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Il quattro con LTAMix decimo nella piccola finale

domenica 11 Settembre 2016

Il quattro con LTAMix decimo nella piccola finale

RIO DE JANEIRO, 11 settembre 2016 – Il percorso preparatorio per le Paralimpiade di questa barca è stato un “travaglio” continuo con diverse formazioni per arrivare all’attuale. Un percorso che, nonostante tutto, è stato portato a termine dopo che, in primavera, si è verificata l’esigenza di sostituire tutta la componente femminile per motivi che sono stati ampiamente trattati nelle colonne di canottaggio.org e che è pleonastico, in questo momento, sottolineare nuovamente. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e nessuno cerca alibi, ma la situazione del canottaggio Para-Rowing è piena di piccoli dettagli che fanno la differenza ogni giorno. L’Italia torna a casa, per quanto riguarda questa specialità, con la certezza di aver fatto tutto quello che si poteva fare con le persone che il caposettore e l’allenatore di riferimento avevano a disposizione. Rimane la grande generosità profusa da parte di Luca, Valentina, Tommaso, Florinda e Peppiniello nel rimanere sempre concentrati e con la consapevolezza di dover onorare la maglia che hanno indossato con grande orgoglio. Un orgoglio che ognuno di loro ha evidenziato, in maniera diversa, nelle dichiarazioni rilasciate in questi giorni e, soprattutto, in quelle contenute in questo pezzo che serve solo, ed esclusivamente, per invitare tutti ad applaudire questi atleti ed atlete che hanno messo cuore e passione in quello che hanno fatto.

Il primo a parlare è Luca Lunghi che afferma con tenacia e convinzione che: “Tremo ancora dall’emozione perché per me si conclude un percorso lungo più di tre anni e probabilmente si conclude anche la mia carriera ad altissimo livello. Oggi abbiamo dato ancora di più rispetto a ieri e personalmente sono riuscito a raggiungere un limite che mi ero prefissato di raggiungere in finale e, invece, l’ho raggiunto nella piccola finale. A conclusione di tutta questa Paralimpiade stellare, ho pensato di interpretare tutto con questa chiave di lettura nella quale si evidenzia che la medaglia d’oro la vince un solo equipaggio e già il secondo deve continuare a lavorare e migliorare sé stesso per poter rubare il posto al primo. Questo è come nella vita: inciampiamo però dobbiamo essere pronti per ripartire. Nello stesso momento però sono molto felice poiché abbiamo avuto molto seguito e molte persone che ci hanno seguito, e questo non solo per il quattro con ma anche per Fabrizio ed Eleonora, ci hanno supportato spingendo anche tutto il movimento intero. Questo mi rende soddisfatto poiché per me questa è la medaglia che ho vinto qui a Rio e per questo ringrazio tutti quelli che ci hanno sostenuto e aiutato durante questa Paralimpiade. Li ringrazio uno ad uno per tutto questo calore, come ringrazio tutta la Federazione che ci ha seguito e sostenuto, il Presidente che ha trepidato con noi, i miei tecnici Dario, Cristina e Giovanni con i quali ho condiviso questo lungo periodo. Grazie a tutti!”.

Dopo Luca, a parlare è la prodiera, la numero quattro, quella che più di altri sente vicino le urla di Peppiniello, ed è proprio a Valentina Grassi che chiediamo di renderci partecipi delle sue emozioni e di quanto straordinario sia partecipare alle Paralimpiadi: “Sono stata travolta dall’emozione e quello che mi sento ora di affermare e che ringrazio subito Florinda, Tommaso, Luca e Peppe per aver condiviso con me un percorso accidentato che abbiamo avuto, è innegabile, però questo è un equipaggio da dieci e lode, ma anche di più e quindi un dieci e lode con tante stelline. Per me è stata la prima Paralimpiade con tante emozioni e, seppur sbattuta a destra e a manca, tutto questo mi rende felice poiché volevo fortemente essere qui sin dal 2013 e, alla fine, ci sono riuscita. Quindi sono molto contenta e, a prescindere dal risultato, ho vissuto esperienze indimenticabili”.

Continuando con i dialoghi con questi straordinari atleti che non hanno mai avuto un attimo di cedimento, parliamo con la capovoga Florinda Trombetta che è stata cooptata nell’ultima parte di raduno e che ha dimostrato, alla sua seconda partecipazione Paralimpica, di essere in grado di reggere in confronto con gli avversari. In particolare ha affermato che: “Sono soddisfatta perché quella di oggi ritengo sia stata una bella gara poiché, durante tutti i mille metri, ho sentito la grinta e la determinazione in ognuno dei miei compagni. Ho sentito la voglia di arrivare e di fare il meglio che potevamo ed è per questo che sono soddisfatta di aver partecipato a questa Paralimpiade. Ovviamente io non ho una preparazione ottimale e, anche se mi sono resa disponibile, mi dispiace lo stesso poiché con una forma fisica migliore probabilmente avremmo potuto fare meglio. Io per la preparazione che ho più di questo non potevo dare, però ho imparato molto e torno a casa più ricca, con un’esperienza positiva e con un bagaglio di insegnamenti che ho ricevuto soprattutto dal timoniere il quale oltre ad essere stato un maestro nel suo ruolo è stato per me un maestro di vita”.

Ed è proprio il “maestro di vita” Giuseppe “Peppiniello” Di Capua che interviene subito dopo Florinda dicendo che: “Solo negli ultimi tre mesi abbiamo preparato queste Paralimpiadi con questa formazione e questo è conosciuto da tutti. All’inizio di giugno, tra l’altro, non sapevamo nemmeno se c’era la possibilità di poter fare il quattro con per mancanza della componente femminile. In ogni modo ci siamo riusciti e con tanto sacrificio e applicazione da parte di tutti e quattro, tra cui Florinda che ha iniziato ad allenarsi per ultima con noi, a Valentina, a Luca e Tommaso. Siamo molto soddisfatti di quello che siamo riusciti a fare e di come, in poco tempo, siamo riusciti a prepararci poiché questi atleti sono stati in grado di dare il massimo sia dal punto di vista fisico che mentale e per questo sono onorato, dopo tante gare e Olimpiadi cui ho partecipato, di far parte di questa squadra e del quattro con che ha avuto nell’allenatore Giovanni Santaniello un valido punto di riferimento e questa è una delle cose che mi ha soddisfatto molto. Sono davvero emozionato e contento, ed è una cosa che non mi succedeva da molto tempo, e per questo ringrazio tutti gli atleti che dando il massimo mentale hanno scoperto cosa significa lottare per il risultato raggiunto. Qualcuno potrà dire ‘ma è un decimo posto!’ Sì, è vero, ma per me è un decimo posto che, per come ci siamo arrivati, vale la vittoria”.

Tommaso Schettino, il numero tre, sintetizza ancora meglio quello che è lo stato d’animo suo e dei suoi compagni ipotizzando anche il futuro di questa specialità paralimpica: “Questo per me è sempre un risultato paralimpico, ma non mi appaga per il lavoro che ho svolto per arrivarci. Questo può essere considerato un buon punto di partenza, un equipaggio su cui si può lavorare, ma personalmente non posso sentirmi appagato perché ora ho tanta amarezza. È da poco che lavoriamo tutti e cinque insieme e questi tre mille metri che abbiamo fatto qui a Rio sono state le prime gare internazionali fatte con questa formazione ed ho visto che la barca migliorava ad ogni percorso ed è stata anche davanti agli avversari nelle prime frazioni, poi però il ritmo e l’assieme degli altri facevano la differenza e in noi s’è vista invece questa mancanza. Quindi ora c’è tanta amarezza per il risultato ma anche fiducia per il futuro perché siamo un buon equipaggio e siamo stati seguiti bene, crediamo nel lavoro che svolgiamo quotidianamente e, quindi, non è un punto di arrivo ma un punto di partenza per il futuro di questa specialità”.

A chiudere la serie di interviste abbiamo voluto sentire anche il tecnico di riferimento chiamato più volte in causa, in maniera positiva, dai componenti del quattro con. A tal proposito Giovanni Santaniello ha rimarcato dicendo che: “Tra alterne vicende, oramai note a tutti, abbiamo potuto preparare questa barca in meno di tre mesi, questo poco tempo a disposizione ci ha penalizzato molto. Nel momento in cui è emersa la necessità di trovare soluzioni per la componente femminile della barca le abbiamo cercate e, alla fine, la formazione migliore che ne è scaturita è questa che ha affrontato le Paralimpiadi mettendoci tanto cuore e tanta volontà nel voler fare bene, ma evidentemente tutto questo non è bastato. Il poco tempo a disposizione, e l’allenamento che abbiamo potuto sviluppare in meno di tre mesi, non ci ha permesso di poter affrontare adeguatamente una Paralimpiade di così alto livello”.