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Niccolò Mornati parte seconda

giovedì 19 Febbraio 2009

Niccolò Mornati parte seconda

Niccolò Mornati parte seconda

Dall’Australia Niccolò Mornati parte seconda. L’ammirazione verso il fratello Carlo, le sue motivazioni, l’esperienza al College Universitario di Pavia, la vacanza post Pechino: tutto questo nella “confessione” alla giornalista FISA Melissa Bray.

ATLETA DEL MESE

Sperimenta che cosa passa nella mente di un atleta di elite

Niccolò Mornati febbraio 2009

Nazionalità: Italia (ITA)

Specialità: M4- M8+

Risultati migliori: Campionati del Mondo: 3 argenti 1 bronzo.

2° parte

18 febbraio

World Rowing: Dalla prima volta che hai gareggiato a livello internazionale nel 1999 non ti sei mai preso una pausa dal canottaggio. Come fai ad essere così motivato?
Niccolò Mornati: Ho sempre considerato il canottaggio come il pane della mia vita, sotto ogni punto di vista.
All’età di 19 anni feci domanda per entrare al College Universitario di canottaggio che ha sede a  Pavia. La Federazione Italiana di Canottaggio mi garantì una delle 10 borse di studio destinate ad atleti di talento. Non fu facile ottenerla e neanche mantenerla. Mi ha dato l’opportunità di remare ad alti livelli (cercando di entrare a far parte della squadra nazionale senior), e una concreta possibilità di ottenere una laurea universitaria.
Il requisito per poter continuare ad usufruire della borsa di studio era quello di ottenere importanti risultati agonistici durante la stagione e allo stesso tempo sostenere un minimo numero di esami universitari.

Sono rimasto al College Universitario di Pavia per sette anni. Ho presentato la mia tesi universitaria due anni fa ed ho ottenuto la laurea in economia e commercio. Durante il mio corso di studi universitari ho vinto nove medaglie alla Coppa del Mondo di Canottaggio, quattro medaglie ai Campionati del Mondo ed ho preso parte per due volte ai Giochi Olimpici.

Se ti viene offerta la possibilità di fare ciò che nella vita vuoi veramente, è da stupidi non accettare. Credo di essere fortunato perché grazie al canottaggio ho trovato la mia giusta dimensione nella vita e sebbene di recente abbia passato un periodo sportivo critico, credo che questo rappresenti un modo per potermi arricchirmi, per diventare più forte dentro. Le vere battaglie della vita non sono le sfide per le quali gareggiamo, ma  sono gli ostacoli veri, quelli  nei quali ci imbattiamo giornalmente e che  non ci è possibile evitare.
Quindi la vera ragione che mi ha tenuto saldamente legato a questo sport di elite per lungo tempo è che sono fermamente convinto che posso fare di più e veramente voglio fare il meglio che posso  e godermi le belle  amicizie e i rapporti  che ho costruito strada facendo.

WR: Ti sei preso una pausa dopo Pechino?
NM: Sembrerà strano ma subito dopo la sconfitta di Pechino ho parlato con l’amico e compagno di barca Lorenzo Carboncini. Già in quell’istante sentivamo dentro noi la sete di rivincita e ci siamo fatti la promessa che non potevamo “abbandonare il gioco” con  quel brutto risultato.
Poi quando sono tornato a casa ho trascorso un mese di vacanza sul lago con gli  amici e la mia famiglia prima di preparare la valige per la mia avventura australiana.
Dopo solo cinque giorni di permanenza a Melbourne ero pronto per remare nel fiume Yarra in doppio con  David Crawshay, il Campione Olimpico di Pechino, cercando di mettermi dietro alle spalle la recente delusione.
Perciò  posso dirti che la mia barca è ancora in corsa, forse non molto veloce ma farò del mio meglio.

WR: In quale luogo del mondo ti piace di più praticare canottaggio?
NM: Mi piace remare a Lucerna, Svizzera, sul lago Rootsee. E’ una città pittoresca che conosco da quando ero bambino, da quando assistevo alle gare di mio fratello e perché sono molto legato a questo campo di gara che mi ha dato cinque medaglie in cinque diverse occasioni.
Tuttavia, è il Lago di Como ad essere in cima alla mia classifica personale. Dovresti provare la bellezza unica di remare ininterrottamente  per più di 10 chilometri su acque calme quando il tramonto dipinge di rosa le vette innevate delle montagne
.

WR: C’è un atleta che ammiri?
NM: Mio fratello Carlo ha incarnato quell’atleta  lungo tutta la mia carriera.
Ho sempre ammirato la sua perseveranza nel sostenere l’allenamento e la stessa cosa la ritrovo qui in  David Crawshay. Sono molto simili, non sono giganti fisicamente ma dentro hanno l’acciaio. Guardo con ammirazione al grosso impegno che David ha profuso nei tre anni che hanno preceduto i Giochi Olimpici 2008.

Anche se non ha collezionato eccellenti risultati con il suo compagno Scott Brennan, hanno ottenuto il loro scopo che era quello di disputare la finale Olimpica. David è coraggioso  e la sua forte perseveranza è stata ricompensata con quello che è il più bel riconoscimento per un atleta. Spero di imparare molto da lui.

WR: Se tu non stessi praticando canottaggio che cosa faresti?
NM: Non riesco ad immaginarmi nei panni di qualcun altro. Mi rendo conto di avere tra le mani un buon pezzo di carta universitario, ma non sono ancora pronto per indossare giacca e cravatta per dirigermi in un ufficio del centro buio e soffocante.
Mi ricordo di essere stato un buon calciatore di talento ai tempi della scuola e qualche volta cerco di pensare a me stesso in quella veste, ma con risultati negativi, perché non so come gestirei  quei benefici aggiunti della vita che arrivano dall’essere una celebrità dello sport e non l’atleta che invece sono. Credo che il mio futuro fu scritto quel giorno in cui persi l’autobus che mi avrebbe portato al mio primo allenamento di calcio.

Fonte: FISA. Traduzione e adattamento: FIC