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20 anni dopo, stesso risultato, stesse sensazioni, e uno sguardo  al futuro: intervista a Carlo Mornati

domenica 6 Settembre 2015

20 anni dopo, stesso risultato, stesse sensazioni, e uno sguardo  al futuro: intervista a Carlo Mornati

AIGUEBELETTE, 06 settembre 2015 – Ha accompagnato il Presidente del CONI Giovanni Malagò ad Aiguebelette per seguire le finali del sabato, che hanno visto gli azzurri trionfare nella sua barca, il quattro senza Senior maschile, venti anni esatti dopo l’ultimo successo italiano, di cui fu protagonista. Poi è rimasto al seguito della spedizione azzurra per tifare anche nelle finali di domenica quei colori che un tempo vestiva come seconda pelle , mentre il numero uno dello sport italiano è volato a Monza per il Gran Premio di Formula1. Carlo Mornati, 43 anni, oggi è Direttore della Preparazione Olimpica del CONI, dopo una vita in barca durante la quale ha conquistato tra tanti successi un argento olimpico e due titoli mondiali, guarda caso su quel quattro senza che ieri tanto lustro ha dato all’Italia del remo.

Carlo Mornati, quali emozioni hai provato nel vedere il successo dei quattro azzurri a vent’anni dalla tua vittoria a Tampere? “E’ stato bello assistere dal vivo a questa vittoria, sono stato fortunato. Ho provato una bella emozione venti anni dopo, anche se il modo in cui hanno vinto, più che il successo del 1995 mi ha ricordato la vittoria di Indianapolis dell’anno precedente. Comunque ci sono delle similitudini tra i protagonisti di ieri e quelli di venti anni fa: anche noi avevamo un’ossatura napoletana con la presenza di Leonardo e Molea, anche noi eravamo tutti molto giovani eccetto Molea che era già più esperto, oggi come venti anni fa l’allenatore della barca è Andrea Coppola. Le due situazioni si somigliano”.

Cosa hai detto ai ragazzi dopo la vittoria? “Gli ho fatto i complimenti, raccomandandogli che si godano il momento. Nel canottaggio non c’è abbastanza tempo per gustarsi le imprese, perché le gare e la preparazione per gli eventi successivi si susseguono molto freneticamente”. Come hai trovato l’ambiente azzurro in questi due giorni nei quali ti ci sei trovato in contatto? Trovi che la preparazione per questo Mondiale abbia dato i frutti sperati? “Sono stato troppo poco con la squadra per capire che aria si respira nell’ambiente, ma penso di poter definire positivo questo Mondiale e, di conseguenza, la preparazione che lo ha preceduto. Non è banale vincere una medaglia d’oro nel quattro senza Senior maschile, per di più quando è dal 1998 che non sali sul gradino più alto del podio nelle specialità assolute maschili. Sono state qualificate barche importanti, l’otto è tornato in finale dopo anni a giocarsi le proprie carte per i Giochi quindi è stato un ottimo mondiale di qualificazione. Il canottaggio italiano ha un movimento vivo e promettente. Tre quarti del quattro senza iridato sono poco più che ventenni, il doppio è stato qualificato da un ragazzino di 18 anni, ai Mondiali Junior vinciamo sempre molte medaglie, anche tra le donne, vedi il risultato dell’otto a Rio. Quindi la materia prima c’è, e questo aumenta le responsabilità dei tecnici. Spesso lo sport italiano si lamenta che non ci sono abbastanza atleti di valore su cui lavorare, ma non è il caso del canottaggio”.

Carlo, cosa ti aspetti dall’ultimo anno di preparazione nel canottaggio prima delle Olimpiadi? “Non solo dal canottaggio, ma da tutti gli sport olimpici mi aspetto che capiscano che siamo al rush finale, e che tutti gli interventi, chirurgici, devono essere finalizzati su Rio de Janeiro. Manca un anno, il tempo della semina è finito, adesso dobbiamo raccogliere”.