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La nascita del campo di regata di Plovdiv

venerdì 16 Settembre 2011

La nascita del campo di regata di Plovdiv

PLOVDIV, 16 settembre 2011 – La nascita del campo di regata di Plovdiv si deve alla passione ed alla professionalità di una donna. Il suo nome è Svetla Otzetova, membro della commissione Eventi della FISA e medaglia d’oro alle Olimpiadi di Montreal 1976 nella specialità del doppio. L’ex vogatrice bulgara, oggi apprezzata dirigente ed architetto,  ha vinto anche il Mondiale 1978 a Lake Karapiro ed oggi si occupa di seguire l’attività dei Comitati Organizzatori di Mondiali ed Olimpiadi soprattutto in riferimento agli aspetti legati ai campi di regata.

Su WorldRowing.com si racconta proprio la nascita dell’impianto di Plovdid, ricavato all’interno di un canale artificiale lungo 2300 metri. “Prima del 1988, il campo di regata era lungo soltanto 1000 metri ed in Bulgaria le principali gare, come ad esempio il Mondiale Junior del 1981, si disputavano a Sofia”. La rivisitazione avviene a seguito dei Mondiali di canoa. “Nel 1989, le autorità locali decisero di portarlo a 2000 metri per puntare ad avere anche grandi eventi remieri: ci abbiamo messo sei anni per convincerle, il progetto risaliva infatti al 1983 anno in cui aspettavo la mia prima figlia”.

Svetla illustra le caratteristiche di Plovdiv. “Il livello dell’acqua è soltanto 20 centimetri al di sotto della strada e le corsie più esterne sono circondate da alberi che le proteggono dal vento. In tal modo ci sono condizioni uguali per tutti. L’area barche è funzionale alle esigenze degli addetti ai lavori, poi occorre aggiungere che questo campo di regata è molto popolare nella città, essendo molto vicino al centro. Molti cittadini ne approfittano per venire a correre oppure passeggiare nel parco. C’è poi un altro aspetto che lo rende unico: la vicinanza dei vogatori al pubblico, tra la prima corsia e la tribuna c’è una distanza pari a circa 10-12 metri”.

Per Svetla, le parole di stima del presidente FISA Denis Oswald. “Lei conosce perfettamente ciò di cui gli atleti hanno bisogno e cosa richieda una buona organizzazione”.