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Focus sulle Società Remiere: Il CUS Catania

giovedì 16 Luglio 2020

Focus sulle Società Remiere: Il CUS Catania


ROMA, 16 luglio 2020 – Torniamo ancora in Sicilia per incontrare un altro presidente di un Centro Universitario Sportivo. Dopo Palermo ci spostiamo nella parte orientale della Sicilia per parlare con Luigi Mazzone Presidente del CUS Catania, un sodalizio che annovera quindici discipline sportive compreso il canottaggio. Il Presidente Mazzone è anche componente del Consiglio del CUSI, presieduto da Antonio Dima, ed ha un passato come schermidore e, nella vita lavorativa, svolge la professione sanitaria come medico presso l’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Universitario di Tor Vergata. Al Prof. Mazzone chiediamo subito di illustrarci i progetti che il CUS Catania stava predisponendo prima del lockdown:


“Prima della chiusura per la pandemia da Covid-19 come CUS Catania c’era un mondo in movimento. Io venivo fuori dalle elezioni di novembre 2019 con il CUS che proveniva da due anni di commissariamento. Abbiamo iniziato a lavorare programmando l’attività con l’inizio del 2020 ed integrando moltissimo la progettualità rispetto al passato. Ovviamente ci siamo dovuti fermare quasi subito e, praticamente, non abbiamo potuto fare nulla. Abbiamo 15 sezioni agonistiche con una progettualità molto importante e tra queste anche la sezione canottaggio. Con il lockdown tutto è andato in stand by. Anche i progetti sul potenziamento dell’impiantistica, riguardante la struttura ubicata nel porto di Catania, sono stati fermati dal Demanio. Un potenziamento partito con la mia presidenza, ma purtroppo rimasto fermo a causa della pandemia, come anche tutte le attività tecniche e agonistiche”.


Presidente in ogni modo pare che tutto stia tornando, seppur a fatica, alla normalità, come hanno vissuto il periodo di quarantena i suoi tesserati? “Alzi la mano chi l’ha vissuta bene. Ma proviamo a fare una riflessione: chi ha avuto la fortuna di essere in quarantena, e quindi lavorava in smart working, o chi aveva uno stipendio ha potuto vivere questo periodo di chiusura anche in maniera piuttosto soft. Chi invece lavorava in ambito sportivo, o non aveva un lavoro che gli permetteva di operare da casa, è stato fortemente penalizzato. Quindi siamo stati tutti male e chiusi anche se ligi a quello che veniva emanato a livello governativo. In Sicilia, a Catania, la situazione è stata migliore che altrove e la grande tragedia che si è vissuta al Nord non è stata vissuta nella mia Isola. In ogni modo al CUS, essendo medico e pensando alla salute di tutti, ho anticipato la quarantena chiudendo tutto all’inizio di marzo e sospendendo tutte le attività. Il CUS Catania, infatti, è stata la prima Società della Sicilia orientale a chiudere per tempo”.


Ora che le aperture sono oramai generalizzate, lei ritiene di poter ripristinare i progetti iniziali, peraltro mai partiti, con una ripartenza più agevole? “Assolutamente sì. Riprenderemo in mano i progetti che abbiamo sospeso e, nel caso, li miglioreremo ulteriormente. Questo è il momento della ripartenza e chi ha voglia può fare sicuramente meglio di prima. Ora è il momento di rilanciare e non è il momento di stare seduti e quello che può succedere lo vedremo, ma dobbiamo ripartire pensando al 110 per cento e non limitarsi di farlo al 60%. L’Italia deve ripartire, noi del CUS dobbiamo ripartire, lo sport in genere deve ripartire e bisogna farlo alla grande bruciando, da buoni atleti e sportivamente parlando, i possibili avversari. Il CUS Catania è tornato più forte di prima!”.


Secondo lei questa pandemia ha cambiato il modo di condividere la passione per il canottaggio e se sì in che modo? “Questa crisi pandemica ha cambiato tutto, ma forse anche in meglio perché l’averci tenuti lontano dall’acqua e dalle barche, privati delle nostre sensazioni, e non essere stati liberi di vivere il mare ci ha resi più forti e questo ritengo valga per tutti. Dico questo perché chi ha la passione per qualcosa, in genere, o per lo sport, in particolare, non vede l’ora di tornare a fare, a correre, a giocare, a remare, a gareggiare e quindi lo fa con più ardore. Chi è animato da vera passione ha alimentato la voglia interiore di fare di più e anche meglio. Il tecnico fermo per tre mesi torna e ha voglia di fare meglio e di più, come pure gli atleti che hanno la voglia di fare e di fare sempre meglio. La pandemia ha fatto crescere in noi l’adrenalina di tornare all’agonismo e di svolgere tutte le nostre attività al meglio. Quindi ritengo che la pandemia ci ha cambiato in meglio”.


Senta Professore, lei è un neo Presidente, ma è un dirigente sportivo di esperienza, per cui le chiediamo quanto sia importante il canottaggio nel CUS Catania: “Nel mio CUS il canottaggio è uno sport di fascia alta; come dirigente lo è anche Lorenzo D’Arrigo, il mio tesoriere, che rappresenta il canottaggio e, quindi, è uno sport di fascia alta che gode di un impianto di primo ordine, con tecnici e atleti di grande rilevanza agonistica. Ritengo, quindi, il canottaggio tra i due, tre sport di punta delle quindici discipline praticate nel CUS Catania”.


I Centri Universitari Sportivi, cosi come li conosciamo, nascono nel dopoguerra e hanno avuto lo scopo di promuovere la pratica dell’attività sportiva a favore di tutti gli studenti universitari. Lei ritiene che nel terzo Millennio abbiano ancora questa grande importanza? “Assolutamente sì. Io sono componente del Consiglio CUSI e vogliamo fortemente rilanciare il mondo sportivo universitario. Vogliamo riaffermare i CUS nei territori poiché sono fucina di campioni. Dal CUS Catania, ad esempio, sono nati miracoli sportivi di diversi sport: tra questi mi piace ricordare l’oro vinto dal compianto Angelo Arcidiacono alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 nella disciplina della sciabola a squadre. Insomma, il mondo sportivo universitario è il futuro, ma i CUS si devono riadattare al presente progettando il futuro e il nuovo consiglio del Cusi, come ho detto prima, vuole rilanciare fortemente lo sport universitario”.


Presidente nel concludere, in considerazione della sua professione, ci può confermare che si può tornare a fare sport in sicurezza? “Se noi cerchiamo la sicurezza al cento per cento, siccome il cento per cento in medicina e nella prevenzione delle malattie infettive non esiste, non può esistere neanche nello sport e nella vita di tutti i giorni. Una percentuale di rischio c’è sempre, ma io penso che non si può stare fermi ad aspettare. Io sono contrario ai faciloni, alle persone che non rispettano le direttive impartite. Vanno rispettate le direttive governative, del Coni e delle Federazioni, ma non appena ci sono le condizioni bisogna necessariamente tornare a fare la nostra attività giornaliera, tornare a fare gare, tornare a remare e regatare. E proprio il canottaggio va praticato più di altri perché si fa all’aria aperta e, quindi, è più facile da svolgere. Se si ferma il canottaggio cosa devono fare gli altri sport? Non potranno certo ripartire a breve e questo lo dico anche da medico, per cui è necessario tornare a remare e gareggiare. Io ho riaperto il CUS in sicurezza e con i tecnici che rispettano le regole”.

Speciale “Focus sulle Società Remiere”