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Gli 86 anni della Canottieri Moto Guzzi, la leggenda scritta sull’acqua

sabato 25 Aprile 2015

Gli 86 anni della Canottieri Moto Guzzi, la leggenda scritta sull’acqua

MILANO, 25 aprile 2015 – La Canottieri Moto Guzzi è indubbiamente uno dei capisaldi della storia remiera italiana, un sodalizio che grazie ai grandi uomini che l’hanno fatta crescere oggi è felicemente nel suo 86^ anno di vita. Di solito gli anniversari, i grandi eventi vengono ricordati e raccontati a multipli di “lustri”, e facciamo questo richiamo dopo i suoi 17 lustri abbinandolo ai 2 lustri dalla scomparsa del suo grande padrino, don Angelo Villa, che ci lasciò travolto dalla furia di un temporale nel dicembre 2004 sul suo amato lago d’Orta. E certamente nel corso degli anni l’amicizia del giovane sacerdote (consacrato nel 1954) e i canottieri avrà avuto anche effetti benefici nelle fasi di evoluzione sportiva dei campioni in maglia rossa, quando poteva capitare anche qualche défaillance temporanea. Ma don Angelo non era un semplice sacerdote, era una carica di entusiasmo e sapeva trasmettere la sua passione, sì da riportare alla strada del successo anche chi si ritrovasse in momentanea crisi di identità.
Lo spunto a questi ricordi nasce dal ritrovamento di un gradevole libriccino scritto da don Angelo in occasione dei periodici raduni con i “suoi” canottieri, le “sue” vecchie glorie, che poi si scopre non erano soltanto i campioni in maglia rossa ed a parte il fatto che in seguito riuscì ad incanalare la sua passione remiera nella fondazione della Canottieri Lago d’Orta, ufficializzata nel 1962, un’altra delle sue monumentali iniziative.
Il libriccino intitolato “La società canottieri Moto Guzzi” e di cui non abbiamo la precisa indicazione dell’anno, realizzato forse 30 anni fa: una pubblicazione simpatica e dinamica, di poche paginette e che riprendiamo anche per il valore dei ricordi che vi ritroviamo, al di là di qualche modesta imprecisione (la sua probabilmente è stata una stesura a braccio ed a volte qualcosa può perdersi, e nello sviluppo del testo abbiamo inserito qualche nota o richiamo).

Ferruccio Calegari


LA  SOCIETÀ CANOTTIERI MOTO GUZZI

Cari ragazzi, voglio farvi una piccola sorpresa. Siamo venuti a Mandello del Lario che è da tanti anni l’università del remo italiano e desidero raccontarvi la leggenda scritta sull’acqua da questi amici. Una leggenda che sembra un sogno come tutte le cose belle della vita che crediamo soltanto un sogno perché sono meravigliose.
Ci sono tanti patiti del motocross, della caccia, del ballo, delle bocce, del rally. Ci sono persino, per fortuna, i patiti dell’onestà, dell’altruismo, del lavoro. Io sono un patito dei remi e delle barche, oltre che di altre cose che riguardano l’Azienda in cui sono entrato, chiamato e volontario nello stesso tempo, 25 anni fa.
Pensate che nel ’54, quando celebrai la prima S. Messa nella mia Isola, scelsi come padrino uno dei più grandi capovoga che abbia espresso il canottaggio di tutti i tempi, Angelo Fioretti, n. 1 del “quattro con” e dell’ “otto” della Canottieri Varese. Terminata l’attività agonistica, il mio padrino fece l’allenatore federale e poi passò ad allenare le Guardie del Presidente della Repubblica, i Corazzieri. Ed io ero fedele al mio padrino, tanto che l’amico Zucchi ogni stagione mi rimproverava dolcemente di avere fatto il “tifo” per i corazzieri.
“Ma il cuore era incantato dalla saga dei diavoli rossi di Mandello. Altro che le mie piccole, piccole vittorie nelle regatine locali – a sedile fisso – sul mio lago!
“Non esiste società o circolo di canottaggio in Italia, e forse in Europa, che possa vantare un curriculum  glorioso come quello della Moto Guzzi, dalle cui officine, oltre ai bolidi rossi dominatori delle piste di tutto il mondo, sono usciti poco prima e poco dopo la seconda guerra mondiale anche i vogatori che tante volte hanno fatto salire il tricolore sul pennone più alto, sia alle Olimpiadi che ai Campionati Europei.
“Fondata nel 1930
(1), grazie all’interessamento degli sportivissimi dirigenti Parodi e Bonelli, la Società Canottieri Moto Guzzi ha scritto in questi 50 anni le pagine più belle del remo azzurro assieme alla Lario, alla Pullino, al Livorno, al Varese, alla Libertas di Capodistria, all’Aniene, alla Bucintoro di Venezia, ai Ferrovieri di Treviso, alla Falck di Dongo dell’amico Galli, alla Baldesio. Anche la Ignis ebbe Petri e Mosetti ed ora il fiore all’cchiello del “doppio” mondiale junior.

“Già nel ’39 s’imponeva all’attenzione degli sportivi un “quattro senza” che a Pallanza vinceva alla grande. Ai remi Valassi, Gaddi E., Gaddi A. e De Battista. I “guzzini” trionfarono pura nel “due senza” con Nilo De Battista e Gaddi N.
Nilo De Battista è l’attuale presidente della Canottieri Moto Guzzi, ha il figlio Marco che è campione assoluto per il ’79 ed è un uomo armato sempre  di bontà. Nel ’41 il “quattro senza” ritrova la via della vittoria e lo stesso grande equipaggio vince a Lugano, a Berlino e a Budapest battendo i fortissimi “armi” tedeschi ed elvetici.
“Nel ’42 solita vittoria del “quattro senza” ai campionati assoluti. Poi viene la baraonda e i remi non cantano più. E’ una legge brutta: quando brucia la stagione di Caino, lo sport non ha più voce, non scoppiano più i muscoli ma scoppiano le bombe.
“Finalmente suonano a festa le campane e gli uomini tornano a casa: quelli fortunati, perché molti sono rimasti per sempre sulla sabbia, nella neve, sepolti nella tomba immensa del mare. Torna la pace e tornano le barche, invecchiate perché la guerra fa invecchiare tutto e poi i soldi per comprare roba nuova sono pochi.
“Fa capolino un complesso che diverrà famosissimo, il “quattro con “ Moioli, Morille, Invernizzi, Faggi e timoniere l’allenatore Alippi, il grande Alippi, il padre delle più fulgide vittorie. Vincono i campionati dell’Alta Italia. La bassa Italia è presa da altre cose e non fa i campionati, con la storia un poco gonfiata del vento del nord i meridionali tengono gli scafi in darsena.
“L’anno dopo, nel ’46, Moioli e amici passano al “quattro senza” e vincono gli assoluti a Lecco, dove stavolta tutta l’Italia è in barca. Nel ’47, a Pallanza, Moioli, Morille, Invernizzi e Faggi sono tricolori e campioni d’Europa a Lucerna (sul Rotsee anche il mio padrino vince nell’otto l’alloro europeo).

“1948. A Londra ripigliano il cammino le Olimpiadi, i giochi della povertà. Non poveri di virtù atletiche e morali i partecipanti, ma poveri di tutto il resto, anche di calorie. Il quattro di Mandello conquista il lauro olimpico e si aggiudica la coppa Massaioli per la vittoria più significativa dell’annata. Il 1948 sarà sempre ricordato per il 18 aprile, per Bartali, per Consolini e per la Moto Guzzi.
“Lo stesso armo, nell’identica formazione, nel ’49 è campione d’Italia e campione d’Europa ad Amsterdam e la medesima prodezza si ripete nel ’50, dove vince la finale europea domenica pomeriggio e poi deve rivincerla al lunedì mattina perché un giudice di gara, che discende da Guglielmo Tell, dà i numeri. Ancora un titolo italiano nel ’51 e poi l’equipaggio denuncia i segni del declino. Fatto strano: a distanza di pochi mesi, le due barche più prestigiose d’Italia, l’otto del Varese e il quattro della Guzzi, si avviano verso il viale del tramonto. Si chiude un ciclo di voga.
“A Salò, nel ’52, di ritorno dalla Finlandia che ha visto il naufragio dei canottieri azzurri, ci si ritrova a rifondare il remo d’Italia. C’è anche la Marina Militare. Ma ci sono sopratutto quattro giovanissimi di Mandello Lario che suonano la diana della riscossa: il povero Carri, forte e deciso come un leone, Vanzin, Zucchi e Cantoni. Vincono il titolo nazionale. E l’anno dopo la Guzzi e Alippi tentano la barca regina, l’ “otto”. Si fondono gli anziani e i giovani e la conquista del campionato italiano è cosa fatta. Castelgandolfo sembra un lago che porta buono ai mandellesi: vincono pure nel “due senza” coi due Marcelli e con gli juniores nel “quattro con”. Così si torna a casa col trofeo Buenos Aires.
“Nel ’54 Angelo Alippi forgia un nuovo equipaggio degno del titolo continentale.Infatti i “tulipani” di Amsterdam applaudono la splendida vittoria dei diavoli rossi con l’armo formato da Moioli, Zucchi, Carri, Cantoni. Nel 1956 la Canottieri conquista il titolo europeo del “quattro senza timoniere” a Bled, un lago jugoslavo che ricorda sotto diversi aspetti il nostro lago d’Orta, nella formazione Moioli, Cantoni, Zucchi, Marcelli e arriva nel contempo alla medaglia di bronzo il “quattro senza” dei giovani Trincavelli, Winkler, Vanzin, Sgheiz Romano, timoniere Stefanoni.
“Sempre nel ’56, in autunno, si va in Australia per le Olimpiadi. Favorito per la medaglia d’oro è il “quattro” di Moioli e invece Trincavelli, Winkler, Vanzin e Sgheiz tim. Stefanoni appuntano il lauro olimpico sulla loro barca dopo una gara magistrale per senso tattico e potenza.

“Negli anni 1957 e 1958, rispettivamente a Duisburg e a Poznan, la Moto Guzzi riporta due clamorose vittorie nell’ “otto” suscitando ammirazione  ed invidia tra le altre nazioni europee ed extra europee: nel bacino di Wedau Alippi presenta un “otto” composto da Trincavelli, Winkler, Cantoni, Vanzin, Borgnolo, Zucchi, Marcelli, Sgheiz R., tim. Stefanoni e si aggiudica il titolo europeo battendo la Russia, la Cecoslovacchia e la Germania. Stessa impresa l’anno seguente sul lago Malta in Polonia nella formazione Sgheiz R., Winkler, Balatti, Borgnolo, Gilardi, Cantoni, Zucchi, Moioli, tim. Stefanoni mette sotto nettamente Stati Uniti e Urss!
“Peccato che nel ’58 vien relegato in un angolo Trincavelli. Il fortissimo vogatore tornerà sulla prima barca della società, la forza sarà sempre la stessa ma qualcosa dentro di lui si è offuscato. Perché nel cuore di ogni campione sta accesa una fiamma misteriosa che spinge alla vittoria. E basta un nulla a spegnere tale fiamma. Nessuna polemica, per carità, solo una constatazione. Quante piccole lacerazioni capitano nella vita e dolorosamente gli esiti negativi sono grossi. “L’Olimpiade di Roma vede ancora un armo della Moto Guzzi eccellere. A dir tutta tonda la verità, ero quasi sicuro che gli amici di Mandello avrebbero fatto il tris d’oro, dopo Londra e Melbourne. E sarebbe andata proprio così se … prima non ci fosse stata la vampata abbagliante dei tedeschi mostri con la “rivoluzione” di Macon ’59.

“A voi, cari ragazzi, non interesseranno certe disquisizioni tecniche che paiono bizantinismi ma sta di fatto che il più forte “quattro con” che mai abbia avuto l’Italia, e forse l’Europa, (Sgheiz, Balatti, Zucchi, Trincavelli, tim. Stefanoni) si deve limitare alla medaglia di bronzo olimpica dietro la Germania ovest e la Francia, che per giungere seconda semifinalista  sui  remi dev’essere al completo portata in ambulanza al pronto soccorso.
“Nel ’61 sulle acque maestose della Moldava, in Cecoslovacchia, la Moto Guzzi fa ancora parlare di sé vincendo, insieme con la Marina Militare con la quale si è fusa,la gara più importante: quella dell’ “otto”. Zucchi era tornato in primavera a capovoga, aveva riassaporato il miele e il fuoco del primo carrello, dal quale un giorno era dovuto venir via perché gli altri non ce la facevano a seguirlo, lui il Giuàn, la più gloriosa bandiera del remo italiano di tutti i tempi. Poi arriva il Romano Sgheiz, un impasto straordinario di silenzio-roccia-generosità; Zucchi passa al n. 2 e l’ultima grande vittoria italiana nell’ “otto” entra nel Gotha Remiero. Per la storia l’equipaggio è composto da Sgheiz R., Zucchi, Viviani, Palese, Balatti, Gilardi, Brondi, Brunello, tim. Stefanoni, in cui la prima voga, la seconda, la quinta e la sesta più il timoniere appartengono alla società di Mandello.
(N.d.R. – A memoria dei lettori d’oggi ricordiamo che gli altri quattro vogatori a centro barca erano atleti della Marina Militare di Sabaudia e la realizzazione dell’equipaggio si concretizzò grazie all’azione dei dirigenti di Mariremo, ed in particolare dell’amm. A. Trallori, che realizzarono l’importante collaborazione con la Moto Guzzi e con l’allenatore Angelo ‘Galdin’ Alippi, con un tour preliminare (e di successo) sui campi di gara tedeschi prima di arrivare a Praga ed al grande trionfo azzurro. Ed a quel campionato il 4 con delle Fiamme Gialle, sodalizio che aveva fatto i muscoli anch’esso con la collaborazione della Moto Guzzi, fu terzo con Casalucci, Vertuccio, Ibba, Staiti, tim. Giorgianni. Un grande campionato che Gianni Brera, poeta della penna e dell’immaginifico, descrisse col titolo “Hic sunt colleones”  che avevano vinto “… il campionato mondiale: dico mondiale e non europeo, di canottaggio” [e sarebbe superfluo spiegarne il valore interpretativo per il graduale allargamento extra continentale che nel giro di un anno avrebbe portato alla disputa del primo campionato del mondo].
“Ora ricordiamo una cosettina, ragazzi: sulla Moldava nello stesso giorno trionfa un altro splendido armo lombardo, il “4 senza” della Falck di Dongo, capovoga il meraviglioso Renato Bosatta, due volte “argento” alle Olimpiadi (2).
“A Copenaghen nel ’63 c’è allenatore Moioli, Giuseppe Moioli di Olcio, con occhi strani fatti solo per scorgere il traguardo e la vittoria, con un volto rubato ai famosi e duri capitani di ventura lombardi, con una enorme forza fisica nascosta nei muscoli e nelle ossa. Per anni e anni parlare di Moioli significa dire: Moto Guzzi, significa: canottaggio italiano. Ora il Moieu non crea più la sinfonia in acqua ma la dirige, cronometro e binocolo in mano. Pertanto la barca tradizionale è medaglia d’argento nella formazione Sgheiz R., Balatti, Zucchi, Sgheiz L. (3). Qualche mese prima la pattuglia di Moioli, in un’ora esatta, s’era messa in tasca a Castelgandolfo due titoli assoluti, nel “quattro senza” e nell’ “otto”.
“Il ’64 è l’anno delle Olimpiadi a Tokio. Alippi porta la responsabilità tecnica della Federazione. Agli Europei di Amsterdam era giunta la medaglia di bronzo, anche se questa risuonava parecchio riduttiva al cospetto del valore dell’equipaggio; la forma fisica e morale viene intanto centellinata in vista della traversata del Pacifico. Tokio saluterà in un uragano di applausi lo scoppio atletico della bomba-Moto Guzzi, un’atomica buona s’intende, e invece dalle acque di Toda esce unicamente il … fungo del quinto posto.
(4)  Alippi si chiede come le Olimpiadi siano potute scivolar via dalle mani di ferro dei suoi ragazzi. La delusione è cocente. E gli dei se ne vanno. I fratelli Sgheiz (5), Zucchi, Balatti accarezzano i remi e scendono dalla barca. Basta.
“Si gira pagina, giungono in scena gli equipaggi militari, il “due con” di Treviso. Ma nel 1968 l’amico Galli imita Faust. Mette in barca a Domaso, dopo una preparazione da autentici forzati del remo, un mucchietto di anziani che avevano smesso di remare, va in Messico e per il classico pelo non vince le Olimpiadi. Raramente nello sport succedono i miracoli ma la spedizione azzurra sulle acque atzeche è già un miracolo palpabile e i fratelli Sgheiz ne sono una parte sostanziosa. Nel “quattro con timoniere” essi sono quarti insieme a Galante e Trivini, col timoniere Gottifredi.
“1972. Quando si vedono in giro i manifesti delle Olimpiadi di Monaco, tentano il varo di un “quattro”e Pietro Galli fa il possibile perché la barca cammini, sale al n. 1 il famoso Baran, arriva in rinforzo un pompiere di Trieste ma tutto è inutile: per far camminare le imbarcazioni occorrono gli HP della Guzzi, o in alternativa quelli della Falck di Bosatta e Crosta. Chi guarda agli anni settanta del canottaggio italiano malgrado gli sforzi della Fiat e dell’amico Cascone, non può certamente esaltarsi ed esultare: sembra che gli uomini sani e forti che prima saltavano in barca pieni di passione, siano svaniti nel nulla. Anche la Società Canottieri Moto Guzzi risente della carestia generale. In Italia Fioretti, Galli e Alippi sono etichettati come tecnici che hanno fatto il loro tempo . E persino dallo stabilimento di Mandello parecchi campioni se ne vanno e cercano lavoro più sicuro altrove, aiutati da amici sinceri. Non si tratta di far del male alla Società che ha procurato loro soddisfazioni e gloria, ma è unicamente il richiamo concreto della vita: lo sport è uno spazio assai importante ma non è tutto. Prima ci sono la famiglia e il lavoro. Moioli
(5) va  sempre giù alla Canottieri, dopo il “doppio” Scola-Cantoni che promette faville, altre formazioni mettono fuori la testa ma non durano. Finché un bel giorno la Società di Mandello si svincola dalla ditta s.p.a. Moto Guzzi, tiene solo il nome e gli impianti in riva al lago. Nilo De Battista si pone alla testa di un nuovo Consiglio, torna il segretario degli anni d’oro Fulvio Bonacina e la Moto Guzzi con quattro bei ragazzi trionfa ai campionati italiani assoluti del 1978.
“De Battista, Gaddi e Morganti, il loro piccolo timoniere e il biondo Alberti, sanremese che continua la tradizione dei Winkler e dei Borgnolo, aprono un album nuovo. A Morganti ora è subentrato Poli, un giovane gagliardo come pochi. Ci sarebbero da scrivere pagine e pagine degli uomini che hanno fatto grande la Società Canottieri Moto Guzzi: di Moioli che per uscire in orario ad allenarsi scendeva appeso al filo a sbalzo che serviva a calare la legna e il fieno; di Vanzin che in Australia per scommessa divorò una tale quantità di banane da lasciare allibiti gli spettatori; del calvario del povero Carri; degli appunti di Zucchi sul peso e l’altezza degli avversari, della sofferenza sempre di Zucchi che sulle tavole dei ritiri collegiali non poteva disporre del suo fiaschetto di nostranino ma trovava a disposizione un misero solitario bicchiere; del cuore balzano di Balatti – altro vogatore dall’animo limpido e dalla forza tremenda –; della “Topolino” di Zucchi ; delle imprese venatorie di Cantoni e Invernizzi.
“Ma come tutte le favole belle che non si esauriscono quando si chiude il libro, così queste paginette lasciano spazio a quella parte più valida e spessa che è scritta segretamente nei sacrifici e nelle rinunce di ogni giorno e che nel segreto e nel silenzio va riletta. Un’ultima noticina mi preme aggiungere: il presidente De Battista, il segretario Bonacina, l’allenatore Moioli e soprattutto Alberti, De Battista Marco, Gaddi e Poli e il loro timoniere daranno all’Italia presto un titolo europeo. E’ ora.

                                                                      Angelo Villa


 
(1) Gli equipaggi della Canottieri Moto Guzzi, allora Dopolavoro Aziendale, fecero la prima apparizione alla “Sagra del Remo” l’8 luglio 1929 all’Isola Comacina, sul lago di Como (ref. Gazzetta dello Sport del 9 luglio 1929), manifestazione dominata dalla U.S. Liernese, sodalizio ormai soltanto nei ricordi della storia remiera, tra i cui campioni emergevano il papà ed uno zio del futuro asso della Moto Guzzi, Giuseppe Moioli. Nella sua rievocazione Don Angelo Villa ne riferisce la fondazione al 1930, in effetti fu affiliata alla Federazione Lariana Canottaggio (a sedile fisso) l’ 11 luglio 1929, mentre l’affiliazione alla R. Federazione Italiana Canottaggio avvenne il 15 marzo 1931.
(2) Renato Bosatta, Tullio Baraglia, Giuseppe Galante e Giancarlo Crosta.
(3) Senza interferire nel percorso storico ricostruito da don Angelo e tanto più che in apertura dell’interessante libriccino la citava quale elemento del canottaggio lombardo vincente, ricordiamo che a Copenaghen la Canottieri Ignis, con i triestini Mario Petri e Paolo Mosetti, conquistò la medaglia d’oro nel “due senza timoniere”.
(4) Anche qui e col massimo rispetto per il pensiero di don Angelo, riteniamo opportuno ricordare – e tra l’altro anche i “falcketti” facevano pur parte delle sue amicizie remiere – che a Tokyo il “4 con timoniere” della Falck (Bosatta, Trivini, Galante, De Pedrina, timoniere Spinola) conquistò la medaglia d’argento. Ma il dispiacere del mancato podio della Moto Guzzi lo portò a trascurare tutto il resto.
(5) In breve tempo però ritroveremo Romano e Luciano Sgheiz nuovamente ai remi, con la casacca della Falck, in lizza per le successive Olimpiadi del Messico. E in quella circostanza il “2 con” trevigiano di Baran, Sambo e il tim. Cipolla conquistò la medaglia d’oro, mentre il “4 senza” della Falck (Bosatta, Baraglia, Conti Manzini e Albini) fu medaglia di bronzo. Ma vogliamo anche citare una curiosità storica: al terzo posto a precedere il “quattro con” della Falck troviamo la Svizzera, con cui lungo tutto il percorso furono sempre punta a punta ed il cui capovoga era Denis Oswald, che ricordiamo per molti anni e sino a poco tempo fa importante numero uno della F.I.S.A. la Federazione internazionale canottaggio.

Nelle immagini: 1 – ricevimento a Heidelberg: al centro l’amm. Trallori, che ha accanto la figlia che faceva da interprete per il tedesco, con accanto Ivo Stefanoni e Angelo Alippi, in terza fila dietro a Trallori si intravvede Mario Bovo. 2. – l’otto italiano 3 – La copertina de IL CANOTTAGGIO con i tre equipaggi protagonisti agli europei – 4 e 5 – Giuseppe Moioli a Gavirate e Pusiano