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Olimpiadi di Anversa 1920. La rinascita dopo la guerra e le prime medaglie per il canottaggio

venerdì 14 Agosto 2020

Olimpiadi di Anversa 1920. La rinascita dopo la guerra e le prime medaglie per il canottaggio


ROMA, 14 agosto 2020 – L’Europa ferita dalla guerra, alle prese con una difficile ricostruzione, tra sofferenze e sacrifici, fece da corollario ai Giochi della VII Olimpiade. I valori dello sport contro l’immane tragedia causata da un conflitto assurdo, rappresentarono la rinascita, la voglia di ripartire dopo un periodo buio che aveva portato morte e devastazione. La scelta di Anversa, quale sede dei Giochi Olimpici del 1920, arrivò un po’ a sorpresa, il Belgio aveva subito ingenti danni e buona parte delle sue città erano da ricostruire, ma quella scelta ebbe un alto valore simbolico. La Grande Guerra colpì indiscriminatamente anche il mondo dello sport, che pagò a caro prezzo la malvagità umana. Almeno 115 atleti, in gara tra il 1896 ad Atene e il 1912 a Stoccolma, persero la vita nei combattimenti e lo stesso movimento olimpico fu costretto, suo malgrado, a non far disputare la VI edizione dei Giochi in programma a Berlino nel 1916. Il CIO, all’unanimità, ufficializzò la scelta della città fiamminga – a scapito di Lione – nella sessione dell’8 aprile 1919 a Losanna, mentre il Comitato Organizzatore, in poco più di un anno, riuscì nell’impresa di pianificare la manifestazione, stabilendo una sorta di primato.


I Giochi si disputarono dal 14 agosto al 12 settembre 1920, con il prologo di una settimana (dal 23 al 30 aprile) dedicato ai tornei olimpici di hockey e pattinaggio su ghiaccio. Ventinove i paesi partecipanti, per un totale di 2664 atleti (2587 uomini e 77 donne), impegnati in 155 gare afferenti a 25 discipline sportive. Furono escluse Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria e Turchia, uscite sconfitte dalla guerra, mentre, la Russia, seppur invitata a partecipare, non volle aderire. Ci fu spazio per nuovi sport, quali l’hockey su prato, il pattinaggio di velocità su ghiaccio e lo sci di fondo, che poi non si disputò, così come il golf che rinunciò all’ultimo. La maratona fu confermata nonostante le tristi vicissitudini di Dorando Pietri a Londra 1908 e la tragica morte del portoghese Francisco Lazáro a Stoccolma 1912. Notevolmente corposo, quindi, il programma di tiro, con ben 21 prove al Beverloo Camp (a 75 km da Anversa), che fece storcere il naso a più di qualcuno, con la stampa che scrisse: “Ad Anversa si è sparato più che a Verdun”. Ostenda, inoltre, fu designata quale sede per la vela e il polo.


Il 14 agosto 1920, preceduta dall’omelia del cardinale Mercier nella Cattedrale di Nostra Signora, si svolse, al Kielstadion, la cerimonia di apertura. Re Alberto I°, con la Regina e i figli, fu accolto dall’allora Presidente del CIO, Pierre de Coubertin e dal Conte Henri de Baillet-Latour, tra i principali promotori della candidatura belga con il Barone Edouard de Laveleye. La sfilata degli atleti, in rigoroso ordine alfabetico francese, fu preceduta da un colpo di cannone. L’Australia fece il suo ingresso per prima e, come da tradizione, i padroni di casa del Belgio entrarono per ultimi. L’Italia sfilò per la prima volta con la divisa azzurra, in omaggio ai colori di Casa Savoia, con lo schermidore livornese Nedo Nadi in veste di portabandiera. La squadra era composta da 161 uomini, ma soprattutto da una donna, Rosetta Gagliardi, la cui presenza segnò una tappa fondamentale per la storia dello sport nazionale. Fu la prima donna italiana a partecipare ad un’Olimpiade. Al termine della dichiarazione di apertura dei Giochi da parte del Re, la cerimonia proseguì con alcune novità introdotte proprio in occasione dei Giochi di Anversa. Una serie di prime volte. Sul pennone salì la bandiera olimpica a cinque cerchi, cui seguì il volo delle colombe come simbolo della pace, con la benedizione del Cardinale che fece da preludio al giuramento olimpico, letto dallo schermidore Victor Boin.


Le gare di canottaggio si disputarono sul canale di Villeward, poco distante da Bruxelles. Nel programma remiero olimpico c’erano cinque specialità: singolo, doppio, due con, quattro con e otto. L’Italia partecipò con tre equipaggi: il singolista Nino Castelli (Canottieri Lecco), il doppio di Erminio Dones e Pietro (o Pier Antonio) Annoni (Canottieri Milano) e il due con di Ercole Olgeni, Giovanni Scatturin e Guido De Felip al timone (Canottieri Bucintoro). Fu proprio il due con a vincere il primo titolo olimpico nella storia remiera italiana, dopo un avvincente punta a punta dall’inizio alla fine dei 2000 metri con i francesi Poix e Bouton, campioni europei in carica. Il singolista Castelli esce quasi subito nel turno eliminatorio, mentre il doppio vinse l’argento dietro all’armo statunitense formato dall’italoamericano Paul Costello e John B. Kelly, padre di Grace la futura Principessa di Monaco (Kelly poco prima aveva già vinto la medaglia d’oro nel singolo). Elaborazione fonte CONI

I risultati del canottaggio alle Olimpiadi di Anversa 1920

ORO Due con (Canottieri Bucintoro) Ercole Olgeni, Giovanni Scatturin e Guido De Felip-timoniere

ARGENTO Doppio (Canottieri Milano) Erminio Dones e Pietro -o Pier Antonio- Annoni

Eliminato Singolo (Canottieri Milano) Nino Castelli

Nelle foto in b/n: il due con medaglia d’oro (in alto, il famoso bacio dopo la vittoria) e l’arrivo del singolo nel canale olimpico di Villeward