienza lavorativa mi ha insegnato a ragionare a piccoli passi. Mi piacerebbe una bella finale in otto in Nuova Zelanda, se si iniziasse da Lucerna sarebbe gran cosa. Vorrei vedere i giovani mettere in pratica ciò che gli trasmettiamo e sarebbe anche questa una bella soddisfazione”.

Mario Palmisano ha vinto cinque volte una “gara di popolo”: la Regata delle Antiche Repubbliche Marinare. “La gente, piangendo, mi ringraziava”. Secondo a Genova, un mese fa: come in Nazionale, al fianco di tante giovani e promettenti leve. Ora nuove sfide lo attendono. Dopo un anno sabbatico e la prima di prova di Coppa del Mondo a Bled, la molla della determinazione è nuovamente scattata.

 
Nelle foto: Mario Palmisano; l’arrivo dell’otto a Sydney 2000: l’otto azzurro a Eton 2006.