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ROMA, 23 gennaio 2021 - Il nostro viaggio
celebrativo tra le medaglie degli Europei
Assoluti di Poznan dello scorso ottobre, si
conclude con quest'ultimo articolo. Oggi
trattiamo il doppio Pesi Leggeri maschile di
Pietro Willy Ruta (Fiamme Oro) e Stefano Oppo
(Carabinieri), ciliegina sulla torta dell’intera
spedizione azzurra in terra polacca. Un
equipaggio che nel corso del quadriennio –
divenuto ormai un quinquennio, per ovvi motivi –
non ha perso un’occasione, coronando la sua
competitività di questi ultimi anni vincendo la
medaglia d’oro continentale in una finale non
adatta ai deboli di cuore, come spesso ci hanno
abituati: 13 i centesimi di vantaggio sulla
Germania seconda classificata, 97 quelli sul
Belgio terzo.
Margini risicati che valgono però la prima
medaglia d’oro, dopo i tre argenti iridati
consecutivi e l’argento e i due bronzi
conquistati agli Europei. Tutte gare
indimenticabili per il capovoga Pietro Willy
Ruta, che non ha alcun rimpianto riguardo ai
tanti secondi e terzi posti degli ultimi anni,
ritenendosi in pace con sé stesso per tutto il
percorso sin qui compiuto: “Al termine di
ciascuna gara, anche quando l’oro ci è sfuggito
per pochi centesimi, sono sempre stato
soddisfatto, perché mi sono sempre sentito nelle
condizioni di dare tutto e di esprimermi al
massimo delle mie possibilità. È per questo che
non ho mai percepito alcun amaro in bocca per
tutti gli argenti e i bronzi vinti assieme a
Stefano prima di questa vittoria”.
In pace con sé stesso e con grande rispetto per
gli avversari, tanti e da ogni parte del mondo –
Irlanda, Germania e Belgio su tutte, ma anche
Francia, Norvegia e Australia – con i quali il
doppio leggero di Pietro ha condiviso il podio
mondiale ed europeo dal 2017 ad oggi, spesso
scambiandosi di gradino per pochi centesimi di
secondo. Il 2021 è l’anno dello scontro finale,
e Ruta sa che non può sottovalutare nessuno e
non si sente di temere una barca più delle
altre: “Siamo sempre stati molto vicini come
tempi, in questi anni spesso ci siamo ritrovati
punta a punta più con i tedeschi, ma non sono da
sottovalutare Norvegia e Belgio. Anche Spagna e
Polonia nelle gare tirano fuori il meglio,
mentre l’Irlanda l’abbiamo affrontata solo ai
Mondiali 2018 e 2019, quindi posso giudicarla
meno. Comunque nessuno è da sottovalutare, e
dobbiamo essere pronti a qualunque sorpresa”.
Pietro le spalle le ha coperte. Il suo prodiere,
Stefano Oppo, lo ha sempre seguito come
un’ombra, passando con lui al doppio pielle dal
quarto posto conquistato insieme ai Giochi
Olimpici di Rio 2016 nel quattro senza leggero.
Fino a Poznan, dove hanno vinto tutte e tre le
gare in programma: batteria, semifinale, finale.
Tre gare perfette. Ma una delle tre, lo è stata
più delle altre? La risposta per Stefano è molto
semplice: “Se c’è una cosa che ho imparato dopo
l’Olimpiade di Rio è che batteria e semifinale
possono essere delle gare perfette, ma quella
che conta è solo la finale. Ecco perché riguardo
a Poznan, le prime due sono state delle ottime
gare, ma sinceramente non mi ricordo neanche
bene come siano andate. La finale invece la
ricordo bene: è stata una gara molto bella,
gestita bene e nella quale abbiamo fatto quello
che ci eravamo prefissati a terra. Sapevamo che
la Germania aveva un buon serrate e che sarebbe
tornata sotto alla fine ma eravamo pronti a
contenerla. E per pochissimo ce l’abbiamo
fatta”.
Adesso Poznan è una bella medaglia d’oro che
splende nel ricco palmares di Stefano, che ora
punta ovviamente verso i Giochi di Tokyo. Una
marcia di avvicinamento nella quale non sente
ancora particolare pressione: “Non sento sulle
spalle il peso dell’oro europeo, anzi. È stata
quasi una liberazione, perché mi ha dato più
consapevolezza. In doppio con Pietro non avevamo
mai vinto un titolo, avevamo vinto solamente una
tappa di Coppa del Mondo del 2018, e ora invece
grazie al risultato di Poznan so di poter
vincere, cosa che negli ultimi anni era stata un
po’ un taboo. Comunque, sempre memore
dell’esperienza di Rio 2016, so che tutti alle
Olimpiadi si possono trasformare, quindi durante
la preparazione di quest’anno si dovrà trovare
il modo per dare ancora qualcosa in più per
essere così più veloci del 2020”.
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