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L’ammiraglia azzurra è bronzo iridato. Il ricordo dei protagonisti, con uno sguardo al 2018 e oltre…

martedì 24 Aprile 2018

L’ammiraglia azzurra è bronzo iridato. Il ricordo dei protagonisti, con uno sguardo al 2018 e oltre…


ROMA, 24 aprile 2018 – Sarasota, stato della Florida, Stati Uniti d’America. Domenica 1° ottobre 2017. Si compie un miracolo atteso un decennio: l’otto azzurro, al termine di una finale dirompente, sale sul podio dei Mondiali Assoluti. E’ medaglia di bronzo a 45 centesimi dagli americani padroni di casa medaglia d’argento e con 33 centesimi di vantaggio sull’Olanda, che resta giù dal podio. Il titolo mondiale va alla Germania, che stacca gli azzurri di due secondi. Riviviamo quei momenti, con uno sguardo alle prime gare del 2018 e agli impegni che ancora attendono l’ammiraglia azzurra, nelle parole dei protagonisti. Il capovoga di quella barca è Leonardo Pietra Caprina (CC Aniene), 20 anni appena e una grande responsabilità: guidare l’ammiraglia azzurra a un Mondiale che si rivelerà storico.


Onori e oneri per lui: “Stare davanti a 20 anni non è facile, è stato un ruolo impegnativo perché ho dovuto letteralmente tenere a bada sette cavalli con poca esperienza internazionale Senior visto che Sarasota era la mia terza gara tra i grandi dopo Lucerna e l’Europeo. Anche per questo quindi tutto assume una valenza maggiore, ma è stato impegnativo, e al tempo stesso mi sono divertito tantissimo. Nessuno era consapevole di poter fare quella impresa. Siamo partiti volenterosi e convinti di poter conquistare la finale, quello era l’obiettivo. Poi vista la batteria e gli avversari, ci siamo detti che potevamo andare oltre quell’obiettivo, e abbiamo preso questa medaglia che per noi è un bellissimo punto di partenza verso Tokyo”.


Alle sue spalle, tra i sette cavalli c’era Davide Mumolo (SC Elpis), anch’egli fondamentalmente alla prima esperienza internazionale da Senior. Un ragazzo che addirittura aveva iniziato la stagione agonistica senza sapere se l’avrebbe conclusa: “Sono entrato in corsa dopo aver concluso gli studi universitari a marzo, e sono stato inserito in questo progetto solo con l’idea di migliorare, e salire di livello, senza pretesa. Lavoravamo infatti a testa bassa, senza assilli relativi al risultato risultato. Poi in estate visti tempi e velocità abbiamo iniziato a credere nella finale, che per noi era già un grande risultato. A Sarasota invece dopo le eliminatorie abbiamo iniziato a credere nel miracolo, che poi si è verificato. Ora siamo in preparazione per la nuova stagione, dalle prime gare abbiamo già visto che avremo tanti avversari e tutti agguerriti”.


Uno che esperienza internazionale da Senior già ne aveva, e non poca, è Mario Paonessa (Fiamme Gialle), che però aveva conquistato medaglie ai Mondiali in barche olimpiche solo nelle categorie minori, mentre tra i grandi gli era sempre sfuggita: “E’ vero! La medaglia Senior in barca olimpica mi era sempre sfuggita. Nel 2017 ad essere sincero sapevo che ci saremmo divertiti, perché i tempi in allenamento erano buoni, anche rispetto al resto della squadra, ma non pensavamo di arrivare a questo risultato. Abbiamo incominciato a renderci realmente conto delle nostre potenzialità dopo la batteria, del tutto inaspettata, dove abbiamo realizzato di essere veloci al tal punto da aspirare ad una medaglia. Prima della finale ci siamo ripetuti di fare una gara sulle nostre potenzialità… ed alla fine ci siamo riusciti”.


Dietro Mario Paonessa, l’Italremo schierava Bruno Rosetti (attualmente al CC Aniene ma al mondiale con la SC Ravenna). Una sorpresa, visto che dopo una promettente carriera nelle Nazionali giovanili, si era fermato. Sette anni di stop. Ma poi cosa lo ha spinto, dopo anni fermo, a riprendere a 30 anni accettando una sfida nella quale in pochi all’inizio avrebbero creduto di poter vincere? E perché di punta poi, lui che era sempre stato un vogatore di coppia: “Ho ripreso dopo così tanto tempo perché tornato in Italia da tutte le esperienze all’estero, c’erano i Campionati Italiani a Ravenna. Era maggio o giugno e così la SC Ravenna, la società nella quale sono nato e mi sono affermato e per la quale sono stato tesserato fino all’anno scorso, mi chiese se volessi parteciparvi con i loro colori. Non toccavo un remo da sette anni, ma essendo i campionati in casa li feci, arrivai secondo in doppio e lì mi si accese la lampadina della sfida di riprendere a remare.


Poi a dire il vero smisi subito, finché Francesco Fossi non mi chiese di fare il Meeting con lui in doppio. Dopo quella gara lì mi hanno chiamato in raduno, ci ho provato e così è cresciuta sempre di più la mia motivazione. Vorrei andare all’Olimpiade. Non lo nego, è ciò che voglio, penso che sarebbe una bella storia da raccontare: uno smette per sette anni di remare, torna e dopo tre anni va ai Giochi Olimpici, magari portandosi via anche un bel regalino… Quello è l’obiettivo. Ricominciare dalla punta è stata un’idea del DT Cattaneo, e così mi ha messo sull’otto. Era una sfida anche per lui, che è riuscito a creare un bel gruppo motivato, arrivato poi a quel bellissimo bronzo conquistato negli Stati Uniti, giunto lavorando tutti quanti insieme. Ripartire dalla punta non è stata una mia scelta, non mi ci sarei mai buttato, non avevo mai preso un remo di punta in mano nella mia vita! E’ stata anche questa una sfida nella sfida, divertente, motivante perché sono sempre più convinto che il mio obiettivo sia andare a Tokyo e portarmi via una medaglia, in qualsiasi barca sia. Anche perché non posso essere l’unico in casa a non aver fatto un’Olimpiade visto che la mia ragazza ne ha fatte tre portandosi a casa due medaglie. Devo fare almeno un’Olimpiade, altrimenti poi non posso più entrare in casa…”. 


Oggi, come ha detto Mumolo, l’ammiraglia azzurra è nel mirino di tanti avversari, tutti agguerriti e desiderosi di scalzarla dal podio mondiale. Il primo assaggio internazionale del 2018 è stata la gara di Amsterdam, della quale a farci un bilancio è Paolo Perino (Fiamme Gialle), impegnato con Paonessa sull’ammiraglia della Finanza proprio contro i suoi compagni di Sarasota: “E’ stata una gara strana, come lo è formula, che porta alla graduatoria finale secondo un particolare coefficiente e non in base ai risultati. Ero sull’otto delle Fiamme Gialle con Mario, io lui e sei vogatori di coppia, ai quali abbiamo cercato di trasmettere le sensazioni che ci avevano portato alla medaglia in America l’anno scorso sull’otto azzurro. Abbiamo vinto tre gare su quattro ma nonostante ciò in virtù dei coefficienti abbiamo perso, ma è stata una bella esperienza.


Tuttavia tra le prime uscite ufficiali del 2018 mi piace segnalare quella di Torino alla D’Inverno sul Po. Mi sono divertito molto perché dopo aver svolto la preparazione invernale in due senza, rimettere piede sull’ammiraglia è stato emozionante. Rinascono i confronti, le litigate, le opinioni divergenti ma vengono anche messi a punto gli obiettivi stagionali, si rivivono le velocità e i piani vincenti. Tutto lascia presagire un gran lavoro che saremo chiamati a svolgere per ripetersi, e i tre cardini sono appunto il lavoro, la pazienza e la fiducia. Avremo bisogno di tutto, e per questo faccio l’in bocca al lupo a tutti, tecnici compresi, per ciò che ci attende”.


Luca Parlato (Marina Militare), dei nove vogatori era l’unico ad aver conquistato un titolo mondiale assoluto, quello del 2013 in Corea del Sud nel due con. Una medaglia ben sicuramente annovera belle differenze con il bronzo di Sarasota, di minor valore dal punto di vista del metallo, ma giunto su barca olimpica: “Le emozioni delle due gare sono diverse ovviamente. L’oro del 2013 è stato un bel punto messo a segno nella propria carriera, ma non così determinante.


Un buon risultato certo, ma non eccezionale. Invece il bronzo sull’otto sta avendo dei risvolti successivi: gratificazioni che vengono dopo, essere visto in maniera diversa come atleta.Inoltre si tratta di una base per far partire un progetto più ampio. Ora si alza l’asticella, la finale o una medaglia non possono più essere l’obiettivo massimo. Ora si punta a un risultato migliore, e mi fermo qui”. Anche Emanuele Liuzzi (Fiamme Oro) punta a un risultato migliore. Forte di essere il veterano dell’otto – fa parte della barca dal 2013 – ed avendone vissuto l’evoluzione da dentro in questi anni: “Abbiamo iniziato questo progetto nel 2013, con una squadra molto giovane che aveva tanta voglia di dimostrare che anche l’Italia poteva avere un otto competitivo, ma dopo i primi risultati negativi ottenuti, ci siamo resi conto che non era così facile come credevamo.


Eravamo un po’ sfiduciati per l’anno successivo, soprattutto nell’inverno, quando ci siamo allenati da soli a Roma per il progetto otto, e in quel periodo è stato fondamentale Vittorio Altobelli, che nonostante i risultati negativi ha sempre creduto nelle potenzialità del gruppo e della barca. I fatti poi gli hanno dato ragione perché nel 2015 l’otto è riuscito ad entrare in finale e sfiorare la qualifica olimpica per pochi centesimi. Nel 2016 con la squalifica della Russia, l’ammiraglia viene ripescata e si avvera il sogno di ogni atleta, quello di partecipare ai Giochi Olimpici. Dopo l’esperienza di Rio sembrano cambiar le aspettative per il futuro, il gruppo parte più determinato, più deciso, e con la base del quadriennio passato siamo riusciti nel formare un otto molto competitivo, che ci ha permesso di conquistare una medaglia al Mondiale a Sarasota, facendoci prendere più coraggio e determinazione per i prossimi impegni”.


Alcuni dei quali, come sappiamo – Heineken ad Amsterdam, il Meeting Nazionale con ospite la Romania, il Memorial d’Aloja – si sono già svolti e in cui l’otto azzurro si è misurato la febbre sui possibili avversari della stagione. Un bilancio lo fa Cesare Gabbia (SC Elpis): “La prima impressione è che il Meeting sia andato bene, perché comunque a dispendi abbiamo battuto le altre barche lunghe, nonostante l’inverno in due senza ci abbia rallentato molto. Dobbiamo recuperare ancora il giro dell’otto, la contrazione della palata, ci dobbiamo un po’ riabituare insomma. Stesso discorso per il Memorial, abbiamo percepito di essere indietro, ma due senza e quattro senza stanno camminando bene dunque in prospettiva anche l’otto dovrebbe riprendere a viaggiare, speriamo meglio dell’anno scorso. Il gruppo è buono, ha voglia di fare e quindi credo che già iun Coppa del Mondo vedremo un otto diverso e che saprà farsi valere”.


La conclusione è affidata a Enrico D’Aniello (attualmente RYC Savoia, ma al mondiale con la SC Amalfi), il Caronte di tutti gli otto – e non solo – azzurri, da Junior a salire, degli ultimi anni. Il timoniere che dopo anni di successi nelle categorie giovanili, in un colpo solo ha trovato la prima partecipazione olimpica e poi il podio iridato assoluto: “Ho realizzato due sogni: Rio, dove avremmo fatto una bellissima gara se ci fossimo qualificati regolarmente e se l’avessimo preparata a modo, e non arrivandoci improvvisamente a causa della squalifica della Russia per doping, e poi la medaglia mondiale. Sono il timoniere della squadra Senior dal 2014, e sono fiero di esserlo.


Ci siamo arrivati lottando in raduno a Piediluco con grandissime imbarcazioni come due senza e quattro senza, e adesso penso che affronteremo bene le prossime gare con la mia squadra, Coppa del Mondo, Europei e infine il Mondiale, sperando di fare sempre meglio e di qualificare al più presto la barca per Tokyo, dove sicuramente potremmo fare nettamente meglio che a Rio. Sono contento della mia carriera sin dalle prime vittorie da Junior in Nazionale, ma la medaglia da Senior ti riempie il cuore. Questo lo so io come lo sanno i miei compagni, e insieme continueremo a lavorare duramente per fare del nostro meglio”.