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Una traversata in barca per ricordare le vittime della stazione di Viareggio e della Moby Prince

martedì 16 Luglio 2019

Una traversata in barca per ricordare le vittime della stazione di Viareggio e della Moby Prince


LIVORNO, 16 luglio 2019 – Una traversata col “Quattro con” del Tomei-Sportlandia effettuata il 1 giugno, Livorno-Viareggio, 5,30 il tempo impiegato, dalle 14 alle 18,30 in memoria del decennale delle 32 vittime della stazione di Viareggio e nel ricordo delle 140 vittime della Moby Prince. Il diario di bordo scritto da Sandro Lulli. “Diario di bordo di una traversata: faticosa, esaltante ma soprattutto carica di significati, commovente. Ogni colpo di remo, per noi, era un fascio di luce indirizzato sulla strage della stazione: 32 vittime per le quali, da dieci anni, i parenti chiedono giustizia, perché quel vagone di Gpl logoro e maledetto e a velocità folle cancellò vite, speranze, sogni. E ne distrusse altre, quelle dei sopravvissuti e dei parenti.


Come dicevano i navigatori greci, ciò che la terra divide, il mare unisce e noi cinque (Valter Bollati, Diletta Vallery, Vittorio Pasqui, Mauro Martelli e io) che rappresentiamo il G.S. Vvf. Tomei, portiamo a Viareggio anche il ricordo dell’altra strage, ancora in attesa di conoscere i colpevoli: quella della Moby Prince. In tutto 172 vittime. E ne sentiamo il peso civile. Le abbiamo a bordo con noi, tutte. E a bordo con noi abbiamo gli sguardi di Loris Rispoli e di tutti coloro che rappresenta da 28 anni; e quelli di Marco Piagentini, Daniela Rombi, Giuseppe Bonuccelli e tutti gli altri dell’Associazione.


Alle 18,15 si plana su Viareggio, deviazione a destra come il volo di un gabbiano, 5 nodi, barca equilibrata e sincrona, dopo quasi 5 ore e mezzo di voga. Al nostro fianco una moto d’acqua con due Vigili del Fuoco gentilissimi, dietro invece la barca appoggio condotta da mio figlio Vito in contatto telefonico con il nostro d.t. Stefano Lari e con Giuseppe Bonuccelli), a bordo anche Michela Longo, addetta ai rifornimenti e alle dirette Facebook e il medico dott. Massimo Ficini, sempre pronto a darci consigli e a individuare possibili cedimenti (con sé anche il defibrilatore). Eppure durante quelle ore avevamo avuto problemi: dolori, contratture, crampi. Tutto superato.


Inoltre la barca dopo Bocca d’Arno si era piantata. Onde più alte, corrente contro, acqua dura (come si dice in gergo). Dai cinque nodi si era passati a poco più di tre, come ci aveva informato Vito che leggeva il navigatore. Mauro Martelli, al timone (che si è alternato ai remi con Diletta, secondo copione, e un po’ con Valter), intuisce il momento e ci carica: “Pensiamo che tra poco indosseremo le maglie delle vittime di Viareggio…”. E quella frase ci ricarica, tocca le corde dell’orgoglio. E’ come un secchio d’acqua gelida sul viso di uno che ha perso i sensi. Ci rimettiamo subito in media. Poi San Rossore, Marina di Vecchiano, onde anche di un metro.


Iniziamo a parlare un po’ tutti, a dirci che ciò che provavamo noi era una stupidaggine in rapporto a cosa continua a vivere chi ci stava aspettando a Viareggio. Io racconto la storia di Marco Piagentini. Vittorio fa altre considerazioni umane di grande spessore. E così ci mettiamo alle spalle anche Marina di Torre del Lago mentre ci vengono incontro due mezzi dei Vigili del Fuoco, poi una motovedetta della Guardia Costiera, che già a Livorno ci aveva accompagnato per un miglio.


Ingresso nel porto, poi nel canale che separa il Marina dalla Passeggiata. Sui moli gente ad applaudire, a gridarci “bravi”, a mimare il cuore. Intravedo e saluto anche l’ex senatrice Sara Paglini (che ci filma e scatta foto), uno dei motori della Commissione parlamentare al Senato che ha riaperto il caso-Moby. Rivivo le scene incredibili viste alla Vogalonga a Venezia nel 2014. Poi le sirene dei mezzi dei Vigili del Fuoco che squarciano l’aria afosa, ancora applausi, mentre a banchina avevamo tutti gli amici de “Il Mondo che Vorrei” sopra le teste a salutarci a mostrarci il loro affetto, la loro riconoscenza e noi a ricambiare. Persone stupende. Scendiamo andiamo alla statua di Matteo Valenti, il ragazzo vittima del lavoro 15 anni fa e abbracciamo sua madre, Gloria Puccetti, consigliere comunale a Viareggio e presidente Nazionale dei Comitato Stragi, donna di grande sensibilità.


Eravamo partiti alle 13 in punto dalla cantina del Vigili del Fuoco: tesi, emozionati, preoccupati perché il maestrale stava rinforzando e lo avremmo avuto al mascone di sinistra (quindi onde, resistenza all’avanzamento, salti dello scafo, difficoltà a remare e a tenere la rotta), ma concentrati e motivati. Al mattino alla lapide delle vittime della Moby, al porto di Livorno, avevamo abbracciato idealmente il gruppone dei ciclisti viareggini e livornesi molti della squadra Uappala capitanati da Marco Sammuri: il popolo delle due ruote silenzioso, abituato al sacrificio e alle sofferenze. E avevamo abbracciato tanti amici, anche il collega Luca Salvetti col quale ho condiviso anni e anni di storia del Livorno Calcio; salutato i volontari della SVS capitanati da Piero Tomei, stretto la mano a decine di Vigili del Fuoco che festeggiano l’ottantesimo anno della fondazione del corpo.


E ora, invece, siamo a Viareggio, nella sala del Museo della Marineria: un gioiello. Riabbracciamo Marco Piagentini, Daniela Rombi e Giuseppe Bonuccelli che ci donano “quella” maglia-reliquia dell’Associazione che indossiamo subito; il presidente del Museo Sirio Orselli, gentilissimo, ci consegna la bandiera e una piccola ancora, simbolo correlato al mare. Per Diletta _ che a Livorno era stata fotografata insieme all’altra unica donna ciclista arrivata da Viareggio _ uno splendido bouquet di fiori col nastro tricolore. La tensione si allenta, arriva l’emozione, la commozione. Arrivederci Viareggio, da noi cinque “vogatori pazzi” e da tutti quelli che ci hanno aiutato ad arrivare sin tra le vostre braccia. Sandro Lulli