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I quattro moschettieri dell’Italia che invece della spada pungono in  leggerezza con i remi

martedì 9 Agosto 2016

I quattro moschettieri dell’Italia che invece della spada pungono in  leggerezza con i remi

RIO DE JANEIRO, 09 agosto 2016 – Una formazione speciale e spettacolare, quella del quattro senza pesi leggeri, che oggi ha dimostrato ancora una volta di non stare alla finestra a guardare e né tantomeno ad attendere che gli altri facciano la prima mossa. Sempre primi fino alla fine e sempre in attacco, come quattro moschettieri, appunto, pronti a darsi manforte ma anche a spingersi sempre oltre. Questi sono Stefano Oppo, Martino Goretti, Livio la Padula e Pietro Willy Ruta, il capovoga che, dopo la gara, si è dovuto riprendere dallo sforzo ed è proprio lui che ci dice: “E’ stata una gara molto combattuta e alta di colpi, ma riuscivamo a prenderla agile e in maniera reattiva. Un ritmo elevato ma nel mio modo di portare la barca ai miei compagni consentivo anche di poter respirare anche perché dovevamo arrivare agli ultimi 500 metri e aumentare ancora di più il ritmo e cosi è stato. In una regata olimpica devi stare sempre in testa, un passo avanti agli altri se possibile, e avere un po’ di riserva per chiudere nel migliore dei modi e cosi è stato. Sono stanco ma felice”.

Una formazione che si è messa alle spalle una Nuova Zelanda che si è imposta in tutte e due le prove di Coppa del Mondo a cui aveva partecipato ed a Rio è apparsa ulteriormente rinforzata grazie all’aggiunta del campione del mondo 2009 in doppio Pesi Leggeri, Peter Taylor, che si è unito a James Lassche, Alistair Bond e James Hunter, ma in questa semifinale si è dovuta contentare di uno strettissimo terzo posto. Certo ancora niente di definitivo è stato realizzato dall’Italia, come ci dice Livio La Padula, però è un bell’inizio: “Abbiamo fatto la gara senza forzare troppo, ma la cosa che mi ha meravigliato è che quando c’erano le folate contro riuscivamo a mantenere la stessa velocità senza essere infastiditi più di tanto. Sono stato contento di questa semifinale, ho esultato un po’ ma ora testa in barca, come si dice, e concentrati perché la finale è un’altra cosa e qui sono tutti agguerriti. È un’Olimpiade, non è una gara qualunque, ma ancora non abbiamo fatto nulla, dobbiamo fare meglio nei prossimi giorni”.

La formazione più coriacea e imprevedibile però è stata la Francia di Solforosi, Baroukh, Colard e Raineau, vincitrice della medaglia di bronzo al mondiale casalingo di Aiguebelette 2015, che dopo il cedimento ai 1500 metri sul finale ha fatto una rimonta incredibile e si è piazzata subito alle spalle della barca azzurra che, come dice bene Martino Goretti, ha messo in atto una sua tattica: “Abbiamo copiato la tattica dei nostri avversari e cioè arrivare dal punto A al punto B il più veloce possibile. Detta così sembra una battuta ma è quello che stiamo cercando di fare e questo siamo riusciti a farlo grazie a Pietro (Ruta, ndr) che si mette li e macina colpi su colpi mantenendo un ritmo davvero eccezionale. Una caratteristica di Pietro che ci ha fatto fare il salto di qualità alla barca. Domani giornata di riposo e poi si riparte da zero perché è una finale olimpica e io non ne ho mai fatta una, ma sono convinto che i sei equipaggi che si troveranno ai blocchi di partenza saranno pronti a giocarsi tutto e noi vogliamo stare li e dare il massimo del massimo che abbiamo da dare”.

Una gara in cui abbiamo visto anche una Gran Bretagna, col secondo miglior tempo delle batterie a Rio e bronzo a Poznan nonché vice campionessa europea, rimanere fuori da una finale che, come la stessa Germania, ha cercato ma non ottenuto. A concludere la serie di interventi il forte prodiere oristanese, Stefano Oppo, che chiosa: “Sapevamo di essere buoni rispetto agli altri, certo non ci aspettavamo di esserlo così anche se alla fine gli avversari hanno cercato di rientrare ma siamo riusciti a controllare. Ora aspettiamo la finale consapevoli di essere tra i migliori equipaggi anche se nell’ultimo periodo c’è mancata proprio questa consapevolezza. Vediamo ora, riposo e concentrazione saranno il nostro pane”.