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ROMA, 04 gennaio 2021 - Continuiamo a
trattare quanto avvenuto di positivo lo scorso
anno parlando di un’altra preziosa medaglia
conquistata all’Europeo Under 23 di Duisburg ed
arrivata dal quattro senza femminile,
imbarcazione composta da Khadija Alajdi El
Idrissi (CUS Torino), Benedetta Faravelli
(Carabinieri), Veronica Bumbaca (CUS Torino),
Giorgia Pelacchi (Fiamme Rosse). Le azzurre,
infatti, al termine di una finale con chiusura
al cardiopalmo, sono riuscite a mantenere alle
loro spalle le vogatrici olandesi, andando
addirittura a insidiare l’audace marcia della
Romania, purtroppo senza successo. Argento
quindi per l’armo italiano, che in realtà è
stato un po’ una scommessa, come ci spiega
Benedetta: “La preparazione, svolta presso il
centro remiero di Pusiano, si è tenuta nel
migliore dei modi, soprattutto grazie
all’organizzazione che ha provveduto ad ogni
nostra esigenza e ci ha consentito di lavorare
al meglio.
Relativamente alla barca, noi quattro ci siamo
trovate bene sin dalla prima uscita, tanto che
abbiamo poi mantenuto quella formazione.
Inizialmente l’idea era quella di farci
gareggiare in quattro con. Poi però in
allenamento abbiamo fatto dei buoni tempi in
quattro senza. A quel punto i tecnici ci hanno
chiesto se volevamo rischiare, affrontando
proprio in quattro senza l’Europeo. Abbiamo
rischiato ed è andata bene. Sono particolarmente
contenta anche perché questo per me era l’ultimo
anno nella categoria Under 23. In undici anni di
canottaggio questa medaglia è stata la conquista
più bella, una vera vittoria. È stata la
gratificazione per un anno di fatica, sacrifici
e difficoltà. E la vera soddisfazione è stata la
scoperta di questo equipaggio. Tutte noi abbiamo
condiviso la voglia di raggiungere l’obiettivo e
questo è stato veramente qualcosa di magico. Non
cambierei una sola cosa del percorso fatto con
loro”.
Prospettiva senior anche per Giorgia, che, con
Benedetta, condivide l’entusiasmo per il podio:
“Intanto voglio sottolineare che il risultato
non era per nulla scontato, visto l’alto livello
che ormai si è raggiunto in questa specialità.
Ad ogni modo, la medaglia è stata importante per
diversi aspetti. Intanto era il mio ultimo anno
in Under 23 e portare a casa una medaglia era la
cosa che volevo di più per chiudere al meglio la
categoria. L’aver vinto in quattro senza, poi, è
stato un ulteriore motivo di gioia: parliamo
infatti di una specialità olimpica, oltre che di
una barca a cui sono particolarmente legata per
il mio trascorso. Altra soddisfazione è stata
salire sul podio con questo equipaggio: ragazze
meravigliose che, oltre ad essere ottime
compagne di barca, sono anche grandi amiche.
Con Khady avevo già gareggiato assieme nel 2016
sull’otto e avevamo vinto la medaglia di bronzo,
è stato bello riaverla in barca. Veronica è
stata una scoperta! È la prima volta che facevo
barca con lei ed è stato molto divertente. Con
Benedetta è un po' diverso, conquistare una
medaglia con lei è un emozione senza eguali. Nel
corso degli ultimi due anni infatti abbiamo
condiviso lo stesso percorso, fatto di gioie e
dispiaceri. E questa medaglia è stata la nostra
ciliegina sulla torta che ci ha permesso di
coronare il nostro percorso tra le Under 23. Per
entrambe è stata anche un po’ un rivincita
personale. Insomma, questa unica medaglia mi ha
ripagato l'intero anno di sacrifici, una sola
gara ha ribaltato le sorti di un'intera
stagione! Spero infine che questa medaglia sia
un punto di partenza per i futuri impegni che mi
porteranno a gareggiare nella categoria Senior”.
E chiedendo a Khadija cosa, invece,
rappresentasse per lei questa medaglia, la
risposta è netta: “Una rivincita - e aggiunge
l’atleta torinese - il 2019 infatti era stato il
mio primo anno senza maglia azzurra. Essere
riuscita a partecipare al raduno, ma sopratutto
aver avuto l’occasione di gareggiare in una
delle specialità più competitive in barca con
delle persone fantastiche e salire sul podio, è
stata una grande soddisfazione. Con le mie
compagne ci siamo subito trovate, anche perché
personalmente avevo condiviso già alcune
esperienze con ciascuna di loro: Veronica
Bumbaca è la mia compagna di società, con
Giorgia Pelacchi ho condiviso la mia prima
esperienza internazionale junior nel 2016 e con
Benedetta Faravelli avevo vissuto già alcuni
raduni.
Credo che uno dei nostri punti di forza fosse
proprio il fatto che andassimo molto d’accordo,
eravamo in sintonia e soprattutto, in ogni
uscita in barca, ci divertivamo tantissimo. Dopo
che è stata definita la formazione ufficiale, le
aspettative erano alte. Ero molto determinata e
sapevo che insieme saremmo riuscite a fare
qualcosa di importante, però allo stesso tempo
sapevamo che era una delle specialità più
competitive e che le avversarie sarebbero state
altrettanti forti”. Per quanto si possa far bene
in allenamento, non si ha mai la piena
consapevolezza del valore della propria barca
finché non si saggiano con mano le avversarie.
L’odore del podio però, per le atlete del
quattro senza, si è fatto sentire quasi subito,
come spiega Veronica:
“Il momento in cui ho realizzato davvero che
eravamo un equipaggio valido e che, quindi,
avremmo potuto prendere una medaglia, è stato
dopo le batterie. Sin dagli ultimi giorni del
raduno avevamo fatto una sorta di scaletta degli
equipaggi più forti, che sono quelli con cui
abbiamo gareggiato la prima giornata. Una volta
battuti due di quelli, ci siamo accorte che
potevamo essere una barca da podio, ed è stata
una grande soddisfazione. Abbiamo infatti
lavorato tutti i giorni, fin dall’inizio,
mettendo sempre il massimo di noi stesse, ma
soprattutto divertendoci. Abbiamo costruito
questo risultato palata dopo palata, migliorando
giorno dopo giorno e lo abbiamo fatto ridendo,
non c’è mai stato un giorno in cui non ci siamo
divertite. Credo che questo sia stato il nostro
vero punto di forza”.