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Partecipato convegno al Panathlon di Gorizia sullo stato del canottaggio italiano e regionale

mercoledì 27 Giugno 2018

Partecipato convegno al Panathlon di Gorizia sullo stato del canottaggio italiano e regionale


TRIESTE, 27 giugno 2018 – Il Panathlon Gorizia ha dedicato al canottaggio il suo annuale convegno, svoltosi nel bellissimo auditorium del Museo della cantieristica di Monfalcone, presente il sindaco Anna Maria Cisint, ospitando l’atleta italiano che ha conquistato il maggior numero di medaglie olimpiche nella disciplina. Relatore principale è stato, infatti, Rossano Galtarossa, che ha partecipato a sei edizioni dei Giochi Olimpici conquistando un oro, un argento e due medaglie di bronzo, sfiorando inoltre un altro podio per pochissimi centesimi.


Stimolato nella presentazione dalla Presidente del Club, Prof.ssa Michela Sanzin, il pluriolimpionico ha ripercorso la sua ultraventennale carriera sportiva, caratterizzata da un costante desiderio di rimettersi in gioco per conoscere e cercare di superare i propri limiti. “La bacheca – ha sintetizzato Galtarossa – è ciò che hai saputo fare, non quello che sai fare oggi.“. E in base a questo convincimento, dopo l’oro conquistato a Sidney nel 2000, l’ultimo del canottaggio italiano, il campione ha sentito scattare dentro di sè la scintilla che gli ha consentito, quattro anni dopo, di salire nuovamente sul podio olimpico di Atene conquistando una medaglia d’argento insperata. A quel punto, ormai trentaduenne, sembrava giusto ritirarsi. Dopo una pausa piuttosto lunga, tuttavia Galtarossa ha cercato stimoli diversi, sperimentandosi su una nuova imbarcazione (dal 4 senza al doppio), ovviamente con un diverso equipaggio, arrivando a conquistare a Pechino, a 36 anni, la sua quarta medaglia olimpica: un altro bronzo. Si era fatto trovare pronto anche per l’appuntamento di Londra nel 2012, ma qualche frizione con il direttore tecnico azzurro (che forse subiva la personalità del suo atleta) lo hanno relegato al ruolo di riserva, che Galtarossa ha accettato con disciplina, soffrendo in silenzio per l’undicesimo posto oltre il quale, senza il suo apporto, i suoi compagni, non riuscirono a classificarsi.


“Rispetto a quando ho iniziato la mia carriera – ha concluso Galtarossa – il canottaggio oggi è migliorato e anche la cultura degli atleti e molto progredita. Oggi si cercano con molta sicurezza esperienze di studio e di sport all’estero, con una crescita maggiore sotto ogni profilo. Oggi, però, è più complicato raggiungere risultati come quelli che ho raggiunto io, perché in ogni paese il canottaggio è cresciuto e ci sono molte nazioni emergenti. Oggi in una Olimpiade non si può sbagliare nulla, nemmeno le prime qualificazioni: un errore rischia di compromettere l’esito dell’intera competizione.“.


Che oggi la disciplina sia di fatto uno sport “a 360 gradi”, lo ha confermato la successiva relazione di Massimiliano D’Ambrosi, Presidente regionale della FIC, che ha illustrato i moltissimi campi nei quali il canottaggio regionale è impegnato. Oltre alle attività agonistiche, la Federcanottaggio collabora con la scuola e ogni anno circa quattromila studenti vengono a contatto con questo sport e si sperimentano ai remi. Molta attenzione viene dedicata quindi ai giovani, con una rappresentativa regionale che conquista ogni anno una ventina di medaglie. Importante è anche l’attività internazionale, che ha visto la riscoperta della famosa regata Esagonale di Trieste, lanciata nel 1958 in piena “guerra fredda” mettendo a confronto equipaggi italiani, jugoslavi e austriaci, rilanciata in tempi più recenti con un confronto annuale a livello di under 14 di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Slovenia, Croazia e Austria. Ma forse quel che dona maggiore soddisfazione ai dirigenti federali è l’impegno per il sociale, con l’organizzazione degli Special Olympics, che mettono in relazione lo sport e la disabilità psichica: “Un’esperienza davvero emozionante per tutti noi” ha concluso D’Ambrosi.

L’attenzione ai giovani è stata messa in evidenza anche dall’ultimo relatore del convegno, lo storico del canottaggio Franco Stener, secondo il quale sarà necessario da parte di dirigenti, allenatori e anche famiglie “gestire” in maniera più prudente la crescita degli atleti dai 14 ai 16 anni, quando lo sviluppo di qualità fisiche può indurre a qualche scatto in avanti troppo brusco col rischio di “bruciare” talenti che andrebbero invece fatti crescere per gradi.

Ai margini del convegno di Monfalcone, il governatore dell’Area 12 del Panathlon, Mario Ulian, ha ricordato la figura del dirigente del Panathlon Pietro Pinto, scomparso improvvisamente nel 2017, consegnando la somma raccolta nel nome di Pinto tra i Club del Friuli Venezia Giulia a Rino Chinese, Presidente dell’Unione italiana Ciechi e Ipovedenti di Udine, indicata dalla famiglia Pinto, che ha partecipato alla consegna.

(Fonte Panathlon Club Gorizia)

Ufficio stampa FIC FVG