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Lo sport italiano piange la scomparsa di Carlo Vittori, Maestro dello  sprint italiano

domenica 27 Dicembre 2015

Lo sport italiano piange la scomparsa di Carlo Vittori, Maestro dello  sprint italiano

ROMA, 27 dicembre 2015 Lo sport italiano è in lutto. E’ morto nella sua Ascoli Piceno, il prof. Carlo Vittori. Maestro dello sprint tricolore, Vittori legò il proprio nome in particolare a quello di Pietro Mennea. Insieme al velocista di Barletta aveva formato uno straordinario rapporto tra caratteri forti, un binomio tecnico-atleta che tanti successi ha regalato allo sport italiano. Il suo nome era anche legato alla Centro di Preparazione Olimpica Bruno Zauli di Formia dove per anni ha plasmato i suoi campioni e dove è tornato l’ultima volta il 23 novembre scorso in occasione delle celebrazioni del 60° anniversario della fondazione. Una settimana dopo ha partecipato alla premiazione dei Concorsi Letterari e Giornalistici del CONI dove ha ricevuto ancora un altro riconoscimento il primo premio della sezione Tecnica con l’ultima sua fatica “Nervi e Cuore saldi”. Un saggio più che un volume di tecnica dove fin dal titolo è messa in evidenza la sua filosofia dell’allenamento dove gioca un ruolo fondamentale la motivazione al sacrificio che duro allenamento comporta.

Nato ad Ascoli Piceno il 10 marzo del 1931, si era affermato in gioventù come sprinter, arrivando a vestire la maglia azzurra per otto volte, tra il 1951 e il 1954 (nel 1952, anche la partecipazione ai Giochi di Helsinki); ma solo successivamente, a bordo pista, nel ruolo di allenatore, il professore contribuì a scrivere pagine memorabili per la velocità italiana. L’approccio metodologico innovativo, il rigore applicativo, avevano bisogno di un interprete: il cerchio si chiuse all’inizio degli anni ’70, quando Vittori prese in mano il talento di Pietro Mennea, elevandolo all’ennesima potenza sportiva. Tanto crebbe Mennea sotto la guida di Vittori, tanto crebbe il prof nella sua conoscenza della materia, in un’evoluzione che rese entrambi pilastri di una vera e propria scuola italiana della velocità internazionalmente riconosciuta.

Tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80 la sua esperienza si tramutò in un’età dell’oro per l’atletica azzurra. Oltre agli straordinari successi di Pietro Mennea (il primato mondiale dei 200 di Messico 1979, l’oro olimpico di Mosca 1980, solo per ricordare i due momenti più alti) arrivarono la medaglia d’argento mondiale della staffetta 4×100 a Helsinki 1983, con il quartetto azzurro (Tilli, Simionato, Pavoni, Mennea) incastrato tra Stati Uniti di Carl Lewis e le maglie rosse dell’Unione Sovietica, le due superpotenze, anche sportive, dell’epoca. Prodigo anche dal punto di vista letterario, decine di studenti-tecnici si sono formati sui testi firmati da Carlo Vittori, portando poi quella conoscenza, quella competenza, in tutto lo sport italiano (lo stesso Vittori, in una delle fasi della sua vita, si dedico agli sport “altri”, rimettendo in piedi, sportivamente parlando, per fare l’esempio più noto, un promettente ragazzo della primavera della Fiorentina reduce da un calvario chirurgico: Roberto Baggio). Tutto lo sport italiano oggi ha perso una colonna. Ai familiari, si stringono oggi tutti coloro che ne fanno parte. (Fonte CONI)