News

WorldRowing (FISA) elegge Giuseppe Vicino atleta del mese di ottobre

lunedì 12 Ottobre 2015

WorldRowing (FISA) elegge Giuseppe Vicino atleta del mese di ottobre

Foto FISA ©ROMA, 12 ottobre 2015 – Il capovoga del quattro senza azzurro campione mondiale 2015 ad Aiguebelette, Giuseppe Vicino, è stato scelto come atleta del mese di ottobre da WorldRowing.com, l’house organ della Federazione Internazionale di canottaggio (FISA). Pubblichiamo qui di seguito il testo in italiano dell’intervista dedicata al campione azzurro e realizzata da Debora Feutren e Melissa Bray (Ufficio Stampa FISA) in collaborazione con l’Ufficio Stampa federale. Per quanti volessero invece leggerla in inglese, il link al pezzo sul sito della FISA è il seguente:
http://www.worldrowing.com/athletes/athlete/34043/vicino-giuseppe

Quando hai iniziato a remare? Come hai scoperto questo sport?
La mia carriera da canottiere è iniziata nel 2006. Avevo 13 anni e non sapevo nulla di questo sport fino a quando mio fratello Antonio, tramite la scuola, ha iniziato l’attività al CRV Italia che poi diventò il mio circolo d’appartenenza. Mi innamorai all’istante di quelle barche che fluttuavano su quell’enorme specchio d’acqua e quindi mi buttai a capofitto sulla prima coppia di remi che mi capitarono d’avanti agli occhi; fremevo dalla voglia di uscire in quelle splendide imbarcazioni.

Hai praticato altri sport prima di iniziare a remare?
Il mio primo sport fu il calcio. lo praticai per un po’ di anni, anche se non ero molto bravo e non mi appassionava molto, perché lo facevo per stare con i compagni di squadra e divertirmi insieme a loro. Dopo di che mi avvicinai al nuoto che mi si addiceva di più per il mio fisico, anche se dovetti lasciare dopo 2 anni per difficoltà dovute agli orari scolastici.

Cosa rende speciale il canottaggio per te?
Il canottaggio mi trasmette tranquillità e pace che altri sport non riescono a darmi, sei immerso nella natura e colpo dopo colpo senti il fruscio dell’acqua che corre lungo lo scafo e ti fa sentire leggero come se stessi volando.
 
Quanto è popolare il canottaggio nella tua città, Napoli?
Il canottaggio a Napoli ha una lunga tradizione che nasce dai fratelli Abbagnale. Con i loro grandi risultati hanno permesso la diffusione di questo sport ed è forse anche grazie a loro se oggi pratico questo sport.

Come è stato per te il passaggio alla categoria agonistica d’ élite?
È stato abbastanza impegnativo. Andando avanti con gli anni ti accorgi che la categoria élite è davvero qualcosa di diverso rispetto alle altre; serve una grande preparazione fisica, tecnica e mentale. Competere con i migliori non è semplice e per farlo ho avuto bisogno di cambiare il mio modo di affrontare questa attività. Ho ancora molto da imparare per poter raggiungere i più grandi ma credo di essere sulla buona strada.

Dove ti alleni?
Pur essendo Napoletano ormai mi alleno nella mia città natale raramente. Infatti ormai mi divido tra Sabaudia, dove si trova la base delle Fiamme Gialle, la mia nuova società, e Piediluco, base operativa del centro nazionale.

Secondo te, quali sono gli elementi che hanno contribuito al successo della tua barca nel 2015?
Certamente è stato essenziale il lavoro svolto insieme nei 3 mesi precedenti il mondiale. Grazie alle gare di Coppa del Mondo siamo riusciti a trovare il feeling necessario per un grande mondiale oltre che ad acquisire esperienza e affiatamento. Ciò che ci contraddistingue è anche la fortuna di completarci un po’ a vicenda: essendo infatti persone molto diverse ma con un solo grande obiettivo ognuno di noi ha portato la sua unicità sulla barca permettendoci di fare un grande salto di qualità

Descrivi la tua finale ai Mondiali 2015
La finale del Mondiale è stata una gare preparata sotto ogni punto di vista. Dalla batteria il nostro unico obiettivo era di entrare in finale il prima possibile senza passare dai recuperi e cosi è stato. Dopo la vittoria della batteria e della semifinale però la tensione cominciava a farsi sentire. Inizialmente ero un po’ preoccupato, ma appena abbiamo poggiato la barca in acqua la tensione ha fatto spazio alla determinazione e ho subito sentito anche nei miei compagni la voglia di dimostrare davvero il nostro valore. All’ “Attenzione!” del giudice mi sono detto “adesso tocca a me, nessuno mi metterà i bastoni tra le ruote”, quindi al semaforo verde siamo partiti come schegge ed abbiamo preso il comando della gara. A 500 metri passiamo primi con l’Australia che iniziava a rientrare velocemente fino a portarsi al comando della gara a 1000m. Oltrepassata la metà gara ho sentito il capovoga australiano chiamare un allungo a cui abbiamo risposto con un rinforzo in acqua per non perdere il contatto. Conoscevamo bene la loro strategia dopo aver gareggiato spesso con loro e avevamo deciso di attuare una tattica diversa. A 700m abbiamo quindi chiamato un attacco e ci siamo avvicinati ai capofila. Dopo questo attacco, avendo visto di essere rientrati molto, ci siamo resi conto che potevamo portarci avanti. Ho deciso di aspettare gli ultimi 500m e appena siamo transitati oltre la boa dei 1500m ho urlato ai miei compagni “possiamo farcela, andiamo!”. Da lì in poi non ho fatto che incrementare il numero dei colpi e i miei compagni mi hanno seguito agguerriti fino agli ultimi 250m quando siamo partiti con la nostra chiusura a 45/46 colpi e abbiamo continuato ad incrementare fino alla linea del traguardo. Ce l’avevamo fatta “siamo campioni del mondo!”.

Come descriveresti i tuoi compagni di barca del quattro senza? Come vi completate a vicenda?

Matteo Lodo: lo considero come un fratello. Abbiamo affrontato insieme un sacco di competizioni perché voghiamo insieme da quando eravamo junior e abbiamo fatto sempre ottime gare. È divertente, simpatico e cordiale. Sulla nostra barca è importante perché è un vero talento. Nonostante la sua giovane eta si contraddistingue per la sua capacita di adattamento ad ogni ruolo. Dà un contributo importante in qualsiasi postazione tu lo metta perché riesce con le sue leve, la sua forza fisica e la sua impareggiabile tecnica e sensibilità a creare sempre la condizione migliore per dare il massimo. Quest’anno abbiamo capito che insieme siamo davvero una grande squadra e vorrei approfittare di questa occasione per ringraziarlo di tutti i momenti passati insieme, dentro e fuori dalla barca.

Matteo Castaldo: è un instancabile lavoratore, un vero stacanovista. Mette passione e si impegna in tutto ciò che fa, anche se con lui puoi sempre fare una risata. È pignolo e preciso, non permette che niente sfugga al suo controllo. Il suo contributo è quello di riportarci sempre all’ordine nei momenti in cui noi tre tendiamo ad essere troppo giocosi.

Marco Di Costanzo: le nostre strade si sono intrecciate più volte anche se mai in modo costante come con Lodo. Abbiamo affrontato insieme i primi passi in nazionale junior e abbiamo fatto insieme anche un mondiale under 23. Anche lui è un grande lavoratore e mette molta dedizione in ciò che fa. Non si arrende mai e riesce a competere per questo con persone che potrebbero sembrare fisiologicamente più dotate di lui. Anche lui è un tassello essenziale sulla nostra imbarcazione, è un ragazzo giocoso e vivace ma al tempo stesso molto determinato e si può dire che riesca a trasmettere la sua passione anche a noi altri

Quali sono i ricordi del tuo primo Campionato del Mondo, quando vincesti la medaglia di bronzo nell’otto junior nel 2009?
A quei tempi ero ancora molto giovane e sarebbe stata una grande soddisfazione anche solo poter rappresentare l’Italia ad un evento cosi importante. Ricordo che ero molto teso perché ero a capovoga della barca di punta della Nazionale e tutti riponevano in me grandi aspettative. Puntavamo a migliorare il quarto posto dell’anno precedente e con mia grande soddisfazione ci siamo riusciti, dopo un lungo punta a punta con gli USA in cui abbiamo avuto la meglio per soli 2 decimi. Un’emozione grandissima per quella medaglia inaspettata ma comunque molto desiderata e un ottimo inizio carriera che mi ha reso subito agguerrito e affamato di risultati.

Sei andato avanti vincendo un bronzo e poi un oro ai Mondiali Junior 2010 e 2011, sempre nell’otto. Come atleta junior, che cosa ti è piaciuto di più di questa barca?
Credo che la parte più divertente di questa barca sia il fatto di accorgersi di far parte di un grande gruppo. Come sempre in questo sport tutti ambivamo a grandi obiettivi, ma con la gioia e la spensieratezza che differenzia la categoria junior dalle altre. In quelle estati passate insieme in raduno a lavorare sono nate anche grandi amicizie che durano tuttora, come quella con Enrico d’Aniello, timoniere molto giovane ma già determinato che ora sta accompagnando l’otto senior per tentare di raggiungere un altro grande obbiettivo, la qualificazione dell’ammiraglia.

Il 2011 è stato un anno ricco di avvenimenti per te, quando hai vinto l’argento nel quattro senza ai Mondiali Under 23 e quindi l’oro nell’otto ai Mondiali Junior. Ti sei allenato con compagni diversi per ciascun campionato. Come si è svolta quella preparazione?
Nel 2011 puntavo a riuscire, come junior, ad entrare nella squadra under 23. Fu un percorso in parte un po’ complicato, ma sono sempre stato sostenuto in questo dal mio allenatore societario di quel tempo, Antonio Colamonici. All’inizio estate ho partecipato al raduno under 23 per preparare il quattro senza: in quell’occasione ho avuto modo di imparare molte cose dai miei compagni più grandi ed è stata un’esperienza che sono certo mi abbia aiutato anche nella conquista della vittoria al successivo mondiale junior. Durante il raduno junior, per me durato in realtà ben poco, ho trovato un otto che stava lavorando bene e che già faceva buoni tempi. Grazie al lavoro svolto dai miei compagni non è stato difficile integrarmi e nonostante mancasse poco al mondiale siamo riusciti in quei giorni a fare il miglioramento necessario per conquistare la medaglia d’oro.

Nel 2013 hai vinto la tua prima medaglia a livello senior – il bronzo in Coppa del Mondo a Lucerna, tagliando il traguardo quasi alla pari con l’Australia. Quali sono i tuoi ricordi di quella gara? In che modo quella prima medaglia vinta da senior ti ha ispirato per la tua carriera agonistica successiva?
La Coppa del Mondo di Lucerna fu la prima occasione per testare una nuova formazione dopo l’insuccesso del Campionato Europeo. Ricordo che dopo il successo nella batteria eravamo un po’ tesi, non sapendo il nostro reale valore ma la gara andò bene nonostante ambissimo a superare l’Australia. Quell’esperienza mi ha definitivamente fatto capire che potevo competere con le nazioni migliori e far parte del canottaggio d’elite.

Oltre alla pratica del canottaggio, stai studiando o lavorando?
Attualmente no, ma mi piacerebbe poter riprendere presto gli studi.

Hai qualche hobby?
Adoro la mia famiglia e penso che il miglior modo per trascorrere il mio tempo libero sia con loro. Colgo l’occasione per ringraziare tutta la mia famiglia ed i miei amici, in particolare Gianthomas T. Volpe e Andrea Ferrazzo

 
Come si svolge una tua giornata-tipo di allenamento?
La mia giornata-tipo di allenamento si svolge così. Sveglia alle 7 e in un’ora pronti per cominciare l’allenamento. Dopo 30min di riscaldamento a terra iniziamo il lavoro in barca. Finito l’allenamento, si fa la doccia e spesso si è già fatta ora di pranzo, quindi salgo in albergo, mangio e mi riposo un po’ prima di fare il secondo allenamento che solitamente è in palestra. Verso le 4 comincio a muovermi, con tutta la squadra, verso il centro e a seconda dei giorni faccio una parte di allenamento cardio e una parte di pesi. Dopo la cena, se sono in raduno, sto un po’ con i miei compagni di squadra fino a quando non è ora di ritirarsi in camera.

Come pratichi il cross-training?
Soprattutto nei periodi invernali, nel pomeriggio, il mio allenamento varia tra la corsa e la bicicletta. Devo dire che queste due attività mi permettono di svagare un po’ e mi aiutano a mantenere un buon livello di impegno in barca e un ottimo stato di forma.

C’è qualcosa che non può mai mancare nel tuo frigorifero?
Adoro la cucina napoletana, soprattutto quella di mia nonna quindi, nonostante non sia una cosa da mettere in frigo, per farmi contento mi basta avere una bella parmigiana di melanzane sulla tavola.

Se fossi un animale, quale saresti e perché?
Vorrei essere una tigre perché è un animale forte e autoritario nonostante sia sempre molto maestosa.

Come ti immagini tra dieci anni?
Mi piacerebbe aver messo su famiglia ed avere dei figli anche se nel frattempo mi piacerebbe essere a lavorare per le Olimpiadi del 2028.