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I 60 anni del “Sistema Albano” raccontati da David Owen

domenica 5 Luglio 2020

I 60 anni del “Sistema Albano” raccontati da David Owen


ROMA, 05 luglio 2020 – Oggi è stato pubblicato sul blog “inside the games” un interessante articolo storico, dal titolo “Parallel lines: The 60th anniversary of rowing’s Albano system” che, di fatto, celebra il “Sistema Albano” inventato da Maurizio Clerici insieme a Mario Peccia. A raccontare la storia di come sia venuta l’idea ai due architetti italiani è David Owen, editorialista che ha lavorato con il Financial Times per venti anni ed oggi è un freelance, ma continua a scrivere di sport. Owen, grazie all’aiuto dell’Architetto Franco Bovo, che ha lavorato con Clerici ed è il figlio di Mario Bovo, l’allenatore degli otto italiani alle Olimpiadi di Melbourne 1956 e di Roma 1960, e di Pietro Lapertosa, all’epoca giovane canoista e oggi, grazie alla sua azienda – la Tegysport – continua a progettare, montare e mantenere il Sistema Albano, racconta le drammatiche gare olimpiche di Melbourne 1956 durante le quali l’Italia venne penalizzata, proprio per una scarsa segnaletica del percorso, e del vento che flagellò il campo.


Clerici, che era in gara con gli azzurri, inizio a pensare come poter delimitare il campo di gara e, dopo vari studi, riuscì a convincere tutti e montare, per i Giochi di Roma 1960, l’avveniristico campo di gara sul lago di Albano dal quale prese il nome e divenne il “sistema Albano”. Mentre l’interessante articolo completo si può leggere a questo link, riportiamo un breve stralcio di come, secondo Owen, era stato concepito il sistema Albano: “…per gli appassionati di sport che si svolgono sulla terra ferma, per i quali la delimitazione della superficie di gioco non comporta nulla di più complesso di una ruota traccialinee, vale la pena soffermarsi un attimo sulla grandezza dell’impresa ingegneristica rappresentata dal sistema Albano.


L’infrastruttura necessaria consisteva in 14 pile di cemento armato, sette alle due estremità del campo di gara, affondate nel letto del lago in due linee a intervalli di 30 metri, e sette cavi sommersi, ciascuno attaccato a 40 boe di plastica bianche e rosse, allungati dalle pile all’inizio, zona partenza, a quelli vicini al traguardo a 2000 metri di distanza. Gli argani fornivano una tensione sufficiente per mantenere i segni delle sei corsie così formati. L’installazione di questo nuovo sistema di marcatura ha suscitato molto interesse nella preparazione dei Giochi.


All’epoca Pietro Lapertosa era un giovane atleta che partecipava ai campionati italiani junior di kayak e, “come tutti – ricorda – ero affascinato nel vedere una distesa di boe ordinatamente posizionate per formare le corsie. Sono rimasto particolarmente colpito – continua – e quando ero libero dall’allenamento ho seguito da vicino l’installazione del percorso di gara”. Un progetto italiano che, dopo 60 anni, è ancora funzionale e inimitabile. Negli anni solo qualche accorgimento qua e là gli ha consentito un lieve maquillage, ma di fatto il “Sistema Albano” rimane il “Sistema Albano” del 1960.

Nelle immagini, dall’alto in basso, Roma 1960 – Prima installazione del sistema Albano; foto dell’otto azzurro a Roma 1960 (tratta da sito leolimpiadiditalia); Maurizio Clerici; foto dei piloni oramai fuori dall’acqua per l’abbassamento del livello del lago.

Parallel lines: The 60th anniversary of rowing’s Albano system questo link