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Focus sulle Società Remiere: la Canottieri Rumon Salaria Village

martedì 23 Giugno 2020

Focus sulle Società Remiere: la Canottieri Rumon Salaria Village


ROMA, 23 giugno 2020 – Quando si incontra il Presidente Aldo Antonini e si inizia a parlare di canottaggio allora ti rendi conto che ci si trova di fronte ad un appassionato del canottaggio e del fiume in cui lo pratica. Nella Canottieri Rumon Salaria Village c’è tutto questo poiché il Presidente Antonini, partendo dal nome arcaico del Tevere, Rumon appunto, ha costruito una realtà nella quale far confluire persone che amano andare in barca senza barriere e senza limiti. Iniziamo il dialogo con lui, come consuetudine del resto, chiedendo di farci conoscere i programmi che hanno subìto lo stop del lockdown: “A parte le attività ordinarie di canottaggio incentrate sulla crescita e lo sviluppo psico-fisico dei giovani atleti, e sulla valorizzazione di quelli potenzialmente utili a livello nazionale, il nostro impegno era particolarmente incentrato sul canottaggio pararowing per atleti diversamente abili sia fisici che intellettivi, relazionali, sensoriali.


Il Progetto ‘Cresciamo Remando Insieme’, nato 3 anni fa, era in costante sviluppo e focalizzato sulla parola ‘crescere’. Partendo, infatti, dalle specificità di ogni ragazzo imposte dalla propria disabilità, sin dal 2018, avevamo avviato un progetto costruttivo cercando di stimolare e sviluppare le potenzialità di ogni ragazzo per il raggiungimento di un maggiore benessere personale e familiare attraverso un processo di inclusione globale con i ragazzi normodotati e sotto il controllo e supervisione di uno psichiatra ed una psicologa. Il tutto supportato dall’esperienza del nostro Direttore Tecnico Giovanni Santaniello e dalla costante formazione, da parte dei medici di cui sopra, dei nostri allenatori Carlos Lourenco, Gianmarco Di Re, Pierfrancesco Itri e Stefano Panke”.


Presidente, come avete vissuto lei e i suoi tesserati questo periodo di quarantena? “Abbiamo cercato di rendere meno stressante psicologicamente il periodo di quarantena per i nostri ragazzi, sia normodotati e sia quelli diversamente abili, assegnando loro settimanalmente programmi di allenamento da svolgere in casa. Per il nostro atleta d’interesse nazionale abbiamo curato in modo specifico la sua preparazione assegnandogli un remoergometro per i programmi e i test di allenamento. Per gli altri, utilizzando tutti gli strumenti di comunicazione disponibili, abbiamo cercato di verificare singolarmente lo stato di esecuzione delle attività affidate anche se, spesso, i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative specie per i ragazzi diversamente abili”.


Pensa di poter ripristinare i programmi iniziali e di svilupparli ulteriormente? “In questo momento dico che abbiamo perso un anno per quasi tutti i ragazzi ad eccezione di quello d’interesse nazionale che, in qualche modo, è riuscito a portare a compimento la sua preparazione. I nostri progetti iniziali potranno essere sicuramente ripristinati ma, purtroppo, si sono verificate situazioni che rendono molto difficile, per ora, la normale ripresa delle attività”. Una sua valutazione sulle gare virtuali organizzate dalla Federazione durante il lockdown? “La valutazione è sicuramente positiva perché con queste gare la Federazione è riuscita a dare stimolo alla lunga e solitaria preparazione, specie per gli atleti di punta”.


Pensa di poter riuscire ad affrontare l’ultima parte della stagione remiera 2020? “Rispondo in maniera secca: non so!! Rispondo in questo modo perché non so se riusciremo a sopravvivere ed a continuare le nostre attività. Rimane comunque il fatto che non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare i ragazzi promettenti sia normodotati che diversamente abili. Ma una cosa vorrei sottolineare, se mi è consentito, ed è questa: l’insensibilità delle persone, degli enti, delle società e delle istituzioni ai problemi dei ragazzi diversamente abili non è tollerabile. Tutti ne parlano, tutti si riempiono la bocca di parole e di ipotetici interventi ma pochissimi poi s’impegnano seriamente per portare questi ragazzi a livelli di autonomia tali da renderli indipendenti, nel tempo, anche lontano dalle loro famiglie. Purtroppo la situazione che si è venuta a creare per la nostra società è tale che, probabilmente, 18 ragazzi saranno costretti a terminare il loro programma di crescita inclusiva per l’impossibilità di proseguire nelle attività remiere. Questo è il cruccio più grande che mi porto dentro”.


Speciale “Focus sulle Società Remiere”