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Ugualmente diversi Intervista a tutto campo con i protagonisti della regata adaptive di Sabaudia. Commenti e valutazioni sul mondo dei diversamente uguali

sabato 26 Settembre 2009

Ugualmente diversi Intervista a tutto campo con i protagonisti della regata adaptive di Sabaudia. Commenti e valutazioni sul mondo dei diversamente uguali

Di Rosaria Cimino

SABAUDIA, 26 settembre 2009 – “Mi ha regalato la seconda parte della mia vita. Mi ha dato la forza per lavorare. Semplicemente, mi ha fatto ritornare a vivere”. Grinta, entusiasmo ed energia: questi, dunque, per Massimo Romiti, rappresentante della categoria Adaptive, i tre motivi fondamentali che lo hanno spinto ad avvicinarsi ed amare il canottaggio. Uno sport, quello remiero, in grado di restituire la passione per la vita, ma ancora troppo poco attento verso i “Diversamente Uguali”. “L’organizzazione qui a Sabaudia è stata magnifica ma molti, troppi, circoli non hanno partecipato. La gara è stata letteralmente disertata, soprattutto dalle organizzazioni del Nord, dove vince la logica per cui, se non sei tu a programmare l’evento, non sei tenuto a prendervi parte”, continua Romiti, convinto che, in questo modo, le promesse Adaptive, atleti validi e coraggiosi, saranno sempre destinate a rimanere nell’anonimato. Uno solo, dunque, il rammarico che affonda le sue radici nei Mondiali di Poznan: “…Vergognoso che le persone venute per assistere, non abbiano potuto sostenere i propri campioni. E’ stata una bella gara ma mancava del pubblico, l’elemento fondamentale. Se l’arrivo fosse avvenuto davanti agli spettatori, ci sarebbe sicuramente stato il primo posto”. Un parere, questo, condiviso anche da Francesco Picocco, vincitore del Campionato Italiano Adaptive e primo qualificato, oggi, ai Campionati Italiani di Società di Sabaudia. “Quando senti i ragazzini che gridano, che ti incitano, ti danno quella marcia in più per arrivare al traguardo”. Piacevole, stimolante, essenziale: è questo, allora, il ruolo che il pubblico gioca per i nostri campioni “Diversamente Uguali”. Conclude Picocco: “Gli ultimi metri sono sempre i più duri ma, col sostegno degli spettatori tutto si può affrontare: è a loro che devo un buon 50% dei miei successi”.

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