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Passione remiera sul Lago Maggiore, ricordando Francesco Rusconi  Clerici

martedì 19 Gennaio 2016

Passione remiera sul Lago Maggiore, ricordando Francesco Rusconi  Clerici

MILANO, 01 marzo 2016 – Il Verbano rappresenta da sempre, per le sue caratteristiche di navigabilità e la straordinaria cornice naturale che lo circonda, uno straordinario habitat per il canottaggio, sia come attività agonistica che per l’aspetto turistico. Warwick Marler, australiano, componente la Commissione Rowing for All della Federazione internazionale, che fu delegato della FISA al World Rowing Tour sul Lago Maggiore dello scorso settembre, concluse in termini entusiastici il suo saluto al presidente Luigi Manzo che con la Canottieri Luino e tutte le remiere del lago ne fu organizzatore: “sin dalla prima volta al Lago Maggiore sono stato colpito dalla bellezza e dalle meravigliose opportunità di canottaggio che offre al pari dei luoghi culturali presenti nei dintorni”.

Il Verbano che con le sue acque unisce canottieri piemontesi e lombardi, sin dalla nascita della Federazione italiana fu culla di eventi, ospitando a Stresa nel 1889 il primo Campionato italiano, ed a Pallanza l’anno successivo la seconda edizione. Nel dicembre 2006 la Canottieri Pallanza, celebrando il proprio centenario, organizzò il 3^ Meeting delle Società remiere centenarie – Unasci ed in quella occasione alla cena di gala conobbi l’architetto Francesco Rusconi Clerici venuto a illustrare l’iniziativa “Le Vie del Marmo” . Il progetto, promosso con l’Associazione Longalago, sviluppato assieme all’amico ing. Roberto Troubetzkoy, affascinati dal piacere di contribuire ad iniziative culturali e sportive legate al territorio, intendeva riportare la memoria all’antico percorso via acqua che dal lontano 1387 consentì il trasporto del marmo dalle cave di Candoglia, sul Toce, attraverso il Lago Maggiore, il Naviglio Grande e sui canali interni allora esistenti, a Milano sino alla Veneranda Fabbrica del Duomo. E dal Comitato Lombardia il presidente Antonio Bassi e dalla Canottieri Pallanza il presidente Alessandro Carelli accolsero con entusiasmo la notizia, fornendo informazioni organizzative e di appoggio per la realizzazione dell’evento, sia sul percorso che per l’arrivo alla Darsena di Milano. Iniziativa che negli anni fu sempre più apprezzata anche dagli enti locali per il particolare impegno dei partecipanti, la maggior parte vogatori non professionali e di ogni ceto.
E quindi il via alla prima edizione nel 2007, mentre nel decennale ciclo ci fu nel 2009 anche una discesa a remi dalla Valtellina a Milano, attraverso il Lago di Como, l’Adda e la Martesana e nel 2010 da Torino a Milano scendendo il Po fino a Pavia, risalendo poi il Naviglio Pavese.

Non si trattava di un semplice hobby, di un passatempo, ma l’evoluzione della crescente attenzione della Associazione Longalago ai problemi dell’importante bacino che negli anni stava subendo le conseguenze degli inquinamenti per l’incuria, in molti casi, di chi avrebbe dovuto amarlo. E nella cornice della Canottieri Pallanza Francesco Rusconi Clerici ritrovava amici ed appassionati ad un problema di vita non secondario. “Ho percepito, forse, la mia attenzione al lago fin da piccolo: sono nato a settanta metri dall’acqua e i suoi rumori e suoni hanno creato una sorta di affetto musicale. Per me l’acqua è fondamentale, ho iniziato ad andare in barca a cinque anni. Da ragazzo andavo a pescare nelle acque davanti al muraglione della villa che erano ricche di pesci, durante le vacanze estive. Da adulto l’attività professionale mi concedeva meno tempo, ma negli ultimi anni ho sentito il desiderio di trascorrere più tempo a Pallanza e di “mettere a posto il lago”. E’ il sunto di una intervista giornalistica che evidenzia il perché di tanta attenzione, sfociata anche nella realizzazione di libri, di cui l’ultimo e forse più importante è “Barche del Lago Maggiore”, un impegno di vari anni alla “ricerca del passato”, indagando metro a metro il periplo del lago, scoprendo vecchi cantieri e piccoli squeri con vecchie imbarcazioni. Un lavoro basilare alla valorizzazione di tutto e di quanti contribuirono alla crescita del territorio, inclusi anche richiami d’attenzione al canottaggio.

Ed è interessante nella ricostruzione storica del passato il richiamo alle prime gare tra il 1851 e il 1855 tra Intra e Pallanza, quando non appariva ancora traccia di canottaggio organizzato nei termini di oggi, quando nella scia degli entusiasmi per le “Naumachie” organizzate all’Arena di Milano le varie comunità lungo il lago offrivano ai villeggianti spettacolari eventi remieri. E ricorda: “Nel 1855 fu organizzata a Meina una regata alla quale presenziò la duchessa di Genova attorniata dall’aristocrazia piemontese e lombarda e da molte personalità che villeggiavano sul lago, fra le quali Antonio Rosmini e Alessandro Manzoni”. E ciò che avvince in questo “ricco” libro è anche la moltitudine di immagini d’epoca (con dettagliate citazioni dei cantieri costruttori delle imbarcazioni e dei protagonisti alla voga. Ed anche (pag. 181) una straordinaria imbarcazione a 10 vogatori di coppia (in piedi): “1880 – Vedetta della Regia Finanza a 10 vogatori di coppia, sicuramente la barca più veloce del lago a quell’epoca” (e nel testo fa anche riferimento alle attività dei contrabbandieri sui due laghi di confine Verbano e Lario.

Un libro decisamente importante, che racconta l’evoluzione storico-economica della regione, portandoci ad apprezzare aspetti di vita che significavano sacrifici ma anche importanti valori morali.
La sua indagine non si limitava alla superficie: “Nel lago non ci sono più pesci. Sotto il mio muraglione, dove prima ce n’erano centinaia, ora passano solo cavedani solitari. Nel Golfo Borromeo non ci sono più piante acquatiche. Nessuno lo sapeva spiegare, nemmeno il CNR che è la massima autorità per questo tipo di studi. Ho monitorato io stesso insieme a un gruppo di volontari lo stato della flora dell’intero lago percorrendo i 170 chilometri delle sponde a nuoto in diciannove tappe. Le piante acquatiche ricominciano a Oggebio, ad Ascona sono rigogliosissime e vi nuotano carpe e lucci. A Sesto Calende c’è un bosco di piante acquatiche, con tinche da almeno tre chili”.

Purtroppo nel recente mese di gennaio Francesco Rusconi Clerici è scomparso, a 69 anni vinto da un male terribile ed è un peccato non abbia avuto il tempo di completare tutti i progetti ai quali aveva pensato. Ed è rilevante che anche lo scorso anno, a maggio, abbia voluto sviluppare la “sua” discesa aggiungendo un’appendice: all’arrivo in Darsena a Milano delle “vikinge”, le Church Boat
finlandesi, ci fu un passaggio di testimone alla “flottiglia” del Cus Canottieri San Cristoforo Milano che poi avrebbe disceso Ticino e Po per partecipare alla Vogalonga a Venezia. Un piccolo cubo di marmo di Candoglia, come quelli che dalle prime edizioni venivano consegnati alle autorità milanesi quale simbolico ricordo di quanti nel lontano 1300 si impegnarono a realizzare il tempio emblema della città. E lo stesso presidente della San Cristoforo Sergio Passetti ricorda con commozione “quel momento rappresentava per Francesco Rusconi Clerici anche la grande gioia di avere transitato per primi, all’inaugurazione, la rinnovata conca del Panperduto, entrando dal Ticino nel Naviglio, così da sviluppare quella idea da sempre caldeggiata di una connessione fluviale Locarno, Milano, Venezia”.

Ferruccio Calegari

Nelle immagini: Francesco Rusconi Clerici; l’arch. Rusconi a Pallanza, stringe la mano dell’allora presidente Alessandro Carelli; Francesco Rusconi Clerici (in voga); in voga a Trezzo durante la discesa dell’Adda nel 2009; Arrivo in Darsena a Milano di una delle vikinge del gruppo; Il passaggio del testimone dall’arch. Clerici a Ivana Babic (S. Cristoforo) – assiste Sergio Passetti; Avventure d’acqua dolce, in cui l’arch. Rusconi Clerici riporta sia il diario della prima discesa discesa La Via del Marmo, che quello della grande nuotata nel periplo del lago Maggiore