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I riconoscimenti del CONI ai campioni del canottaggio

martedì 17 Novembre 2015

I riconoscimenti del CONI ai campioni del canottaggio

Campioni di ieri e di oggi e un pensiero a “Rio 2016”, tra un mese a Roma festa per le glorie del canottaggio

ROMA, 17 novembre 2015 I giovani canottieri hanno molte occasioni per imparare dall’esperienza degli anziani ai quali non è mai mancata la pazienza nel fare, e ovviamente la fiducia. Nel 1948 il quattro senza timoniere della Moto Guzzi, con ai remi i poco più che ventenni Giuseppe Moioli, Elio Morille, Giovanni Invernizzi e Franco Faggi conquistò il primato olimpico nella splendida cornice di Henley. Le quattro magliette rosse di Mandello offrirono in maglia azzurra una entusiasmante prova che, assieme ai risultati di altri campioni nel difficile momento del dopoguerra, portò al tripudio la gioia di quanti da casa attendevano il risultato degli azzurri, e rientrarono poi nei ranghi della normalità quotidiana. Col premio olimpico arrivarono altri riconoscimenti e poi il loro percorso ebbe sviluppi importanti, altre affermazioni, altri successi in altre barche. Altri campioni ne seguirono la scia, in campo nazionale e internazionale, riportando le prue azzurre a superare i più importanti traguardi e parecchie barche furono ancora vittoriose nelle competizioni olimpiche. Ancora oggi, in occasioni speciali, Franco Faggi esibisce il “prezioso” riconoscimento ricevuto dalla Federazione Italiana Canottaggio, un orologio d’oro con incisa una dedica che entrò a far parte dei suoi cimeli sportivi. Erano momenti non facili e quindi il Coni e le Federazioni erano attenti nella definizione dei premi per i campioni e il massimo riconoscimento del CONI fu la Medaglia d’oro al valore atletico, mentre dal Capo dello Stato ricevettero la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di San Giorgio di Antiochia e di San Marco.

In seguito i tempi sono cambiati ed anche certi premi hanno avuto una lievitazione di concretezza e di valori. E poi il CONI ritenne di valorizzare i riconoscimenti a società e campioni e nel 1995 istituì il Collare d’Oro a premiare i meriti delle società sportive centenarie e gli azzurri vincitori dell’oro olimpico o mondiale. Un passo avanti importante, ma se nel percorso dei riconoscimenti alle società avanzando gli anni più opportunità c’erano di superare il secolo, per i campioni in attività il riconoscimento scattava soltanto dai risultati di quell’anno, includendo sia i traguardi olimpici che quelli dei campionati mondiali.

Tra l’altro proprio al primo anno, imponendosi al Mondiali 1995 di Tampere, numerosi azzurri ebbero l’onore del Collare d’Oro: quattro senza (Molea, Dei Rossi, Leonardo, C. Mornati), quattro di coppia (Paradiso, Corona, Galtarossa, A. Sartori), quattro senza pesi leggeri (Re, Pettinari, Zasio, Gaddi).
Poi la struttura dei riconoscimenti ebbe il suo sviluppo operativo e secondo regola un campione che avesse ricevuto il Collare d’Oro quale primo tra i titoli previsti, in successiva circostanza avrebbe ricevuto un diploma di riferimento, perché a tutti gli effetti il “collare rappresenta un unicum”.
Nel 1996 ad Atlanta si registrò il grande risultato del doppio (A. Abbagnale e D. Tizzano) a seguito del quale scattò il riconoscimento del collare, mentre per il 2000 a Sydney con il successo del quattro di coppia (A. Abbagnale, A. Sartori, R. Galtarossa e S. Raineri) il Collare fu assegnato al solo Raineri in quanto gli altri l’avevano già ricevuto.

Con la recente istituzione della “hall of fame” dello sport italiano al Foro Italico, che onora i campioni del passato, probabilmente è emerso che i grandi campioni olimpici antecedenti al 1995 forse erano stati un po’ trascurati ed ecco quindi la decisione promossa dal presidente Malagò di onorare col massimo riconoscimento del CONI almeno i superstiti ori olimpici.
Quella del prossimo dicembre sarà una cerimonia che resterà incisa tra i ricordi di eccellenza dei campioni dei vari sport, ma certamente per i canottieri avrà un grande significato: in primis saranno premiati i protagonisti dell’esaltante risultato ai Mondiali di quest’anno ad Aiguebelette nel quattro senza (Matteo Castaldo, Marco Di Costanzo, Matteo Lodo, Giuseppe Vicino), a distanza di vent’anni dal risultato mondiale di Tampere, e pass olimpico. E subito dopo, importante correlazione tra passioni personali e valori organizzativi, la Canottieri Mincio di Mantova, una delle più antiche società della Lombardia, fondata nel 1883. Ma se per i campioni è valore importante l’ambito di allenamento alle gare, è altrettanto importante anche la funzione del tecnico che li guida ed in questa occasione al dott. Giuseppe La Mura, direttore tecnico della Federazione Canottaggio, sarà meritatamente consegnata la “Palma d’Oro al Merito Tecnico”.

Poi la successione dei riconoscimenti ai superstiti delle Olimpiadi di Londra 1948 nel quattro senza Giuseppe Moioli e Franco Faggi, equipaggio “tutto” Moto Guzzi evidenziano a Mandello (completato dai compianti Giovanni Invernizzi e Elio Morille), seguiti dai protagonisti del quattro con a Melbourne 1956 Romano Sgheiz, Angelo Vanzin e Ivo Stefanoni anche questo “tutto” Moto Guzzi (completato dai compianti Franco Trincavelli e Alberto Winkler). E cronologicamente un altro equipaggio d’epoca, il due con timoniere che al Messico (1968) tenne accesa la tensione in una gara combattuta sino al filo di traguardo, ma della formazione a Roma ci saranno soltanto il capovoga Primo Baran ed il timoniere Bruno Cipolla (allora del Dopolavoro Ferroviario di Treviso, in gara con il concittadino oggi scomparso Renzo Sambo degli Ospedalieri Treviso).

Il “due con” era una barca importante, potremmo dire mitica, fin dagli inizi della storia remiera tra le barche di maggiore apprezzamento, ma che per esigenze di ristrutturazione organizzativa dei Giochi olimpici fu eliminato dalla programmazione. Per alcuni quadrienni fu tra le specialità di vertice in campo internazionale tant’è che nell’ arco delle fasi storiche del canottaggio fu assai apprezzato uno dei grandi equipaggi del canottaggio azzurro. Un equipaggio simbolo, che dopo il titolo olimpico a Los Angeles nel 1964 ritornò sulla linea del primato nel 1988 a Seul, rivincendo la gara del “due con” (Giuseppe e Carmine Abbagnale, tim. Peppiniello Di Capua) e fu accompagnato in telecronaca dalle ultime famose battute di Giampiero Galeazzi “Andiamo a vincere” quasi a voler spingere negli ultimi metri la barca azzurra sul traguardo. E qualcuno in occasione dell’incontro alla cerimonia al CONI magari suggerirà ai tre attori “Avanti, andiamo a riprenderci il premio che la storia sportiva ci dedica” e certamente anche in seguito le loro imprese saranno ricordate nella storia dello sport.
Come saranno ricordate anche quelle di Gianluca Farina (Eridanea) e Piero Poli (Moto Guzzi) che sullo straordinario quattro di coppia (assieme ad A. Abbagnale e D. Tizzano) realizzarono a Seoul nel 1988 il grande exploit davanti a Norvegia e Germania Est.

Ferruccio Calegari