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125 anni dalle Olimpiadi di Atene 1896 e la Giornata Internazionale dello Sport

martedì 6 Aprile 2021

125 anni dalle Olimpiadi di Atene 1896 e la Giornata Internazionale dello Sport


ROMA, 06 aprile 2021 – Oggi, 6 aprile, è la Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace proclamata nel 2013 dall’Assemblea Generale dall’ONU. Una ricorrenza che, quest’anno, cade nel giorno del 125° anniversario della prima edizione dell’era moderna dei Giochi Olimpici del 1896 ad Atene.“Celebriamo questo anniversario in un momento in cui i valori olimpici di eccellenza, amicizia, rispetto e solidarietà sono più importanti che mai – l’affermazione del Presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Bach, che dice ancora – I valori che ci uniscono oggi sono gli stessi che ci hanno uniti 125 anni fa. I Giochi Olimpici ci ricordano che possiamo costruire un mondo pacifico e migliore attraverso lo sport e che siamo più forti se agiamo insieme. I Giochi hanno questo potere unificante unico che rimane vero oggi come lo era nel 1896_.


Quella del 1896 fu un’edizione delle prime volte, ma non in assoluto, poiché ad Atene 1896 parteciparono circa 241 atleti provenienti da 14 paesi (due terzi erano greci), con un maratoneta italiano, Carlo Airoldi, che si recò a piedi da Milano ad Atene per partecipare alla gara di maratona, ma la sua iscrizione non venne accettata, in quanto accusato di professionismo. Assenti le donne che fecero il loro debutto a Parigi nel 1900 e poi ancora con più di 11.000 atleti, provenienti da 206 Comitati Olimpici Nazionali, che hanno gareggiato ai Giochi di Rio 2016, mentre le prime Paralimpiadi estive si sono svolte a Roma nel 1960, seguite dai primi Giochi Paralimpici Invernali nel 1976 in Svezia. Insomma la storia dei Giochi Olimpici è costellata di prime volte come pure Tokyo 2020NE che, di fatto, è la prima edizione olimpica che si svolge in un anno dispari, è la prima che si svolge senza pubblico, la prima che si svolge con l’obbligo delle mascherine, la prima che si disputa in piena pandemia e, soprattutto, è la prima in cui non ci si può abbracciare, non ci si può dare la mano e non si può gioire per aver vinto una medaglia con conseguente “bagno” di giornalisti e pubblico festante.