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Focus sulle Società Remiere: la Società Canottieri Argus 1910

domenica 1 Novembre 2020

Focus sulle Società Remiere: la Società Canottieri Argus 1910


ROMA, 01 novembre 2020 – Per il Focus di oggi andiamo in Liguria, a Santa Margherita Ligure, per conoscere da vicino la Società Canottieri Argus con centodieci anni di storia remiera per essere stata fondata nel 1910. A presiedere il sodalizio c’è Claudio Marsano impegnato, con il suo staff, a promuovere il canottaggio tra i giovanissimi di Santa Margherita Ligure. Prima di dialogare con Marsano, facciamo una breve sintesi storica che vede la società iniziare le proprie attività già prima della prima guerra mondiale. L’Argus ottiene, infatti, buoni risultati a livello agonistico e nel 1925, proprio dalle acque di Santa Margherita Ligure, arriva il primo titolo italiano nel quattro jole senior. Un inizio scoppiettante poiché di lì a pochi anni arrivano i titoli di campione d’Europa 1926, vinto nel quattro con a Lucerna (Svizzera), e agli Europei del 1927, svoltisi a Como, con le due medaglie d’oro vinte nel quattro con e nel quattro senza. Dopo la seconda guerra mondiale la società si riorganizza nel migliore dei modi ingaggiando come allenatore, fino agli anni 70, Francesco Pittaluga, olimpionico a Berlino ’36. Negli anni ’80 si inizia a sviluppare il settore giovanile dal quale emergeranno numerosi atleti di buon livello.


Negli anni ’90 emerge la coppia Porcile-Pescia che riesce ad arrivare quarta ai Campionati del Mondo Junior fino ad arrivare al 2010 quando Veronica Paccagnella conquista il titolo italiano Esordienti e partecipa alla Coppa della Gioventù vincendo tre ori nel quattro senza e nell’otto e poi nel 2011 salirà sul secondo gradino del podio dei Campionati del Mondo Under 23. Ora, dopo la mareggiata del 2018 che ha causato notevoli danni al sodalizio con la perdita di barche e pontili, l’Argus continua a calcare le scene remiere nazionali. Entrando nel vivo del dialogo chiediamo al Presidente Marsano se l’infezione pandemica, che purtroppo sta tornando prepotentemente in una seconda ondata, ha lasciato strascichi nella sua società?: “Assolutamente sì e sono stati molti. Strascichi che coincidono anche con l’abbandono di più del cinquanta per cento degli atleti anche perché, non disputando gare, i ragazzi non hanno avuto stimoli a continuare”.


Lei ritiene, quindi, che la pandemia da Covid-19 abbia generato un certo cambiamento anche nelle nostre abitudini, in genere, e nei canottieri in particolare? “Non può essere altrimenti. Alcuni cambiamenti sono anche positivi poiché si igienizza di più, mentre c’è più consapevolezza del pericolo, almeno dalla categoria cadetti in su. I cambiamenti in peggio si riscontrano soprattutto nella mancanza di prospettive future da parte di tutti e, in special modo, dei giovani che sono disorientati”. Presidente, i progetti che aveva intenzione di sviluppare per 2020 è riuscito a ricuperarli oppure li ha rimandati al prossimo anno? “I nostri progetti consistevano, e consistono tuttora, nel sopperire ai danni della mareggiata 2018 che, in piccola parte, persistono tutt’ora, per il resto siamo riusciti ad attirare circa 30 atleti che sono quasi all’80% delle nostre capacità di gestione”.


Quest’ultima parte della stagione remiera, ricuperata in corsa, si è quasi conclusa, la sua squadra come l’ha affrontata? “Con tanta voglia di fare e in parte si sta concludendo con la partecipazione alle ultime gare che hanno generato soddisfazione sia negli atleti e sia nei dirigenti. Avevamo tutti bisogno di un po’ di positività”. Presidente secondo lei come si potrebbero aumentare i tesserati nei vari sodalizi e, conseguentemente, anche nella Federazione? “Ritengo che nella maggior parte degli altri sport i ragazzi si confrontano almeno una volta alla settimana con altri atleti, come ad esempio succede nel calcio , nella pallavolo, nella pallacanestro, nel rugby, ecc. Io consiglierei, o meglio, cercherei di incentivare un campionato regionale che preveda almeno una gara ogni 15, 21 giorni oppure premiare chi addirittura organizza campionati sociali. In questo modo i giovani sarebbero più allettati dal canottaggio poiché avrebbero momenti di confronto come avviene in altre discipline sportive”.


Come vede il futuro del canottaggio nella sua Regione oltreché a livello nazionale? “Purtroppo non brillante, anche perché l’impossibilità di utilizzare il campo di Genova Pra’ – che comunque per noi è un disagio per la lontananza – ci ha penalizzati oltremodo sia per gli allenamenti e sia per l’organizzazione di competizioni. In questo modo tutto diventa più complicato sia a livello locale che nazionale”. Tra gare virtuali e ritorno alla normalità il canottaggio pare essere uscito indenne dalla prima ondata pandemica, ma ora siamo nel pieno della seconda ondata. Come sta affrontando con la sua società questa criticità? È riuscito a mantenere le “vocazioni” remiere ed a continuare a fare corsi? “Purtroppo è come dice lei: siamo in piena seconda ondata e questo non è sicuramente positivo. Siamo, per ora, riusciti con grande fatica a continuare a lavorare tenendo conto di tutte le giuste precauzioni che devono essere prese per arginare questa piaga mondiale”.


Ha una ricetta da suggerire per un canottaggio moderno e al passo con i tempi? “Non ho ricette perché non esiste una ricetta, credo però che debba essere intensificato il calendario di gare in maniera da non lasciar passare molto tempo nello svolgimento tra l’una e l’altra. In questo modo ritengo che si possano tenere e mantenere i ragazzi facendoli continuare a remare per competere”. Si parla sempre più insistentemente del coastal rowing da inserire nel programma olimpico e quindi di un suo sviluppo, lei ritiene che questo possa essere un volano per promuovere ulteriormente il canottaggio lungo lo Stivale? “Forse sì, poiché per noi che ci alleniamo sul mare potrebbe essere un’opportunità maggiore per avvicinare più giovani a questo meraviglioso sport. Rimane il problema però delle risorse economiche per le quali servirebbe incentivi a fondo perduto o comunque risorse che ci aiutino a continuare a svolgere questa attività sportiva”.


Il pararowing sta prendendo sempre più piede nelle società remiere e il canottaggio è considerato uno sport inclusivo e adatto ad ogni disabilità. Secondo lei quale comunicazione/informazione andrebbe favorita nei confronti degli aspiranti atleti e atlete per spiegare e far comprendere ancora meglio questa opportunità? “Noi come Argus abbiamo già, dal novembre 2019, sottoscritto un accordo per promuovere il canottaggio con i residenti di una comunità ANFFAS di Rapallo (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/ o Relazionale) e avevamo iniziato con quattro ragazzi, ma la pandemia ci ha bloccati. Questa è stata una situazione che ci ha amareggiato oltremodo”. Presidente Marsano, cosa significa oggi, e con le normative attuali, essere il Presidente di un sodalizio sportivo e, nella fattispecie, di una società remiera? “Prestare la propria azione dirigenziale con grande abnegazione, dedicare molto tempo specialmente nel promuovere questo sport tra la cittadinanza, sia giovane che meno giovane, e ricercare sponsorizzazioni in quanto l’attività comporta spese continue che altri sport non hanno”.


Presidente nel concludere, riprendendo quello che lei ha detto in altra domanda, dopo la mareggiata che nel 2018 ha colpito la sua Società, chi l’ha aiutata e a che punto è il ritorno alla normalità e quindi alla piena efficienza della SC Argus 1910? “Collegandomi alla domanda precedente, faccio sempre lo stesso esempio, cosi si comprende meglio come lavora un presidente: nell’ottobre del 2018 siamo stati colpiti dalla mareggiata di notevole intensità, perdendo otto singoli tipo 7.20, un quattro jole con danni alla fiancata, numerosi remi rotti, danni al carrello porta imbarcazioni e al portone del deposito imbarcazioni che è divelto e gli arredi degli spogliatoi sono andato distrutti, ecc. Fatto questo elenco dico subito che dalle Amministrazioni statali, dal CONI, ecc, l’Argus ha avuto zero euro nonostante siano state fatte numerose richieste. Per risalire la china abbiamo dovuto inventare cene di beneficienza, oltre a raccolte di fondi da privati, e piano piano stiamo ritornando a condurre la Società al 70%. Questa purtroppo è la politica italiana che a parole sostiene lo sport, ma in realtà otteniamo sempre zero euro”.

Speciale “Focus sulle Società Remiere”