Il Grande Fiume, l’amore di una vita
Il Grande Fiume, l’amore di una vita
MILANO, 27 settembre 2016 – Il Po, la grande arteria pulsante che ha dato vita nei secoli allo sviluppo della Valle Padana, e oltre 150 anni fa culla del nascente canottaggio italiano, nei giorni scorsi ha richiamato ancora l’attenzione su ciò che induce a fare, tanto da far realizzare a “La Stampa” un servizio su una particolare iniziativa di un canottiere dell’Armida.
Antonio Savella, impropriamente definito “lo spazzino del Po”, per lo slancio con cui si è buttato a depurare il grande “Padus” dalle immondizie ed altri simboli di inciviltà che lo stanno soffocando, e che andrebbe meglio citato per l’amorevole attenzione al Grande Fiume, “amore di una vita”.
“Da molte settimane – riferiva Savella a Letizia Tortello che ha realizzato il reportage – mi irritava vedere il Po in uno stato pietoso, invaso dai rifiuti che si fermano nelle mitiche alghe”. Ed ecco scattare la molla dell’impegno concretizzato con passione: esce ai remi del “canoé” mettendo in barca un paio di sacchi vuoti, che poi saranno debordanti al rientro per bottiglie di vetro e di plastica che tanti incoscienti buttano nell’acqua.
La scorsa settimana su iniziativa cremonese si è svolto un convegno sul tema “un nuovo futuro per la navigazione sul Po: proposte ed idee”, al quale ha partecipato anche il presidente della Canottieri Armida Gianluigi Favero sul tema del “Rapporto tra società canottieri ed il Po”. Ed ecco che su un argomento di tanto valore Antonio Savella viene a portare una sua testimonianza particolare. E chissà – data anche la particolare iniziativa contemporanea della pattuglia di cicloturisti partiti da Venezia per arrivare a Torino al Salone del Gusto (22-26 settembre) – forse ha anticipato il succo dei progetti di valorizzazione del bacino padano argomento del convegno quali “Navigabilità, intermodalità con i percorsi ciclabili, attenzione alle attività croceristica, ludica e sportiva”. Argomenti del resto in sintonia con i principi del “Fisa World Rowing Tour” e che magari, dopo il successo organizzativo dello scorso anno sul lago Maggiore, vista l’attenzione generale, potrebbe sfociare in una prossima edizione sul Po, se proprio non da Venezia a Torino (o viceversa), almeno da Cremona a Torino (pur dando adito al ricordo di tante iniziative dei canottieri torinesi in discese del Po, vuoi limitate a Venezia, vuoi allungate a Trieste e oltre, oppure come la Crociera a remi da Torino a Roma del 1928 via Adriatico, Ionio e Tirreno ad iniziativa della Canottieri Cerea (ma forse i 3050 Km su 2 mesi di navigazione sarebbero un po’ tantini).
Ferruccio Calegari